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Ingiuste critiche dal web su Simone Cristicchi – 28feb13

«Puntuale ogni anno salta fuori un fenomeno con qualche minchiata sulle foibe, ebbravo Cristicchi». «In occasione delle nuove revisionate di Cristicchi riproponiamo un nostro documento sulla questione, firmato Laboratorio Politico Iskra». Sono solo due dei numerosi messaggi che fra Twitter, Facebook e posta elettronica stanno piovendo addosso a Simone Cristicchi dopo l’uscita della sua canzone “Magazzino 18”, dedicata all’esodo degli istriani, giuliani e dalmati, ora anche in un video realizzato da Vincenzo Chiera (sul sito del Piccolo www.ilpiccolo.it). Archiviato Sanremo, dove aveva trionfato nel 2007 e dove quest’anno ha cantato “La prima volta (che sono morto)”, Cristicchi sta accompagnando il lancio del nuovo “Album di famiglia”, uscito il 14 febbraio, nel quale si parla anche di Trieste, degli esuli, delle terre cedute e della sofferenza di migliaia di famiglie costrette ad abbandonare tutto.

Cristicchi sapeva che la canzone su esodo e foibe avrebbe sollevato un vespaio. Diffusa il 10 febbraio, Giorno del ricordo, con lo stesso titolo che avrà lo spettacolo in apertura della prossima stagione il 22 ottobre al Rossetti (scritto assieme a Jan Bernas, autore del libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani” edito da Mursia) “Magazzino 18” sta bissando le critiche che il cantautore romano si era attirato con “Ti regalerò una rosa”. «Ci chiamavano fascisti – recita un verso della canzone – eravamo solo italiani, italiani dimenticati in qualche angolo della memoria, come una pagina strappata dal grande libro della storia». Accuse di “revisionista” sono arrivate puntuali anche a Cristicchi, «da parte – dice – di certi ambienti di sinistra».

«Del resto me l’aspettavo – aggiunge il cantante -, anche se resto stupito di come a settant’anni da quelle vicende non ci sia ancora sull’argomento una memoria condivisa». Offese e accuse on line, continua Cristicchi, sono fioccate «un po’ da tutta Italia, come del resto, e al contrario, tantissime persone mi hanno mostrato gratitudine e riconoscenza, soprattutto figli e discendenti degli esuli». «Non mi interessa la politica – dice ancora il cantautore -, mi interessano le storie, e mi interessa continuare a sviluppare, sia a teatro che con le mie canzoni un’operazione didattica della memoria, così come ho fatto con il monologo “Li romani in Russia”».

Folgorato da una visita al Magazzino 18 di Trieste (assieme a Piero Delbello dell’Irci) dopo aver letto il libro di Bernas, Simone Cristicchi – classe 1977 – si è buttato anima e corpo nella storia della diaspora giuliana, «un tema praticamente sconosciuto in Italia a quelli della mia età, per non parlare dei più giovani». Il video della canzone “Magazzino 18” mostra immagini dell’esodo, frammenti del film “Pola Addio” e riprese all’interno, appunto, nel magazzino del Porto Vecchio, con le cataste di sedie, mobili e oggetti personali lasciati dalle migliaia di italiani in fuga dalle terre cedute alla Jugoslavia.

Pietro Spirito
“Il Piccolo” 22 febbraio 2013

 

 

 

 

 

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