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Kezich e Sgorlon: doppio omaggio a Trieste Festival (Il Piccolo 10 gen)

TRIESTE “Tullio Kezich, ‘ndemo in cine!” è il nome dell’omaggio che il Trieste Film Festival, in programma al Teatro Miela e al Cinema Ariston dal 21 al 28 gennaio, dedica al critico triestino scomparso lo scorso agosto. A Kezich il titolo sarebbe piaciuto: nonostante vivesse lontano dalla sua città da più di cinquant’anni, conservava per Trieste e per il dialetto un amore smaliziato e complice. La kermesse lo aveva già celebrato nel 2008, invitandolo personalmente a raccontare il suo percorso meno noto come produttore e autore teatrale di Svevo, mentre quest’anno per ricordarlo si partirà dalla sua amicizia fraterna con Federico Fellini.

Due gli appuntamenti all’Ariston, entrambi per mercoledì 27 gennaio e centrati sul film che saldò per sempre il rapporto fra il regista e il critico: alle 21.30 sarà proiettato “La dolce vita” di Fellini e prima, alle 19.30, il documentario che segue proprio i ricordi di Kezich sul set, “Noi che abbiamo fatto La dolce vita” di Gianfranco Mingozzi. Al Cavò di Via San Rocco 1, dalle 12 alle 18 di ogni giorno a partire dal 22 gennaio, saranno invece proiettate in loop tre interviste al critico triestino realizzate in anni diversi da Gigi Marzullo, Martina Kafol e Marina Silvestri della Rai.

Il Festival omaggerà anche un altro grande intellettuale appena scomparso, lo scrittore di Cassacco Carlo Sgorlon: il 28 gennaio alle ore 15 verrà assegnato un premio speciale al film “Prime di sere” di Lauro Pittini, tratto dall’omonimo romanzo di Sgorlon, girato in lingua friulana nel 1993 e da poco pubblicato in dvd dalla Cineteca del Friuli. Il film, che sarà proiettato nella versione appena rimontata dall’autore come evento speciale della sezione “Zone di cinema”, racconta il difficile reinserimento di un ex carcerato nel suo piccolo e rurale paese d’origine.

Se “Prime di sere” sarà una scoperta inedita quasi per tutti, “La dolce vita” riappare per trasportare il pubblico in una delle tappe più significative della vita di Kezich, la partecipazione al set del film di Fellini e l’uscita, nel 1960, del celebre diario della lavorazione firmato dal critico. Mentre sotto i suoi occhi veniva girato uno dei capolavori del cinema italiano, vero “instant-movie” della Roma di fine anni Cinquanta attraverso le vicende del giornalista scandalistico Marcello Mastroianni fra feste, avventure sentimentali, finti miracoli e veri suicidi, Kezich aveva 31 anni e Fellini 38. Per descrivere il regista, annota il critico nel diario, è difficile trovare l’immagine giusta: «Un rabdomante arrivato in prossimità dell’acqua, un cane che ha annusato i tartufi, un velocista pronto allo scatto? Solo a guardarlo ti faceva venire una voglia matta di saltare sulla nave che stava sciogliendo gli ormeggi, agli ordini di un capitano beffardamente coraggioso».

L’aria magica e cameratesca del set («ci sentivamo tutti come ragazzi che hanno marinato la scuola», scrive ancora Kezich) non abbandonò mai il critico triestino tanto che quasi cinquant’anni dopo è stato lui stesso a ideare il documentario “Noi che abbiamo fatto La dolce vita”, titolato come l’ultima edizione del suo diario edita da Sellerio. Il film riunisce le testimonianze di una ventina di “reduci” di quella storica lavorazione, come Magali Noël e Yvonne Furneaux. Il regista è Gianfranco Mingozzi, che allora fu assistente di Fellini. Niente interventi di storici o critici: l’obiettivo è ricostruire l’atmosfera sprigionata da quel set indimenticabile, e farne respirare un po’ anche a chi non ha avuto la fortuna di esserci.

Elisa Grando

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