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La Voce del Popolo – 06.05.08 – Ritorno alle radici della fiumanità

FIUME – Il dialetto, una risorsa inestimabile da conservare, tutelare e trasmettere alle nuove generazioni. Anche perché in questa società “globale”, multiculturale e plurilinguistica, che sta progressivamente perdendo la propria identità, promuovere e mantenere “la lingua del popolo” significa riappropriarsi delle proprie radici identitarie e del bagaglio di valori che una società ha prodotto attraverso i secoli (chi non conosce il passato non può comprendere il presente e, soprattutto, non è destinato ad avere un futuro). La Società di studi fiumani a Roma – continuando a operare su una linea di impegno che l’ha vista riallacciare ufficialmente, prima fra le associazioni degli esuli, i contatti e gli scambi culturali con la comunità dei rimasti nel 1990 – ha voluto “tornare” culturalmente a Fiume un’altra volta (e si auspica lo faccia ancora tante altre) per consegnare, quasi simbolicamente, ai giovani della città odierna l’eredità preziosa custodita dall’idioma fiumano, che ha recuperato, aggiornato, integrato e raccolto in due pubblicazioni: “Come parlavamo” di Francesco Gottardi e “Il Nuovo Samani. Dizionario del dialetto fiumano” (comprensivo dello stradario di Fiume, anno 1939). I volumi sono stati presentati ieri nell’aula magna dell’ex Liceo italiano, oggi Scuola media superiore italiana.
Una sede che non poteva essere più adatta allo scopo, considerato che questa scuola è stata fortemente voluta dai cittadini fiumani per i propri figli, per istruirli ed educarli alla vita, nella lingua italiana. E se l’italiano è sempre stato la lingua ufficiale – tanto che alla cerimonia dell’inaugurazione del palazzo, nel gennaio di centoventi anni fa, l’inno dell’Impero austro-ungarico fu eseguito in italiano – nei corridoi dell’edificio si è sempre parlato il dialetto fiumano, come “premesso” dalla preside Ingrid Sever. Ringraziamenti alla Società di studi fiumani per aver promosso le due pubblicazioni e per la continuativa, proficua collaborazione. Presenti all’incontro i rappresentanti della Società – Amleto Ballarini, presidente, Marino Micich, segretario generale e Danilo Massagrande, conservatore dell’Archivio fiumano di Roma e consigliere della Società –, l’autore di “Come parlavamo”, Anna Coccioloni quale delegata del console italiano Fulvio Rustico – ha trasmesso il vivo compiacimento e l’apprezzamento del console per quest’iniziativa editoriale che rende fedelmente l’immagine di Fiume, crocevia di popoli, crogiolo di culture, di usi e di costumi –, la presidente della Comunità degli Italiani di Fiume Agnese Superina e il presidente del Comitato esecutivo dell’associazione di Palazzo Modello Roberto Palisca, il giornalista Gianfranco Miksa, una rappresentanza di studenti – le prime tre classi del ginnasio generale e del liceo scientifico-matematico, nonché la prima classe dell’indirizzo turistico-alberghiero – e di docenti della scuola, nonché diversi fiumani.
Gli interventi di Superina, Ballarini, Gottardi, Massagrande, Micich e Miksa hanno ribadito l’importanza del dialetto ai fini del mantenimento e del rafforzamento dell’identità culturale e linguistica italiana, ma pure la forza espressiva e le peculiari potenzialità comunicative del vernacolo. Fornita un’anticipazione, un antipasto delle due opere. Che dire? Vanno lette, assaporate come si fa con un buon vino, per (ri)scoprire nelle loro pagine tutti gli “aromi” del mondo fiumano: dalle sue parole antiche (oggi forse anche dimenticate) ai detti, ai proverbi, ai modi di dire – coloriti ed efficacissimi –, alle conte infantili, alle poesiole e cantilene, agli indovinelli, senza tralasciare le “brutte parole” e i “viz. “Come parlavamo” di Francesco Gottardi (edito a Roma lo scorso anno con il contributo del Governo italiano, ma uscito originariamente in allegato con il quindicinale dell’EDIT “Panorama”) è un intreccio di storia e memoria, avvincente e coinvolgente, come ha saputo esserlo l’autore nel raccontarlo di fronte a un pubblico attento e divertito. Il libro (che aggiorna e attualizza il lavoro fatto da Riccardo Gigante sul folklore fiumano), suddiviso in quattro parti (132 pagine), traccia anche un breve ma esaustivo profilo di storia di fiume e del suo dialetto e analizza le trasmissione di vocaboli di origine straniera nell’idioma fiumano.
Terza e ultima “puntata” per il “Il Nuovo Samani”, comprendente i vocaboli dalla Q alla Z (il primo e il secondo fascicolo, rispettivamente A – F e G – P sono usciti in allegato con i numeri 15 e 16 della Rivista di studi adriatici “Fiume”). L’opera, stampata con il sostegno della Regione Lazio, non è da considerarsi completa. Va vista piuttosto come l’elegante bozza – aperta per suggerimenti, note, aggiunte e arricchimenti – di un documento essenziale, definitivo che la Società di studi fiumani intende portare a termine l’anno prossimo. Nell’attesa di vedere realizzato il progetto di un “museo della fiumanità” (che la Società di Roma e Ballarini stesso sognano da tanto tempo), sarà questa un’ennesima testimonianza di attaccamento alla città – senza esaltazioni ma con molta emozione –, un atto di riscatto di quella memoria che risulta sempre più necessaria tanto alle vecchie quanto alle nuove generazioni, per non perdere il contatto con le proprie radici, con l’identità dei padri.

Ilaria Rocchi-Rukavina

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