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La Carinzia dice no al raddoppio di Krsko (Il Piccolo 30 gen)

di MARCO DI BLAS

KLAGENFURT Sono tanti i progetti su cui i Paesi partner della costituenda Euroregione Alpe Adria si trovano d'accordo. Su uno, tuttavia, le opinioni divergono o addirittura si contrappongono: l'impiego dell'energia nucleare. Friuli Venezia Giulia e Veneto, assieme a Lombardia, sono le sole tre Regioni italiane che qualche giorno fa hanno approvato il piano del governo per il nucleare. Che il presidente Renzo Tondo – a differenza del suo predecessore Riccardo Illy – sia da sempre filo-nucleare è cosa nota. È di questi giorni il suo rilancio della proposta di partecipazione al progetto di un nuovo reattore da costruire entro il 2017 nella centrale slovena di Krsko.

Ma proprio ieri il Land Carinzia ha ribadito la sua ferma opposizione al secondo impianto sloveno. "Nessuna altra centrale nucleare vicino ai confini dell'Austria", ha titolato l'ufficio stampa del Land una nota diffusa dal vicepresidente della giunta regionale Reinhart Rohr, nella sua qualità di assessore competente per l'ambiente e per le risorse energetiche. Rohr è socialdemocratico, ma questo non significa nulla: a differenza dell'Italia, in Austria tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, sono contro l'impiego del nucleare.

La costruzione di una nuova centrale nucleare in prossimità del confine viene definita "inaccettabile" e deve essere "a tutti i costi" impedita. "Mentre noi in Carinzia – ha dichiarato Rohr – ci diamo da fare, con la collaborazione di esperti di livello internazionale, per ricercare nuove fonti di energia pulita, nello stesso tempo da altre parti si pensa alla costruzione di centrali atomiche. Noi possiamo volentieri farne a meno, il pericolo di una catastrofe ambientale è troppo elevato".

Rohr ha annunciato di essersi messo in contatto con i ministri Berlakovich (ambiente) e Spindelegger (esteri), per sollecitare anche a livello governativo un'iniziativa che induca la Slovenia a cambiare idea. Insomma, mentre Tondo auspica una joint venture con il governo sloveno per realizzare insieme la nuova centrale e chiede al ministro degli esteri Frattini di spianargli la strada, il collega carinziano Rohr esorta il proprio governo a "un intervento energico sulla questione", per bloccare la costruenda seconda centrale, non ritenendo più sufficiente richiamarsi "a meccanismi di consultazione bilaterali" tra Vienna e Lubiana. È tempo, secondo Rohr, di passare a "una resistenza attiva contro il risorgere dell'energia nucleare".

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Parole molto dure forse per un lettore italiano, ma probabilmente scontate per un lettore austriaco, dove il rifiuto del nucleare è quasi un dogma. Anche l'Austria, negli anni '60 aveva avviato un progetto nucleare. Nel 1978 una centrale costruita a Zwentendorf (in Bassa Austria, a una cinquantina di chilometri da Vienna in linea d'aria) era quasi ultimata e pronta a entrare in funzione, quando fu bloccata da un referendum. Il "no" prevalse di un soffio (50,47% dei votanti, che a loro volta rappresentavano il 64,1% degli elettori), ma fu un "no" definitivo e accettato da tutte le parti, anche da quelle fino al giorno prima favorevoli all'energia nucleare.

Da allora non soltanto non se ne parla più in Austria, ma scatta l'allarme ogniqualvolta nei Paesi confinanti si propongono progetti di nuove centrali o di ammodernamento di quelle esistenti. Contro quella di Temelin, in Cechia, ai confini con l'Alta Austria, il partito di Haider propose addirittura il veto all'ingresso di quel Paese nell'Unione Europea, se non avesse disattivato prima l'impianto.

Marco Di Blas

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