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La scomparsa di Giulio Cervani (Voce del Popolo 02 dic)

TRIESTE – Dalla stampa triestina abbiamo appreso che il professor Giulio Cervani, classe 1919, è passato a miglior vita. La comunità degli storici giuliani ha perso, indubbiamente, un attento studioso dei problemi dell’Adriatico orientale e delle terre contermini, con particolare riguardo al Risorgimento. Studiò alla Normale di Pisa, è stato docente all’ateneo triestino per molti decenni (alle facoltà di Lettere e di Magistero), e fondò, nel 1965, assieme a Salvatore Francesco Romano, la prestigiosa collana “Civiltà del Risorgimento”, in cui il Comitato di Trieste e Gorizia dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano propone la sua attività editoriale; nel 2005 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.

Rammentiamo il suo impegno a favore della cultura italiana dell’Istria che si protrasse praticamente sino ai giorni nostri. Il suo è uno tra i primi nomi di quegli intellettuali che dettero il loro contributo al neonato Centro di ricerche storiche di Rovigno, che avviò una proficua quanto importante e necessaria collaborazione tra l’intellettualità italiana della nostra penisola ed il mondo culturale e delle ricerca storiografica, della città di San Giusto e del Bel Paese in generale. La sua fu una partecipazione concreta, fece parte del comitato di redazione degli “Atti”, l’annuario dell’istituzione rovignese, fin dal primo numero, uscito nel 1970, e fu proprio lui medesimo a presentarlo a Dignano nel febbraio dell’anno successivo, e sugli stessi redasse saggi e analisi concernenti il passato delle nostre terre.

Notevole è stato il suo impegno storiografico che si tradusse in lavori di ampio respiro, frutto di meticolose indagini archivistiche e di un’ottima conoscenza della bibliografia. Numerosi volumi monografici uscirono nella collana suaccennata: “La borghesia triestina nell’età del Risorgimento” (1969), “La comunità israelitica di Trieste nel secolo XVIII” (1973), assieme a Liana Buda, “Nazionalità e stato di diritto per Trieste nel pensiero di Pietro Kandler. Gli inediti del procuratore civico” (1975), “Stato e Società a Trieste nel secolo XIX (1983)”, diversi quelli da lui curati. A partire dai primi anni Novanta del secolo scorso aveva iniziato a pubblicare “Gli scritti politici di Fabio Cusin nel "Corriere di Trieste”, curandone l’edizione di due tomi: “Gli anni della polemica dura (1946/1948)” nel 1992 e “Gli anni dell’opposizione ragionata (1949/1951) integrati con la ristampa de "La Liberazione di Trieste" (1994); stava lavorando altresì anche ad un terzo volume, intitolato “Gli anni del ritorno dell’Italia (1952-1956)”, che si auspica possa venir dato quanto prima alle stampe. I risultati del suo lavoro scientifico apparvero anche in altre edizioni uscite perloppiù in regione. Nel 1962 pubblicò “Il 'Voyage en Ègypte' di Pasquale Revoltella”, per la Cassa di Risparmio di Trieste curò la riedizione della monumentale opera di Pietro Kandler, “Cartolare di piani e carte dove si descrive la storia di Trieste e del suo territorio” (1975), “Il Litorale austriaco dal Settecento alla 'Costituzione di dicembre' del 1867” (1979). I suoi interventi – che in questa sede, considerata la copiosità della sua produzione scientifica, non menzioniamo – vennero poi ospitati anche su riviste e pubblicazioni varie. Parte dei suoi contributi, presentati nell’ambito di convegni e non solo, vennero riuniti in un tomo intitolato “Momenti di storia e problemi di storiografia giuliana” (1993). Nel 1990-1991, per la Società dalmata di storia patria di Venezia, curò la ristampa anastatica di “Storia della Dalmazia (1797-1814)” di Tullio Erber.

Da indagatore attento e vicino alle fonti, Giulio Cervani fu in grado di proporre analisi concernenti i più svariati problemi dell’area Altoadriatica, prediligendo soprattutto la seconda età moderna e la storia contemporanea (secoli XVIII-XX). Quale conoscitore di notevole spessore delle vicende adriatiche dei tempi andati, firmò le prefazioni di non poche edizioni anastatiche delle opere “classiche” della storiografia giuliana. Tali testi introduttivi rappresentano dei veri e propri saggi in cui vengono contestualizzati sia l’autore sia l’opera, come pure l’epoca di stesura e di stampa, ove non mancano certo i riferimenti a problemi e a questioni aperte, che rendono la lettura interessante e stimolante ed introducono efficacemente all’opera, evidenziandone i pregi, i limiti ed i perché di determinate posizioni.

All’alba del terzo millennio Giulio Cervani dette il suo appoggio e dimostrò la sua disponibilità anche alla Società di studi storici e geografici di Pirano, ideata e sorta grazie ad un gruppo di intellettuali dell’Istria e di Trieste, con il fine di studiare e divulgare la storia dell’Adriatico orientale e di promuovere il dialogo mediante incontri scientifici, dibattiti e scambi di opinioni. Partecipò alle giornate di studio: “L’Istria e la battaglia di Lepanto” (2001), “L’Istria e Pietro Kandler: storico, archeologo, erudito” (2004), “L’Istria e le Province illiriche nell’età napoleonica” (2006) e “Diego de Castro 1907-2007” (2007). A quest’ultimo convegno lo storico triestino presentò un contributo particolarmente apprezzato – come i precedenti d’altronde – in cui aveva inquadrato sì l’importanza dello studioso piranese ma anche il suo rapporto, in qualità di presidente del Comitato di Trieste e Gorizia, con il celebre autore de “La questione di Trieste”. La sua partecipazione attiva alle iniziative promosse dalla Società di studi storici e geografici fu sempre ritenuta di indubbia importanza, il cui contributo ha arricchito notevolmente quanto si andava proponendo e costruendo. Era, in ultima analisi, un attestato di stima, e l’anziano professore, malgrado i problemi legati all’età, non rifiutò mai gli inviti provenienti dalla patria di Tartini contribuendo a quell’iniziativa storiografica, promossa in particolar modo dalle nuove generazioni di connazionali dell’Istria, tesa al confronto, al lavoro scientifico ma anche alla valorizzazione del passato, in modo da dare nuova linfa alla storiografia italiana della nostra terra, riallacciando simbolicamente quei legami iniziati due secoli or sono con Domenico Rossetti, proseguiti con Pietro Kandler e tuttora esistenti.

Kristjan Knez

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