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La Voce del Popolo – 160108 – Slovenia: xenofobia antitaliana

 

Il recente atto vandalico verificatosi a Pirano, che ha colpito la Scuola elementare italiana “Vincenzo e Diego de Castro”, è solo l’ultimo di una serie di fatti incresciosi registrati nel Capodistriano, ed in particolar modo nella città di Tartini. Qualche anno fa, a seguito dei ripetuti imbrattamenti della facciata dell’edificio che ospita la Biblioteca civica ed il Tribunale di Pirano, situato nella centrale Piazza Tartini, l’amministrazione comunale dovette intervenire installando un sistema di videosorveglianza nell’area interessata. Tale investimento sembra abbia giovato poiché da tempo non si notano più gli scarabocchi e le scritte fatti con lo spray. Il problema, quindi, è presente. Basti pensare poi agli ignoti che hanno coperto con la vernice nera i toponimi italiani delle insegne bilingui a Portorose e a Santa Lucia – è lecito dubitare che quegli atti siano soltanto una spacconata di qualche giovane, anche perché, finora, è stato colpito esclusivamente quanto identifica la presenza italiana sul territorio.
Se andiamo a ritroso nel tempo, osserviamo che negli ultimi anni è cresciuto un atteggiamento di malumore verso ciò che ha sapore italiano, e possiamo parlare pure di xenofobia, visto che una parte della popolazione – e non ne sono esenti nemmeno i giovani – manifesta un latente atteggiamento negativo verso chi è “diverso”, che talvolta sfocia anche esplicitamente. Rammentiamo a tale proposito la frase scritta su un edificio di Capodistria che tuonava con parole minacciose nei confronti di chi non è Sloveno. E le bandiere italiane, esposte nei giorni di festività, tolte e gettate per terra? Succede anche questo, e sovente non si sporge denuncia, ma non per questo dobbiamo fingere di non vedere e sapere.
Ma non finisce qui: i portali di discussione in rete, le lettere inviate ai giornali, i commenti che si leggono, trasudano di astio nei confronti degli Italiani, e in generale verso l’Italia. Quelle frasi non fanno testo, diranno taluni. Forse è anche vero, però quei ragionamenti sono l’espressione di una parte dell’opinione pubblica, e, quindi, non possono venir ignorati. La lingua italiana poi a certuni da “fastidio”, è inutile negarlo. Ci sono certamente gli Statuti ed i regolamenti che indicano l’italiano lingua paritetica assieme allo sloveno, e su questo non c’è nulla da ridire, il problema sussiste, invece, nell’applicazione del bilinguismo nella vita quotidiana. E poi ci sono gli sfottò dei giovani, che non lesinano con le offese quando sentono qualcuno parlare in italiano (magari un proprio coetaneo), gridando “talijanček” (“italianetto”) e, magari, “vai in Italia a parlare l’italiano”. Perciò tanti giovani connazionali non vogliono esprimersi in italiano in luogo pubblico, si vergognano e preferiscono l’uso dello sloveno, ormai pressoché dominante. Nelle scuole della maggioranza poco o nulla si apprende della presenza italiana autoctona in quest’area, mentre l’italiano viene insegnato solo come lingua straniera. L’educazione scolastica forgia un individuo, la situazione attuale, però, non giova certamente. La convivenza, parola tanto cara a non poche persone, non è un concetto astratto, e per attuarla ci vuole la buona volontà di tutti: si apprende in famiglia e tra i banchi di scuola e anche grazie ai mezzi di comunicazione, i quali, ci riferiamo a quelli della maggioranza, dovrebbero evitare di snobbare quanto viene fatto sul territorio da coloro che usano un altro codice linguistico.

Kristjan Knez

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