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Ira pescatori croati: italiani depredano nostre acque (Il Piccolo 24 gen)

di ANDREA MARSANICH

FIUME Sono tre i nemici principali: il governo di centrodestra della premier Jadranka Kosor, il sottosegretario alla Pesca Tonci Bozanic (ex pescatore professionista) e i pescatori professionisti della dirimpettaia Italia. Lo hanno ribadito a chiare lettere i pescatori “pro” della Croazia, che in nove città adriatiche hanno dato vita a pacifiche manifestazioni di protesta per far capire la «precaria situazione in cui si trovano da anni». I raduni si sono svolti a Fiume, Umago, Pola, Lussinpiccolo, Veglia, Arbe, Zara, Sebenico e Spalato, organizzati da tre associazioni che raggruppano centinaia di pescatori professionisti, ovvero la Mare Croaticum di Umago, l’Istarski ribar (Pescatore istriano) di Pola e la Nase More (Mare Nostro) dei Castelli spalatini. Le manifestazioni, come già detto, hanno avuto un carattere pacifico, senza alcun incidente ma con interventi duri, persino caratterizzati da richiami storici come nel caso del discorso fatto a Spalato dal pescatore Sime Sarac, residente nei citati Castelli: «
Siamo riusciti a cacciare gli occupatori fascisti – ha urlato – ci siamo liberati dell’esercito jugoslavo e riusciremo anche a porre nel dimenticatoio quella dannosa figura che risponde al nome di Tonci Bozanic». Quest’ultimo viene considerato forse il male maggiore, in quanto avrebbe compiuto errori in serie, danneggiando fortemente la categoria e senza mai varare una disposizione che sia utile per i pescatori istriani, quarnerini e dalmati. Segue il governo croato, colpevole – a loro modo di vedere – di costringerli a compilare numerosi documenti dopo ogni uscita in mare. Inoltre l’accusa all’esecutivo Kosor è di non varare la Zona economica esclusiva in Adriatico, estendola anche ad italiani e sloveni; l’aver permesso l’alto costo del gasolio blu (4,99 kune pari a 67 centesimi di euro), che dovrebbe comportare un esborso non superiore alle 4 kune, sui 54 centesimi, al litro; continuare a mantenere l’Iva del 23% per la categoria. Un discorso a parte per i colleghi italiani, che «grazie a Zagabria possono depauperare le risorse nella Zona ittico–ecologica, impedendo un futuro al mare Adriatico e ai pescatori croati». A Fiume, a darsi appuntamento sul Molo Longo, è stata una quarantina di persone, identico il quadro a Veglia città, mentre a Lussinpiccolo a protestare è stato un centinaio di pescatori. Decine e decine i manifestanti ad Umago e Pola, con 200 pescatori ad esprimere dissenso a Spalato e 300 a Sebenico. Nel corso dell’iniziativa, non è stato bloccato il traffico marittimo, già di per sé intralciato da una bora fortissima, con raffiche che spesso e volentieri hanno superato i 100 chilometri orari.

Sul ponte di Veglia, per restare in tema, l’altro giorno è stato rilevato un refolo a 190 km/h. Tornando alla protesta, dal governo non si è avuta alcuna reazione, ma è probabile che nelle prossime settimane sia tolta l’aliquota Iva del 23% sul pesce venduto. Per il gasolio blu si vedrà, mentre è da escludere che Zagabria possa proclamare unilateralmente la Zona economica esclusiva, proprio mentre sta per concludere i negoziati d’adesione con l’Unione europea.

 

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