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La guerra in Adriatico della quale nulla sapemmo (Gazzetta Mezzogiorno 22 feb)

All’inizio dall’estate del 1991 la potente flotta della Marina Federale Jugoslava la Narodna Jugoslovenska Armjia, contesa e dilaniata tra i serbo-montenegrini e i croati, fu protagonista di una guerra marittima nel nostro Adriatico. La Marina era il fiore all’occhiello di Tito, il Maresciallo non faceva che vantare l’inespugnabile sistema difensivo costiero, lo chiamava il suo “porcospino” perché si sarebbe chiuso a riccio nel caso di un attacco alleato. Tito poteva contare su una flotta moderna e ben organizzata grazie ai grandi ed efficienti cantieri di Pola, Sebenico e Spalato.

La Federazione si distingueva soprattutto nelle costruzioni subacquee, tutte le unità navali, con l’esclusione delle quattro fregate, potevano ripararsi all’interno di grandi tunnel sotterranei, ce n’erano centinaia disseminati lungo la frastagliata costa e le isole dalmate, oggi ambita meta balneare. Lì motomissilistiche e sommergibili erano al sicuro, sparivano all’improvviso come inghiottiti dalle montagne. Due delle più importanti basi navali erano le isole di Vis e Lastovo, chiuse ai turisti stranieri già dal 1976, vere piazzeforti dotate di rifugi in caverna, depositi, batterie costiere e opere per la protezione ravvicinata oltre che di eliporti. Le loro batterie missilistiche antinave e quelle costiere garantivano il controllo su un’ampia fascia del medio Adriatico. Solo un tarlo interno avrebbe potuto scalfire gli aculei d’acciaio del “porcospino”. E così avvenne.

Ad Agosto del 1991 iniziarono i primi scontri nelle acque antistanti Zara e Sebenico culminati in settembre con il blocco dei porti istriani e dalmati effettuato dalla Marina federale come risposta a quello delle caserme effettuato a terra dagli avversari. Nel frattempo le forze croate si erano impadronite di molte batterie costiere e nell’insidioso dedalo delle isole iniziarono i combattimenti. La Marina federale rimase vittima di diverse imboscate e dovette fare i conti anche con una piccola flotta di veloci yacht da diporto (finanziata con fondi privati) che i croati avevano requisito in diverse marine tra cui quella di Dubrovnik.

A Natale del 1991 venne ristabilito nelle Bocche di Cattaro il nuovo comando navale jugoslavo, ma la situazione stava precipitando, la flotta di Belgrado poteva ancora contare sulle isole di Vis, Lastovo e Mljet – abbandonate nel maggio del 1992 – ma nei mesi precedenti aveva subito pesanti perdite. Il 16 e 17 novembre la flotta federale aveva provato l’assedio di Spalato, ma era stata respinta. Lungo tutta la costa si negoziava il ritiro di equipaggiamenti e truppe dell’esercito federale, tra le navi che li portavano in Montenegro lo Sveti Stefan (molto noto nel porto di Bari), ma anche in questa fase il 6 dicembre del 1991 una nave battente bandiera dell’Honduras affondò a 15 miglia da Vis mentre trasportava equipaggiamento militare e 71 passeggeri. In queste concitate fasi di guerra di cui pochi hanno notizia, la nostra marineria continuava a frequentare le acque internazionali, sfidava la sorte pur di riuscire a sbarcare il lunario.

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