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La Croazia vieta la pizza nei fast food (Il Piccolo 01 feb)

FIUME Croazia, niente più pizza nei fast-food, secondo quanto disposto dal ministero del Turismo. Il dicastero guidato da Damir Bajs aveva emanato a suo tempo il regolamento sull’offerta nei locali di ristorazione, che vieta appunto preparazione e distribuzione nei fast-food della più classica e nota specialità italiana, che negli ultimi anni sta pian piano soppiantando i mitici “cevapcici”, i piccoli pezzi di carne preparata sulla griglia o sulla piastra, piatto tipicamente balcanico. A scoprire a proprie spese che la pizza, né intera, né a tranci, può essere servita nel suo locale per pasti rapidi, è stata una fiumana, Petra Plese, che all’inizio dell’anno ha aperto un localino a Marinici, sobborgo di Fiume. La donna, che ha investito 400 mila kune (circa 55 mila euro) nell’approntare l’esercizio, si è vista arrivare qualche giorno fa l’ispettore agli Affari economici, il quale ha detto che il forno per la pizza doveva essere chiuso, perché non è possibile servire questo prodotto nei popolarissimi fast-food.

La motivazione è semplice ed è contenuta nel suddetto regolamento: la pizza ha bisogno di una preparazione complessa rispetto agli altri pasti rapidi e semplici che possono essere consumati nei fast-food. La lista comprende un battaglione di pietanze, oltre ai citati cevapcici: calamari e sardelle fritte, würstel, tutti i tipi di burger, hot-dog, salsicce varie, “raznici” (spiedini con carne di maiale), patatine fritte, palacinche (le omelette). E poi via via gli affettati vari, le uova preparate in più modi, le sardelle sott’ olio.

«Sono rimasta stupefatta da quanto ordinato dall’ispettore – ha dichiarato la ristoratrice quarnerina – eppure avevo ottenuto tutte le licenze per aprire l’esercizio, senza però che nessuno mi mettesse in guardia sul fatto della pizza. Ma è proprio grazie alla pizza che questi locali riescono a farti dapprima rientrare dalle spese e quindi a guadagnare qualcosina. Dò lavoro ad altre due persone, ma mi sa che senza questo piatto italiano si farà davvero dura poter andare avanti». La Plesa ha insomma rotto il ghiaccio ed ora è da attendersi che gli ispettori vengano sguinzagliati in altri fast-food a Fiume e nella regione quarnerino-istriana e montana, dove locali del genere ve ne sono a bizzeffe, trattandosi di un’area a forte richiamo turistico. A muoversi è stata anche la Camera artigiani della Contea litoraneo-montana, rivoltasi direttamente al ministero del Turismo, per avere delucidazioni su un caso che rischia di generare forte malcontento in questa categoria di ristoratori, infliggendo pure un colpo basso alla locale industria ricettiva.

Dal dicastero è giunta la spiegazione che la pizza non è un piatto che si prepara semplicemente, alla stregua di quanto si cucina nei fast-food e dunque è un prodotto off-limits in questi esercizi. La scappatoia c’è ed è stata illustrata dal responsabile della Direzione nazionale per il Turismo, Robert Pende: «I ristoratori possono chiedere di avere un locale adibito a pizzeria e fast-food. È una cosa fattibile, a patto che l’esercizio soddisfi i criteri richiesti». Resta da vedere cosa succederà ora in Istria e nel Quarnero, regioni dove la pizza viene servita in centinaia di strutture per pasti veloci. Mai in passato si è verificato un problema del genere, come quello capitato alla ristoratrice fiumana.

Andrea Marsanich

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