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La ”Bancarella” a Roma conferma la validità del format (CDM 22 mar)

Giornate dense di incontri, presentazioni, dibattiti e riflessioni alla Bancarella, edizione romana, in pieno svolgimento nella capitale, auspicata dal CDM ed organizzata dall’ANVGD, Comitato provinciale di Roma. Un’edizione che sta riconfermando la validità di un format che rende visibile al vasto pubblico una produzione editoriale che  definisce i valori di un impegno di un popolo sparso che della propria vicenda ha lasciato soprattutto testimonianze scritte.

Un’editoria che negli ultimi anni ha vissuto una rapida accelerazione, dovuta ai contribuiti del Governo italiano per quanto riguarda gli esuli ma anche ad una rapida evoluzione dell’editoria a Fiume ed a Rovigno che ha saputo dare nuovo speso specifico alla produzione letteraria in loco.

Ebbene, tale ricchezza aveva necessità di una promozione  e di una visibilità che la Bancarella a Trieste ha iniziato a rendere possibile, ed ora si evolve liberamente con edizioni che hanno interessato dapprima Torino ed ora Roma.

Ha ben rilevato alla cerimonia di inaugurazione sabato mattina, l’Assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Massimo Greco, che la Bancarella romana, per il numero di editori partecipanti e per i qualificati interventi e presentazioni, è “di fatto una Bancarella vera e propria e non un assaggio della manifestazione triestina”.

Taglio del nastro ed annullo filatelico ad opera di Poste Italiane che con l’ERAPLE è tra gli sponsor della manifestazione, hanno dato l’avvio alla giornata di sabato nelle ampie e prestigiose sale del Complesso dei Dioscuri nel centro di Roma. Il tutto in collaborazione con il Municipio XII di riferimento del Quartiere giuliano-dalmato di Roma che ha capito l’importanza dell’iniziativa ed è stato coinvolto direttamente nella realizzazione. Il rappresentante, Maurizio Cuoci, ha voluto ribadire nel suo intervento l’impegno di continuità che il Municipio stesso vuole riservare a queste iniziative che reputano di fondamentale importanza per la realtà giuliano-dalmata a Roma ma anche qui assume valenza nazionale.

Presentate in apertura alcune istituzione che si occupano di promuovere la cultura dell’Adriatico Orientale in varie forme, dall’associazionismo tradizionale ad internet in una interazione che sta dando importanti risultati e questa manifestazione ne è un esempio.

Due i volumi nella sezione Freschi di stampa della prima giornata: il carteggio tra Brazzoduro e Marin pubblicato dal Centro studi Biagio Marin a cura di Pericle Camuffo e il libro del prof. Giuseppe Parlato “Mezzo secolo di Fiume. Economia e società a Fiume nella prima metà del ‘900”. Due momenti che percorrono vicende e analisi della città quarnerina nel corso della storia nel cui grembo è riuscita a produrre momenti mirabili,  esprimendo personaggi eccellenti in campo letterario come appunto Brazzoduro ma anche esempi unici di evoluzione storica. D’Annunzio – afferma il prof. Parlato – ha rappresentato per la città una scelta, l’identità nazionale anche a scapito dell’opulenza economica mantenuta con un  discorso trasversale ed aperto che avrebbe determinato giocoforza il diluirsi di un’identità che nell’epoca di riferimento, siamo negli anni Venti, voleva essere decisa e inappellabile.

Ma oltre alla storia ciò che contribuisce, in maniera forte, a determinare l’identità e l’appartenenza ad uno spazio culturale più che geografico, è l’uso del dialetto. Nel dibattito organizzato alla Bancarella le seconde generazioni, i ragazzi nati nel Quartiere giuliano-dalmato di Roma hanno voluto portare la propria testimonianza sull’uso del dialetto ma soprattutto sul suo significato. “Pensare in dialetto”, è patrimonio comune che diventa occasione d’uso immediato ogniqualvolta c’è l’occasione ed è regola all’interno delle famiglie anche con i giovanissimi. Il dialetto come tratto distintivo, il dialetto come veicolo di conoscenza, strumento di dialogo con un popolo sparso che mantiene questo tratto distintivo. “Difficile far capire questa nostra necessità di coltivare il dialetto” affermano. Rimane comunque fondamentale e nasce anche il bisogno di pensare ad “insegnarlo” in modo sistematico ed organizzato ai ragazzi.

E intersecandosi, temi ed argomenti, la proposta che si fa strada si focalizza negli intereventi di Amleto Ballarini e Stefano Tomassini che parlando di Fiume sottolineano l’inevitabilità, che riguarda anche Istria e Dalmazia, di evolvere la realtà italiana nelle terre dell’Adriatico Orientale per garantire un futuro a tutti perché “in quelle terre è possibile trovare l’originale, il prototipo, al quale fare riferimento” e per tanto va salvaguardato.

Molti altri gli interventi nelle prime due giornate che continuano ancora oggi anche con la presentazione di volumi sulla storia del gruppo nazionale italiano e con la presenza negli stand dei libri dell’Edit  e del CRS.

Rosanna Turcinovich Giuricin

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