ANVGD_cover-post-no-img

La Voce del Popolo – 21.05.08 – Valle d’Istria: girovagando fra le antiche calli di San Zuian

di Roberto Palisca.

Valle, meravigliosa Valle. Amano ancora vantarsi, i vallesi doc, di quel detto latino che loro stessi hanno storpiato prendendosi beffa della millenaria e imperiale Roma. “Valle Caput Mundi, Roma secundis”, andavano dicendo un tempo gli abitanti di questa bella e pittoresca località dell’entroterra rovignese. La metropoli capitale d’Italia non può di certo soffrire paragoni assurdi. Ma se Valle la si paragona a tante altre località dell’Istria, questa piccola cittadina abbarbicata non su sette colli ma su un’altura di roccia carsica detta Mon Perin, ha anche lei di che vantarsi. Della bellezza dell’architettura del centro storico e di quella natura che lo circonda, dei preziosi antichi affreschi conservati in alcune chiese, dei rari e preziosi reperti scultorei di epoca carolingia scoperti anni or sono in un sito del circondario, finiti esposti anni fa, guarda caso, proprio a Roma ed oggi in mostra nella cripta della chiesa parrocchiale, dei rinvenimenti dei resti di fossili di dinosauro nelle immediate vicinanze dell’abitato.

Ma qual è la storia di Valle. Su un'altura di roccia carsica, raccontano i libri, gli antichi Illiri costruirono in un lontano passato un castelliere che dominava sulla fertile campagna circostante; nello stesso luogo, più tardi, i romani edificarono un loro castrum. Era detto Castrum Vallis. Con il passar dei secoli la località divenne un feudo del patriarca di Aquileia. Ai tempi di Venezia, nel 1332, il luogo si sviluppò intorno a Mon Perin, assumendo la pianta elittica che Valle ha mantenuto fino ai giorni nostri. Lo si nota immediatamente vedendo Valle dall’alto, da un aliante, da un deltaplano o da una mongolfiera. Lo si intuisce soltanto invece, dopo aver superato il maestoso fornice ad arco acuto che passa al di sotto del monumentale e immenso Palazzo Bembo, che era evidentemente un tempo una delle antiche porte del borgo, passeggiando per le vecchie e pittoresche calli del nucleo storico, che sembrano reggere a stento le possenti e antiche mura delle case che le fiancheggiano. Stradine che sembrano quasi girare intorno a un perno. E quel perno è ovviamente una grande chiesa: la parrocchiale che i vallesi hanno dedicato prima a Sant’Elena e poi a San Giuliano, che qui tutti chiamano San Zuian. Infatti, una delle vie principali della parte nuova dell’abitato porta proprio questo nome. Ma chi era costui?

Il Beato San Giuliano di Cesarello, patrono di Valle, era un francescano vissuto tra il 1343 e il 1349. Nella cripta sotterranea della chiesa parrocchiale di Valle si conserva tra l’altro, anche una vecchia urna di pietra della seconda metà dell'VIII secolo che contiene le reliquie del Santo. Questo pesante sarcofago decorato con degli elaborati ornamenti scultorei ad intreccio, venne deposto nella cripta ai tempi in cui fu consacrata la chiesa.

San Giuliano proveniva da una famiglia agiata e lasciò tutto per mettersi, libero da ogni vincolo, per prendere i voti. Si distinse per la perfetta osservanza della Regola francescana, secondo un austero regime di vita. Ordinato sacerdote, dotato di eminenti virtù – raccontano i libri di Chiesa – predicò in modo semplice per raggiungere il cuore di tutti. Alternò la vita contemplativa all'apostolato attivo. Viveva in povertà ma non mancava l'aiuto costante e generoso ai poveri. Morì in Istria nel convento di San Michele, in cui era vissuto tutta la vita. Da subito venerato come santo, il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi e fonte di celesti favori. Il convento di San Michele fu lasciato dai Frati Minori nel 1418. Nel 1564 il suo corpo subì un tentativo di furto da parte degli abitanti di Parenzo che volevano custodirlo nella loro chiesa. Secondo la tradizione, giunta a Valle, l'arca che conteneva le reliquie divenne pesantissima. Solo i Vallesi poterono portarla, tra feste e giubilo, nella propria Chiesa Collegiata. Dal 1477 Valle scelse il suo illustre concittadino come singolare Patrono, festeggiandolo sia religiosamente che civilmente. Il 26 febbraio del 1793 Pio VI concesse l'indulgenza plenaria a coloro che, con le dovute disposizioni, celebravano la sua festa. A nome del Beato nacque una Confraternita e venne intitolata una delle campane del campanile della Collegiata. Il culto, costante nei secoli, venne confermato da Pio X il 23 febbraio del 1910. È il primo santo istriano ad essere stato elevato agli onori degli altari. Le spoglie di San Giuliano Cesarèl di Valle, raccontano gli atti ecclesiastici, furono sistemate nella parrocchiale del posto dopo la sua morte e nel 1595 le sue spoglie vennero riposto con grande solennità in questo sarcofago che inizialmente trovò la sua sistemazione dietro l'altare maggiore. Nel 1755 però l'arca del Beato Giuliano fu trasferita su un nuovo altare appositamente costruito per accoglierla. Fino a quell’anno la parrocchiale di Valle veniva chiamata dalla popolazione del borgo chiesa di Santa Maria di Mon Perin. Secondo la tradizione questo nome deriverebbe da un’antica statuetta in legno trovata durante degli scavi presso il castello, che s’erge appunto sul monte detto Perino. Era una statuina della Vergine con Gesù Bambino che invece del globo e della croce portavano il triregno, particolare dal quale si dedusse che ciò fosse stato in connessione con la visita fatta a Valle da papa Alessandro III nel lontano 1177. Soltanto in seguito la chiesa venne dedicata a Santa Maria Elisabetta ed al Beato Giuliano Cesarello.

Tutt’oggi ogni vallese tiene molto alla festa patronale dedicata a San Giuliano che ricorre il 1.mo maggio. Tant’è che è diventata la Giornata del Comune. E per chi non è del luogo forse è proprio questa la giornata ideale per visitare Valle che in occasione del suo San Zuian rivive e si ripopola di gente. Persone che arrivano da ogni dove. Vallesi esuli, abitanti delle località limitrofe, gruppi folcloristici e complessi musicali e bandistici di altre cittadine dell’Istria, ospiti e invitati dall’estero. E da Piazza La Musa, lungo via San Zuian fino a Piazza Tomaso Bembo in quel giorno è tutto un via vai di gente. Rivive anche l’antico e maestoso Palazzo Bembo che per l’occasione apre le porte ormai tradizionalmente ai vallesi che indossano costumi medievali e salgono fino all’immenso balcone centrale del primo piano per sventolare le bandiere comunali e salutare gioiosamente tutta la gente che affolla la piazza sottostante in occasione dei festeggiamenti. Un rito che si è ripetuto anche quest’anno. Ricordatevene l’anno prossimo e il 1.mo maggio visitate la bella Valle. Credeteci, non ve ne pentirete.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.