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La Voce di Rovigo – 190507 – Sessant’anni di silenzio

Lauretta Vignaga

ROVIGO – “La giornata del ricordo”, il dieci febbraio, il giorno che da quest’anno è stato dedicato alla memoria delle vittime delle persecuzioni e deportazione operate dai comunisti slavi in Istria e Dalmazia verso le comunità italiane, continua ad essere materia di discussione tra opposte posizioni politiche e civili.
     “Una tragedia che ha colpito cinque/sei mila nostri connazionali, ma la cifra reale potrebbe raggiungere quota diecimila, su cui sono calati sessant’anni di silenzio per cecità politica e connivenza internazionale” – come ha ricordato Mario Grassi del comitato provinciale di Padova dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia, invitato all’incontro del “Circolo” intitolato “Le radici del ricordo”: storia di una terra e del suo popolo.
      L’incontro, promosso dall’ “Associazione del buon Governo”, presieduta da Paolo Avezzù, cui ha partecipato anche l’onorevole Giuseppe Fini, si è   svolto l’altra sera nel Ridotto del Teatro Sociale, ed ha preso le mosse dalla polemica nata dagli  insegnanti e dal preside del liceo scientifico cittadino, “P. Paleocapa”, al ricevimento del cofanetto realizzato dalla Regione Veneto per  ricostruire e far conoscere agli alunni  un periodo storico troppo a lungo ignorato.
    L’iniziativa della Regione, considerata dagli operatori scolastici come indebita ingerenza nell’autonomia della scuola, è stata attuata, come ha spiegato il consigliere regionale Renzo Marangon, presente al Ridotto, in ottemperanza all’art. 3 della legge nazionale n° 92 del 30 marzo 2004 che ha istituito “Il giorno del ricordo”, in memoria delle vittime delle foibe.
     “La consegna del cofanetto – ha dichiarato Marangon – è stata sostanzialmente disattesa ma la presa di posizione degli insegnanti ha mosso la stampa e l’opinione pubblica, favorendone, comunque, la conoscenza”.
       Dal materiale diffuso dalla Regione ha preso l’avvio l’intervento di Lorenzo Maggi, archivista e studioso di storia contemporanea, presente come relatore assieme a Mario Grassi.
      “Una iniziativa meritoria – secondo Maggi – per il carattere didattico, l’approfondimento storico, il coinvolgimento delle associazioni dei profughi e dei sopravissuti, la denuncia dei diversi gradi di responsabilità tra le due parti, i comunisti slavi e i fascisti italiani, che la storiografia ufficiale non ha mai approfondito”.
        “A tutto questo si deve aggiungere la completa ignoranza di quanto avveniva nei campi di concentramento austriaci; le vicende tragiche delle popolazioni disseminate lungo il confine orientale, ricche di due millenni di storia italica, costrette ad abbandonare ogni cosa e fuggire nella madre patria, osteggiati e malvisti”.
        Ancora Mario Grassi parla delle pulizie etniche a Pola, Fiume, Zara; della perdita delle province di Trieste e Gorizia; della coraggiosa presa di posizione del presidente  Giorgio Napolitano nel denunciare, davanti al Parlamento, le colpe del nostro passato politico per ricucire la ferita ancora sanguinante di quelli che nei padri e in loro stessi hanno vissuto la tragedia dalmata e istriana. “Una riconciliazione che parte dalla verità – ha ricordato Grassi – dal recupero dei propri valori e ideali; superare il dolore, non dimenticare. Aiutateci a farlo!”
     A corollario dell’intervento di Maggi e Grassi è stato proiettato un video costruito con testimonianze di profughi e spezzoni di vecchi documentari che ha profondamente scosso chi, in sala, non conosceva i fatti e chi ne è stato testimone.
     Da sottolineare ancora l’annuncio dato dal prof, Flores Tovo, del liceo scientifico cittadino, di un imminente convegno che si terrà presso lo stesso istituto e coinvolgerà storici istriani e croati.  Un evento per cui si investiranno undici mila euro, mille cinquecento dei quali finanziati dal Comune.

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