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La vignetta slovena frutto dell’astio (Il Piccolo 02 ott)

LETTERE

Dopo tutte queste polemiche sulle tasse imposte chiamate «vignette», forse bisogna fare una riflessione. Scrive un uomo che è italiano con mamma slovena e dunque lontano da qualsiasi forma di razzismo verso lo stato sloveno.

Le tasse è giusto pagarle ma se vengono imposte per motivi così evidenti, al fine di far cassa, allora sono veramente squallide.

Capisco il problema del deficit pubblico dello Stato sloveno, ma allora proviamo a pensare se dovessimo far pagare un pedaggio a ogni autovettura per la percorrenza della nostra superstrada che dal confine sloveno porta all'entrata del Lisert, cosa succederebbe? Avremmo addosso chissà quali Paesi Europei per farci notare che la tassa è un sopruso e che non deve essere imposta alle persone, dove esiste la libera circolazione sulle strade.

Ma pensiamo un attimo: da Trieste si può percorrere tutta l’Italia gratis attraversando strade di grande viabilità e superstrade, e per percorrere 10 km per arrivare a Capodistria o devo pagare minimo 15 euro per la superstrada oppure viaggiare sulle stradine di campagna, sperando di non finire chissà dove!

Dal giorno delle «vignette» non sono mai più andato in Slovenia e lo faccio per questioni di principio pur consapevole che a pochi passi dalla nostra città, ci sono posti incantevoli.

Credo che ci voglia una forma di rispetto reciproco, ma dall’altra parte purtroppo c'è ancora troppo astio nei nostri confronti e noi triestini forse paghiamo tante colpe che non abbiamo. Mi dispiace per il governo sloveno per questo decisione di non esonerare i frontalieri dalla tassa, si poteva veramente fare un enorme passo in avanti e così invece si sono fatti mille passi indietro. E indietreggiando alla fine si può cadere.

Maurizio Cudicio

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