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La Merkel media sui confini Cro-Slo (Il Piccolo 19 mar)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Il contenzioso sui confini tra Slovenia e Croazia e il relativo veto di Lubiana all’adesione di Zagabria all’Ue è a una svolta. Nelle scorse ore, infatti, è sceso in campo il «panzer» tedesco. Il Cancelliere, signora Angela Merkel, infatti, ha avuto una serie di colloqui con il commissario europeo all’Allargamento Olli Rehn. Risultato? A Bruxelles lo stesso Rehn muove una pedina importante sullo scacchiere diplomatico e propone a Slovenia e Croazia di firmare un accordo in cui si affermi esplicitamente che nessun documento datato dopo il 25 giugno del 1991 (data dell’indipendenza dei due Paesi ex jugoslavi) potrà essere usato nella diatriba relativa ai confini su cui spicca quella nel golfo di Pirano. Lubiana aveva bloccato l’adesione di Zagabria all’Ue proprio perché i croati, nel corso della mediazione con Bruxelles, avevano presentato in merito ai confini alcune cartine e altri documenti che prefiguravano scenari assolutamente sconfessati da Lubiana. E ora arriva la proposta Rehn.

Tutto risolto? Nemmeno per idea. Anche perché il passo successivo dovrebbe essere il proseguimento del dialogo tra Slovenia e Croazia sotto la supervisione del premio Nobel per la pace Martti Athisaari. E qui le posizioni, almeno per il momento rimangono divergenti. Dopo aver ascoltato la proposta Rehn, infatti, il capo della diplomazia slovena, Samuel Zbogar ha dichiarato con malcelata malizia che «la Croazia è molto interessata a sapere quando la Slovenia darà semaforo verde al proseguio delle trattative di adesione all’Ue, ma non ha avuto la risposta che voleva». «Noi toglieremo il veto – ha proseguito Zbogar – quando cambierà la situazione complessiva e si potrà avviare un dialogo più ampio e onnicomprensivo». Come dire: il primo passo deve farlo la Croazia. E Zagabria? Il ministro degli Esteri, Gordan Jandrokovic ha definito la proposta Rehn come «un’iniziativa importante e positiva e che potrebbe essere anche il punto di partenza per togliere il blocco al processo di adesione all’Ue della Croazia». Di più non si è saputo anche perché entrambi i ministri hanno concordato di dover prima ragguagliare sui nuovi sviluppi i rispettivi governi e Parlamenti. E i tempi non sembrano essere brevi anche perché, come precisa Jandrokovic «Slovenia e Croazia hanno presentato chiaramente le proprie posizioni (sul contenzioso confinario) ora bisogna tentare di imboccare il sentiero della mediazione». Sentiero che si presenta tortuoso e molto complicato.

L’incontro Zbogar-Jandrokovic-Rehn è durato più di tre ore nel corso delle quali, secondo fonti diplomatiche europee, si sono esaminati nuovi criteri di mediazione e nuove possibili soluzioni diplomatiche che permetterebbero alla Croazia di proseguire il suo percorso verso Bruxelles, ma che impegnerebbero entrambe le parti, anche in base ai principi sanciti dall’Onu, di portare a termine in modo pacifico il contenzioso anche rivolgendosi a un arbitrato internazionale.

Ma ecco che nella vicenda entra di prepotenza la Germania. Contemporaneamente alla proposta di Bruxelles firmata Rehn il Cancelliere Merkel incontrava a Berlino il premier sloveno Borut Pahor. Il primo punto all’ordine del giorno ovviamente la questione Slovenia-Croazia-Unione europea. E la Merkel è stata esplicita: «La Germania appoggia fortemente – ha dichiarato – la nascita di una commissione sotto la guida di Martti Athisaari per risolvere il contenzioso confinario tra Slovenia e Croazia». Il premier Pahor ha sposato la tesi tedesca anche perché «così operando – ha precisato il premier sloveno – si giungerebbe altresì alla soluzione dei problemi che hanno indotto Lubiana a bloccare la mediazione Zagabria-Bruxelles». Chiara però la precisazione della Merkel: «Il problema deve essere risolto quanto prima e nel modo migliore».

E la Cancelliera ha messo sul piatto sloveno una proposta molto alettante in tempi, come questi, di crisi e di recessione mondiale. La Germania, infatti, si è detta pronta a aumentare gli investimenti in Slovenia (nel 2007 l’interscambio tra i due Paesi è stato pari a 7 miliardi e 830 milioni di euro). Insomma, una sorta di «do ut des» neanche tanto velato. E così, dopo alcuni mesi di silenzio, i due premier hanno ricominciato a parlare della possibilità dell’acquisto della Deutsche Bahn delle Ferrovie slovene nonché del settore logistico (leggi Intereuropa). In cambio Berlino finanzierebbe il raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia e alcuni tratti sul confine magiaro. Ultima ora: dall’affarre rimarrebbe fuori la proprietà del Porto di Capodistria (Luka Koper).

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