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La difficile grafia del rovignese (Voce del Popolo 20 set)

ROVIGNO – A giudicare dall’interesse che continua a suscitare, la particolarissima parlata rovignese – che, al pari di quelle vallese, dignanese e di Gallesano, non è istro-veneta, ma istro-romancia, cioè deriva direttamente dal latino – non corre, non ancora almeno, il rischio di scomparire. Il dialetto rovignese resiste, dunque; si è mantenuto nonostante il fatto che lo parlino sempre meno persone, un fenomeno dovuto questo in buona parte all’esodo della popolazione autoctona nel secondo dopoguerra e all’arrivo di tanta gente dall’interno dell’Istria e dalle altre parti dell’ex Jugoslavia, ma anche alla globalizzazione. Per tutelarlo ulteriormente e preservarlo, è però necessario “standardizzarne” la grafia. Questa una delle conclusioni del convegno sulla grafia del dialetto rovignese promosso dalla sezione storico-etnografica della Comunità degli Italiani, al Centro multimediale di Rovigno. All’incontro sono intervenuti la responsabile della Sezione storico-etnografica della CI, Maria Tamburini; i professori Vlado e Libero Benussi; il direttore del Centro di Ricerche storiche, Giovanni Radossi, lo scrittore e ricercatore dialettale di origine rovignese, Gianclaudio de Angelini, che attualmente vive a Roma; l’attore, professore e regista, anche’esso di origine rovignese, Tullo Svettini; Donatella Schürzel, figlia di esuli rovignesi e presidente del comitato di Roma dell’ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia). Presenti anche gli esponenti della CI di Rovigno, il vicesindaco connazionale e vicepresidente della CI locale, Marino Budicin, il presidente dell’associazione “Famia Ruvigni∫a”, Francesco Zuliani, e tanti rovignesi, connazionali e esuli presenti a Rovigno in occasione della festività di Sant’Eufemia. Inoltre, grazie a un collegamento telematico, ha potuto partecipare ai lavori anche Zvjezdana Vrzić, docente di Letteratura presso l’Università di New York, che ha un particolare interesse per il dialetto rovignese, viste le sue origini istriane.

All’apertura del convegno, Maria Tamburini ha ricordato le numerose attività che la CI ha intrapreso negli anni per custodire la parlata rovignese: dalle sezioni dei cantanti mini, midi e solisti, alla SAC “Marco Garbin”, al gruppo della filodrammatica dei giovani. Tamburini ha messo in rilievo in particolare il lavoro svolto dai fratelli Benussi. Vlado e Libero, oltre alla ricerca e alla produzione dialettale, che hanno caratterizzato tutto l’arco della loro vita, hanno avuto un ruolo importantissimo come educatori. Infatti, Vlado già da diversi anni guida il gruppo di studio del dialetto rovignese presso la scuola elementare italiana “Bernardo Benussi”, che oltre a insegnare a leggere la parlata locale ha aiutato i ragazzi a produrre poesie e scritti in rovignese, vincendo diversi concorsi letterari, come quelli di “Istria nobilissima” e della “Mailing list Histria”. Le giovanissime alunne della scuola elementare, Martina Matika e Roberta Venier, hanno recitato alcune delle opere nate grazie alla frequentazione di questo corso. Nel 2009 è nato il primo corso di dialetto rivolto agli adulti organizzato dalla CI di Rovigno a cura di Libero Benussi, con più di 20 partecipanti; la Comunità ha inoltre continuato a sostenere la produzione letteraria, che ha visto a dicembre dello scorso anno la stampe dei primi volumi della raccolta degli autori rovignesi con le opere “Bozzetti teatrali e altre storie”, di Giovanni Pellizzer, e le “Stuorie”, di Vlado Benussi.

L’obiettivo precipuo del questo convengo è stato quello di stabilire una grafia standardizzata per la pubblicazione scritta del dialetto rovignese. Da una ricerca realizzata da Libero Benussi risulta che gli stessi autori dialettali più importanti degli ultimi due secoli hanno utilizzato simboli diversi per rappresentare i fonemi del rovignese anche l’interno delle proprie opere, creando così una difficoltà in più nella pronuncia e nella lettura corretta della frasi. Dal dibatto avuto in sala si è ritenuto utile proporre un tipo di grafia il più semplice possibile, che permetta la lettura ad un pubblico ampio, nonché di creare un dizionario dialetto rovignese-italiano, sul quale sta già lavorando Libero Benussi, spiegando la pronuncia di ogni singola parola attraverso l’uso dell’alfabeto fonetico internazionale.

Dato che la parlata rovignese usa dei particolari pseudo-dittonghi formati dalle vocali “ei” – “ou”, si è deciso di utilizzare i simboli grafici “eî” – “oû” per rappresentarli. Mentre data la mancanze di pronuncia delle doppie e la mancanza del suono “z” si è deciso di utilizzare il simbolo grafico “∫” per tutte le “s” sonore, come nelle parole casa e rosa, e il simbolo “s” per tutte le “s” sorde, come nella parole scarpa, pasta, ecc. Ogni nuova produzione letteraria rovignese dovrà avere un spiegazione di questo standard di lettura, in cui ci saranno anche le altre specificità fonetiche e della grammatica del dialetto rovignese. Ma a detti di tutti i presenti, l’aspetto più importante dell’incontro è stato vedere un numero così grande di appassionati che lavorano per tutelare la parlata della propria città e dei propri avi, per lasciare una testimonianza importante della cultura di queste terre.

Sandro Petruz

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