In ricordo del poeta e amico istriano Gianclaudio de Angelini

Ci ha lasciato un testimone eccellente della cultura rovignese a Roma  

Lo so bisogna andare avanti
ma ostinato come un mulo
io resto in questa strada
che non calpesta più nessuno

I siè a ga vol fei vanti
ma doûro  cume el samier
mei i riesto in quista cal
ca nu fulpia pioûn nìgoûn

(da Echi di una terra profonda)

Si è spento a Roma dopo brevissima malattia il nostro Gianclaudio de Angelini (1950-2022), esule da Rovigno d’Istria.

Gianclaudio aveva solo due anni quando con la famiglia giunse profugo a Gaeta nella Caserma “Enrico Cosenz”. Dopodiché intorno al 1954 si stabilì a Roma, in zona Cinecittà. In quegli anni perse il padre per un male incurabile, un dolore che seppe sublimare in alcune sue poesie composte in età adulta.

Nel 1958, sua madre Pasqualina riuscì a ottenere un piccolo alloggio al Villaggio Giuliano Dalmata di Roma  (in zona EUR-Laurentina) e da allora il destino di Gianclaudio si legò indissolubilmente alla comunità giuliano-dalmata di Roma.

L’attività artistica di Gianclaudio è stata raccolta l’anno scorso in un bel volume di poesie “Gli occhi di Lavinia” (Oltre edizioni, 2021) grazie all’interessamento dello scrittore fiumano Diego Zandel. Non c’è stato il tempo di promuovere adeguatamente con Gianclaudio il suo recente libro, preziosa raccolta di ricordi e riflessioni di una vita. Programmavo con lui di compiere il prossimo autunno un viaggio a Rovigno (ove il libro era stato altresì presentato presso la Comunità degli Italiani lo scorso settembre durante il raduno della Famìa Ruvignisa, Ndr), Pola, Fiume e Zara, per presentarlo nelle nostre comunità presenti in quelle città.

Il destino, però, ha sancito diversamente indicando una via a noi oscura e imperscrutabile.

Gianclaudio avevo vinto il premio di Poesia Vernacolare “Laurentum” nel 1997 e nello stesso anno pubblicò insieme all’amico Marino Micich un volumetto di poesie dal titolo “Poesia dell’esodo a due voci”. Nel 2010 fece seguito la sua prima raccolta poetica “Zbreinduli de biechi-Brandelli di stracci” che vinse, successivamente, il primo premio della sezione poesia del concorso letterario “Loris Tanzella”, indetto dal Comitato provinciale di Verona dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Cultore dell’espressione ermetica in poesia compose in stile “Haiku” alcune poesie poi pubblicate nella collana Hanami (Edizioni della Sera).

Gianclaudio è stato anche molto attivo nel mondo associativo dell’esodo giuliano-dalmata, ricoprendo la carica di vice-presidente dell’Associazione per la cultura fiumana istriana e dalmata nel Lazio, consigliere della Società di Studi Fiumani e quindi di consigliere dell’Ass.ne Venezia Giulia e Dalmazia di Roma. Inoltre è stato co-fondatore  della Mailing List Histria nonché ideatore del premio letterario indetto per gli studenti della minoranza italiana in Istria. Dal 2018 redattore del giornale “La Voce della Famìa Ruvignisa” . Molto interessante e ricca la sua attività di conferenziere in vari circoli culturali e nelle scuole. Convinto assertore della cultura del dialogo con la terra di origine ha partecipato a numerose conferenze in vari ambiti, organizzate dall’Archivio Museo storico di Fiume-Società di Studi Fiumani e dall’Anvgd di Roma, dedicate a questo argomento sin dal 1998.  

Con la scomparsa di Gianclaudio ci è venuto a mancare, un amico sincero,  una voce limpida e nostalgica della nostra cultura trapiantata a Roma; ma con le sue opere, ne siamo certi, egli continuerà ad ispirare negli anni a venire la conoscenza e l’amore per la terra istriana alle generazioni future.

Che la terra ti sia lieve, caro Amico di tutti noi.

Marino Micich
Direttore Archivio Museo storico di Fiume  

*

Addio a Gianclaudio de Angelini

La notizia ha lasciato sorpesi e sconcertati tutti coloro che lo conoscevano. Nella notte tra mercoledì e giovedì è venuto a mancare all’improvviso l’esule rovignese Gianclaudio de Angelini. L’ultimo post sul suo profilo Facebook mercoledì all’alba: erano le 6.15. Giovedì alle 10, un messaggio di Giuliana Donorà dava a tutti la triste notizia: “Stanotte è venuto a mancare Gianclaudio de Angelini, scrittore e poeta originario di Rovigno. Un’altra foglia che cade dal nostro albero istriano, che lascia sgomento e vuoto. Che il Signore lo accolga nel suo regno”.

Si è spento all’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
Membro del direttivo della Società di Studi fiumani – Archivio Museo di Fiume che ha sede al quartiere Giuliano-Dalmata di Roma dal 1995 e vicepresidente dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, promotore di un’infinità di iniziative culturali, grande sostenitore del riavviciamento tra esuli e rimasti, Gianclaudio de Angelini ha pubblicato saggi, articoli e partecipato a conferenze nell’ambito della storia e della cultura della sua terra d’origine. Nell’aprile del 2000, insieme ad Axel Famiglini e ad altri esuli e rimasti, fu uno dei fondatori della Mailing List Histria, uno dei primi gruppi in Internet creato come punto d’incontro per gli istriani esuli e non e per tutti coloro che amano l’Istria e ideatore dell’omonimo Premio letterario indetto per i ragazzi delle Comunità italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Nato il 19 dicembre del 1950 a Rovigno, esule dalla sua città natale dal 1.mo agosto del 1951 (suo padre Armando de Angelini, del 1923 e sua madre Pasquina Benussi, del 1929, con lui che non aveva ancora un anno la lasciarono in treno raggiungendo Trieste e da lì al Campo di smistamento di Udine, da dove, dopo circa una settimana, vennero dirottati al Campo profughi di Gaeta nella caserma “Cavour” sita nel quartiere vecchio di Sant’Erasmo) dal 1953 risiedeva a Roma nel Villaggio Giuliano. Qui nel febbraio del 1957 alla famiglia venne assegnato un alloggio. Tornato per la prima volta a Rovigno nell’estate del 1960 iniziò da tale data a interessarsi della storia, del dialetto e delle tradizioni della sua terra d’origine.
”L’esodo fu uno strappo che ho metabolizzato poco a poco incominciando a tornare nei primi anni ‘60 con i miei nonni a Rovigno, dove avevamo ancora tre case amiche: tre sorelle di mia nonna e ancora tanti rovignesi. Fu così che ne assorbii la lingua e le tradizioni, aiutato anche dal fatto di vivere a Roma nel Villaggio Giuliano” – dirà in un’intervista concessa nel giugno dell’anno scorso a Giuseppe Iannozzi.
Nel 1997 si piazzò al primo posto al Premio di poesia Laurentum, nella Sezione in vernacolo, con “El seîgo da pera”, componimento in istrioto rovignese. In quello stesso anno pubblicò il volumetto “Poesia dell’esodo a due voci” insieme a Marino Micich, figlio di esuli dalmati, con la prefazione di Amleto Ballarini (recensito anche sulla rivista letteraria La Batana pubblicata dall’EDIT). Si è sempre dedicato alla poesia di stampo lirico intimista e, spinto dall’amore per la cultura giapponese, negli ultimi tempi aveva cercato la via degli haiku sentendoli particolarmente affini al suo sentire e alla sua poesia naturalmente predisposta al verso breve. Li pubblicava sul suo profilo Facebook. Se ne accorse lo scrittore di origini fiumane Diego Zandel, da sempre suo buon amico (frequentarono la stessa scuola elementare) che gli propose di pubblicarli in una raccolta. E così uscì “Gli occhi di Lavinia” (Oltre edizioni). Da oltre quarant’anni, inoltre, Gianclaudio stava lavorando con grande amore e pazienza alla compilazione di un dizionario enciclopedico rovignese-italiano.
Dal 2019 redattore della “Voce della Famia Ruvignisa”, il bimestrale della diaspora rovignese, sul blog www.solomente.it De Angelini, che qui si descrive con tre aggettivi (pigro, ostinato, ironico) scriverà: “Ho vissuto la mia condizione di déraciné non completamente a casa nella natìa Rovigno, sempre più croatizzata, non completamente a casa a Roma. Devo dire che vivere nel Villaggio Giuliano di Roma, dove trovarono casa quasi 2.000 esuli istriani, fiumani e dalmati, mi ha consentito di crescere mantenendo vivo il retaggio culturale della mia terra d’origine ma, ovunque vivessi, sentivo in me la mancanza di qualcosa e la risposta a questo sentimento di privazione è stata la poesia. I versi mi hanno seguito in tutte le fasi della mia vita sia nelle poesie in italiano che in quelle nel dialetto istrioto, una riconquista difficile ma ancor più preziosa essendo una lingua oramai in via di estinzione”.
E anche il suo sito, all’indirizzo http://digilander.libero.it/arupinum/, l’ha dedicato a quelle che erano le sue passioni più grandi: la poesia, la sua città natale e la storia della sua famiglia. Nel settembre dell’anno scorso, per la preziosa attività letteraria e culturale a sostegno dell’italianità istriana, Gianclaudio de Angelini venne premiato con una Targa ricordo dalla Famìa ruvignisa.

Roberto Palisca
Fonte: La Voce del Popolo – 04/06/2022

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