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La Zara che manca ai zaratini (L’Arena di Pola 30 gen)

di Mario Vesnaver

Preannunciata da una lettera del 30 novembre, mi è pervenuta nel periodo di Avvento del Santo Natale 2009 una straordinaria strenna da parte dell'Associazione Culturale «Amici della Dante Alighieri di Zara», operativa a Brescia. Trattasi di una copia del volume «ZARA – Una città tra storia e leggenda» a cura di Gino Bambara e Antonio (Tonci) Cepich, zaratini in esilio, edita in splendida veste tipografica su progetto della Vannini Editrice di Giussago (BS) – Stampa AGVA di Bagnolo Mella (BS) IIa edizione riveduta e ampliata. Una preziosa raccolta iconografica della vecchia Zara, la città dalmata che, come avverte il risvolto di copertina, «non esiste più, è scomparsa assieme alla sua popolazione, gli Zaratini di antica schiatta veneta. Alle distruzioni dal cielo s'era aggiunta la stagione torbida segnata dal sangue, una insensata pulizia etnica, si direbbe oggi: che altro fare, allora, se non andarsene per le vie del mondo e conservare intatte le proprie radici? Così è successo. Da allora agli esuli è dato soltanto giocare la partita della rievocazione: al tavolo dei sentimenti si sciolgono gli ormeggi e si fa rotta verso mete suggerite dall'affetto per la città. Così è stato e così continua ad essere». L'iconografia della memoria storica di Zara è stata ideata e realizzata dai due zaratini sopraccitati con la consulenza di Tommaso Ivanov, Ezio Biglino e Giorgio Giadrini. Nella presentazione dell'opera il Sindaco di Brescia, Paolo Corsini, ci fa conoscere da vicino i due ideatori, da decenni ben inseriti del tessuto sociale della «Leonessa d'Italia», esaltando le loro virtù civili, mo- rali e patriottiche. Gino Bambara, nato a Zara il 22 gennaio 1922, ex ufficiale di Fanteria del Regio Esercito Italiano, profugo dal 1946 a Mon-falcone e successivamente trasferitosi in Lombardia, insegnante liceale di storia e filosofia e dal 1971 preside sino al pensionamento. Uomo di lettere e di cultura dal vigoroso senso civico, consigliere comunale di Brescia nel decennio dal 1980 al 1990, promotore di mostre documentarie e autore di numerose pubblicazioni di didattica e filosofia ma – rileva il Sindaco – soprattutto di ricordi e testimonianze legate al periodo bellico ed alle vicende della sua terra di origine. L'altro coautore, Antonio Cepich, nato a Zara il 31 dicembre 1920, ex ufficiale del 3° Reggimento Bersaglieri, reduce dai lager tedeschi dove era stato internato dopo l'armistizio infausto dell'8 settembre 1943, era approdato nell'estate del

1945 a Brescia, dove erano affluiti numerosi profughi zaratini in fuga dalla loro martoriata città, occupata dalle armate slavo-comuniste fin dal 1944. A lui la Prefettura e la Diocesi di Brescia chiesero di organizzare i primi campi profughi in città e provincia. Compito che assolse con grande impegno ed efficacia e che in seguito continuò per oltre mezzo secolo come presidente del Comitato Provinciale bresciano dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente ed apprezzare la sua amicizia. L'Amministrazione Comunale gli conferì nel 2004, a riconoscimento della sua attività al servizio degli esuli e della stessa città, la massima onorificenza civica: la «Vittoria Alata». Purtroppo «Tonci» si è spento il 27 agosto 2007 alla soglia degli ottantasette anni senza poter vedere l'uscita del suo prezioso lavoro alla sua prima edizione.

Il volume, di oltre 200 pagine, è suddiviso in due parti. La prima riguarda la presentazione, la prefazione ed i ringraziamenti. La seconda, invece, quasi esclusivamente iconografica, è suddivisa in cinque capitoli che documentano visivamente la città di Zara con i suoi monumenti e la sua gente, sino alla sua distruzione, avvenuta ad opera dei bombardieri angloamericani con oltre cinquanta incursioni aeree susseguitesi dal 2 novembre 1943 al 31 ottobre 1944. Alcune di queste sono documentate nel libro, tratte da riprese fotografiche effettuate dagli incursori «alleati» e conservate negli archivi militari. Conclude l'opera una breve sintesi degli avvenimenti susseguitisi dall'infausto armistizio dell'8 settembre 1943 ai giorni nostri che amaramente così conclude: «ai zaratini ghe manca Zara, a Zara ghe manca i zaratini».

 

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