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Indennizzi: a chi un milione, a chi 2mila euro (Il Piccolo 23 gen)

Le infinite vicende legate ai beni abbandonati nell’ex Jugoslavia sono tornate alla ribalta, nelle ultime settimane, con due casi di risarcimento esattamente opposti. Da un lato la sentenza del Tribunale di Venezia, che ha stabilito la legittimità della richiesta di 950mila euro da parte degli eredi di Giacinto Mattiazzi per una serie di beni e proprietà a Sebenico, condannando lo Stato italiano a pagare il risarcimento. All’estremo opposto – in termini quantitativi – l’indennizzo che Sergio Carciotti, profugo da Umago, ha ricevuto dal ministero delle Finanze per una casetta in riva al mare nei pressi di San Lorenzo di Daila e un terreno agricolo: 2.146,39 euro, che Carciotti e la sorella hanno respinto ritenendo la somma «irrisoria e offensiva».

La sentenza del Tribunale di Venezia, che potrebbe dare il la a una pioggia di azioni legali, ha stabilito come detto la legittimità della richiesta degli eredi di Giacinto Mattiazzi, fissando un indennizzo pari 950mila euro per una serie di beni e proprietà a Sebenico. Città non inclusa nell’ex zona B, ma rientrante nel novero dei territori ceduti. E quindi collegabile alla legge 137 del 2001.

La sentenza è destinata ad avere forte riscontro tra gli esuli, non solo per l’ammontare del risarcimento ma perché si tratta di una decisione che potrebbe aprire una nuova strada verso il riconoscimento di un risarcimento aggiornato.

Non può certo definirsi aggiornato, invece, il risarcimento che il ministero delle Finanze ha inviato nelle ultime settimane a Sergio Carciotti, profugo da Umago. Una lettera raccomandata annunciava il risarcimento, ma per una casetta sul mare vicino a San Lorenzo di Daila, e un terreno agricolo di ottomila metri quadrati con 90 ulivi e 450 viti, il Governo ha liquidato 2.146,39 euro. La casa tra l’altro venne abitata anni fa dal fratello dell’allora presidente croato Franjo Tudjman.

Carciotti ha pensato a un errore di battitura, ma poi ha scoperto che a lui e a sua sorella Liliana spettavano rispettivamente 834,71 euro, mentre a una nipote erano stati destinati 476,97 euro. Nella stessa lettera veniva sottolineato che la somma di 2.146,39 euro è collegata alla valutazione, riferita al 1938, di lire 12.950 per la casetta e in lire 7.830 per il terreno, effettuata dall’Ufficio tecnico erariale.

Superata la rabbia e lo sconcerto, Liliana e Sergio Carciotti hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministero delle Finanze, Dipartimento del Tesoro: «Riteniamo che la somma propostaci di euro 2.146,39 sia irrisoria e offensiva: copre a malapena le spese sostenute in questi lunghi anni. Respingiamo l’attuale elemosina offertaci dallo Stato italiano e rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi per un congruo e definitivo risarcimento. Con amarezza».

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