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Irci, nessun passo indietro del Comune di Trieste – 04lug13

Una nuova “querelle” si fa strada in questo inizio di estate che si profila alquanto instabile e non solo meteorologicamente. La polemica investe un ente pubblico, il Comune di Trieste e la sua decisione di uscire dal Consiglio direttivo dell’Irci e in qualche modo revocare i patti che precedentemente erano stati sanciti con una convenzione con lo stesso sodalizio per la gestione del Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di via Torino 8. La polemica aveva fatto gridare allo scandalo e addirittura al “tradimento” per voce di alcuni rappresentanti del variegato arcipelago dell’associazionismo degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Protesta prontamente raccolta dal consigliere regionale del Pdl Bruno Marini e dal consigliere comunale del medesimo partito, Manuela Declic. Entrambi hanno richiesto, presso i propri ambiti, una risposta chiarificatrice sulla vicenda. Ci è parso doveroso chiedere ragguagli in merito presso gli uffici del Comune di Trieste, ottenendo alcune risposte da parte del vicesindaco Fabiana Martini.

Quali sono i motivi per cui il Comune di Trieste ha deciso di dissociarsi dall’Irci e di fatto anche dagli impegni che aveva assunto a mezzo di una convenzione stipulata con lo stesso sodalizio per la gestione del Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di via Torino 8?

“Nessuna dissociazione né tanto meno alcun disimpegno da parte del Comune di Trieste nei confronti dell’Irci: ciò che ha dato origine alle polemiche, in parte comprensibili ma in parte assolutamente eccessive e immotivate di questi giorni, è una delibera-quadro, che segue le linee di indirizzo contenute nella norma sulla così detta ‘spending review’, che spinge gli enti locali a rivedere le proprie strategie in ordine alla permanenza o meno in quelle realtà dove l’adesione non è finalizzata a perseguire gli obiettivi statutari dell’ente. Una decisione già presa a fine 2012 dalla Provincia per le stesse ragioni amministrative, che nonostante le apparenze nulla hanno di politico e tanto meno di ideologico. Il Comune di Trieste e gli attuali amministratori credono fortemente nel valore di un’esperienza ormai trentennale quale quella rappresentata dall’Irci, che ha dimostrato – ed è chiamata a dimostrare sempre di più nei prossimi mesi, a partire dall’ingresso della Croazia nell’Unione Europea – di essere un ponte tra l’Istria e l’Europa e di svolgere un’attività di vera e propria cerniera tra le varie istituzioni culturali, superando l’approccio nostalgico e rivendicativo che per molti anni ha caratterizzato il mondo degli esuli.”

Alcune associazioni di esuli denunciano pubblicamente l’esistenza di oscure manovre che da tempo avvengono attorno all’Istituto e allo stesso Museo di via Torino e alcuni personaggi di spicco della politica cittadina ne danno una lettura per niente pacificatoria. Ma è solo una questione di soldi?

“Non è neanche una questione di soldi, stiamo parlando di una quota di adesione di 2.000 euro, ma solo un’esigenza amministrativa, come detto poc’anzi. A proposito di soldi, il Comune contribuisce alla gestione del Museo di via Torino, che certamente non va identificato con l’Irci, ma ne è un’espressione concreta, con 70mila euro l’anno e ha in bilancio 140mila euro congelati dal 2010 che attendono alcuni passi – l’inventario dei beni che dovrebbero far parte del Museo e alcuni lavori di adeguamento della sede – per poter essere sbloccati e utilizzati. In ogni caso su mandato del sindaco gli uffici comunali stanno verificando se la normativa consenta spazi di manovra per poter rimanere nell’Istituto in qualità di soci.”

Molti in città lamentano una scarsa informazione sul ruolo di questo Civico Museo, per certi versi un contenitore vuoto, senza nulla togliere all’ospitalità di alcuni eventi di grande spessore culturale come la recente apertura della mostra documentaria di uno dei migliori allievi dello Scomparini: Argio Orell.

È vero che un museo è fatto di oggetti e di materiali, ma vive solo nel momento in cui questi oggetti diventano mezzi di comunicazione e mettono in relazione le persone. Nel nostro caso sussistono, a mio avviso, delle resistenze su un patrimonio che è meno condiviso di quello che si vuole far credere. “Credo che più saremo in grado, anche e soprattutto grazie al prezioso contributo dell’Irci, di andare oltre la cerchia dei circoli istriani, per condividere con tutti i livelli un’esperienza che per merito dell’istituzione del Giorno del Ricordo e del lavoro di formazione che si sta facendo nelle scuole sta finalmente diventando patrimonio di tutti, più il Museo potrà essere avvertito come una casa comune dove essere aiutati a ‘conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale’, nonché a ‘valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero’ come recita la legge di istituzione del 10 febbraio. L’inserimento del Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata nel circuito dei Musei Civici e la sua gestione condivisa, assieme a un lavoro di comunicazione all’intera cittadinanza, aiutato anche da eventi come ad esempio la recente canzone dedicata al tema dal cantautore Simone Cristicchi, completeranno l’opera già avviata e nella quale l’Amministrazione comunale non mancherà di essere in prima fila”.

Francesco Cenetiempo
“la Voce del Popolo” 3 luglio 2013

 

 

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