La “vittoria” del 25 aprile e la sconfitta del 10 febbraio

Il Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia comunica che venerdì 19 aprile alle ore 17:00 presso la sede di via Duccio da Boninsegna 23 (Milano) si svolgerà un incontro dedicato all’imminente festa civile del 25 Aprile.

«Ragioneremo sul paradosso, tutto italiano, tra le celebrazioni per il 25 Aprile festa della liberazione – spiega Claudio Giraldi, Presidente dell’ANVGD Milano – e il trattato di pace del 10 febbraio 1947 che sanciva, in modo netto e punitivo, la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale».

Ricordiamo solamente che il 25 aprile 1945 allorchè scoppiò l’insurrezione generale del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, la Venezia Giulia era ancora saldamente in mano alle truppe tedesche: appena il 30 aprile il CLN triestino riuscì ad organizzare la rivolta cittadina. L’indomani inoltre non giunsero le truppe anglo-americane, bensì il IX Corpus dell’esercito jugoslavo, il quale fece provare a Gorizia, Trieste, Istria e Fiume che cosa significasse la “liberazione” declinata secondo il verbo del leader comunista Josip Broz “Tito”: Zara aveva già fatto amara esperienza nell’autunno precedente di questa cruenta occupazione.

Il 10 febbraio 1947, infine, l’Italia firmò a Parigi un diktat, che le fu imposto senza margine di trattativa, in cui le venivano imposte la perdita delle colonie, mutilazioni territoriali al confine occidentale e soprattutto orientale e riparazioni di guerra da versare alle Potenze vincitrici (la quota dovuta alla Jugoslavia comunista sarebbe stata in buona parte pagata con i beni abbandonati dagli esuli e poi nazionalizzati o confiscati dal regime di Belgrado). La giovane Repubblica italiana venne trattata alla stregua di un perdente nonostante l’impegno partigiano profuso nella Guerra di Liberazione, la cobelligeranza attuata dalle truppe del Regno del Sud e la resistenza passiva degli Internati Militari Italiani nei campi di concentramento nazisti. [LS]

Trieste occupata dall’esercito partigiano jugoslavo

 

 

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