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Il Piccolo – 190507 – Quale festa il 1.gennaio 2008?

Il parlamentare di An contesta l’accordo del sindaco con il collega di Lubiana per celebrare a Trieste la definitiva caduta del confine:

«Indennizzi agli esuli mai risolti»
Menia contro Dipiazza: non festeggerò la Slovenia

Così il vicepresidente dei deputati di Fini conferma la linea della destra cittadina, quella che il primo maggio 2004, mentre il sindaco berlusconiano brindava con il collega di Sesana Miroslav Klun all’arrivo di Lubiana a Bruxelles, vedeva il vicesindaco Paris Lippi (in veste di presidente di An, però) manifestare con Azione Giovani sotto la sede del consolato sloveno.
Oggi come tre anni fa. Menia premette: «Siamo tutti felici che l’Europa sia sempre più ampia e so che dal punto di vista economico tutto è utile». Ma «non mi chiedano di festeggiare». Perché «ci sono questioni che prescindono dai rapporti economici e civili». E allora, «io non andrò» a un evento «col sindaco di Lubiana quando c’è una parte della popolazione di Trieste cui viene detto ”non vi ridaremo nemmeno un mattone”», delle case che agli esuli istriani furono sottratte.
Ma se il nodo – ora europeo – sta nella «questione di riconoscimento della giustizia», non meno indigeste per Menia sono le parole spese da Dipiazza sul governatore Riccardo Illy che gli avrebbe dato «disponibilità» a organizzare una manifestazione, con eventuale spot per l’Euroregione. «Mi meraviglia che Dipiazza dica di avere concordato con Illy, potrebbe pensare di parlarne con altri»,
commenta. E l’Euroregione, che Menia trancia come «balla» del governatore: «Il sindaco ha approfondito il discorso? Sa che Illy sarà candidato tra un anno?», chiude Menia caustico.
Dallo stesso centrodestra intanto il senatore azzurro Roberto Antonione accoglie con grande favore la celebrazione di un «evento storico» come la caduta definitiva del confine che dal 2008 vedrà
aboliti anche i controlli sulle persone. Cerimonia sia, ma «celebrata in modo degno e alto», dice Antonione sottolineando come nel 2004 Gorizia ospitò una «cerimonia solenne», presenti – oltre allo stesso Antonione allora sottosegretario del governo Berlusconi – il primo ministro sloveno e Romano Prodi presidente della Commissione europea.
I beni abbandonati? «La caduta dei confini potrà superare anche una serie di divisioni create dalla guerra mondiale, e permetterà di affrontare questioni ancora aperte in un nuovo clima», dentro
l’Europa, risponde Antonione.
Intanto, «la festa? Mi sembra un’ottima idea», dice il sottosegretario agli Interni Ettore Rosato. Ma sono stati fatti dei passi per un eventuale coinvolgimento del governo nell’evento? «Dipiazza un paio di mesi fa mi aveva chiesto un intervento in questo senso e gli avevo assicurato che avremmo programmato insieme le cose. Ora leggo che sarà una festa delle due città, ma va bene anche così», risponde Rosato. Dicendosi «pronto a rispondere» a una eventuale nuova richiesta di coinvolgimento di Roma.
Quanto ai beni abbandonati, «io non sottovaluto il dramma dell’esodo, ma questo non c’entra nulla con una decisione assunta dall’Europa sulla caduta delle frontiere, Se allora vanno trovate le soluzioni per quanto attiene ai beni abbandonati, bisogna però guardare al futuro. Mi auguro che la
politica sappia mettere insieme le anime della città e trovare una sintesi positiva, altrimenti – chiude il sottosegretario – il mondo andrà avanti comunque e Trieste verrà semplicemente scavalcata».
«Finalmente si decide di festeggiare insieme, la capitale dello Stato vicino e il capoluogo della Regione, due città che distano meno di un’ora di auto tra loro», interviene il sottosegretario al Commercio estero Milos Budin. Che sottolinea come «il confine per decenni ha portato oggettivi svantaggi che lo Stato italiano ha dovuto compensare con Fondi e assistenze di vario tipo cercando di supplire a quello sviluppo che il confine impediva. Il processo di pacificazione che abbiamo in atto – e che sul piano politico deve ancora maturare – crea condizioni per una nuova collaborazione libera e  serena». Le questioni richiamate da Menia? «Dobbiamo festeggiare tutto quello che unisce. E poi, sul piano formale quelle questioni sono state risolte, anche se permangono con la Crozia». E sul piano sostanziale? «Più i rapporti tra Paesi sono distesi – chiude Budin – meglio si potranno
individuare le soluzioni per qualsiasi tipo di problema».

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