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In morte di un’amica vera, Pit non c’è più (L’Arena di Pola 30 gen)

Questa è la realtà, per Piero il Natale peggiore della sua vita. La sua donna muore proprio al primo mattino di un giorno di festa, Lei che amava vivere come se ogni giorno fosse radioso, come la sua persona, piena di vitalità e di curiosità. Avvicinarsi alla gente per lei era una gioia e trasmetteva all'interlocutore quello stesso sentimento. Dinamica, vivace, attenta a cosa stava succedendo intorno a lei, assorbiva tutto permeando ogni cosa con un raro ottimismo facendo valere anche una banalità. Pur essendo espansiva ed estroversa, era riservata nei sentimenti ed assolutamente fidata nel mantenere un segreto, che comprendeva al volo. Il suo sguardo era al contempo intelligente, illuminante e, se mi si permette, fanciullesco perché puro, mai invadente. Lei era pronta sempre non solo ad ascoltare passivamente ma a darti il suo giudizio, non soffocante ma liberatorio e validissimo. Per questo noi non ti possiamo dimenticare, dolce e tenera PIT e non vogliamo che nessuno ti dimentichi, perché fai parte della grande famiglia istriana e non, e per questo sei stata immolata nel giorno in cui si esalta la Famiglia divina nella mitica stalla. Ma, permettimi, ora tu sei tra le stelle e fra le più lucenti. Ci vedi e noi tentiamo di scorgerti bella come sempre. Accogli il nostro amoroso ricordo di tutto cuore. E PER SEMPRE!

Romana De Carli Szabados

 

Mio caro Piero,

leggo solo ora la tua lettera, mi dispiace tanto non aver aperto la posta ieri, quando mi scrivevi queste parole e io ne ero ignara. Il distacco terreno da una persona che si ama con questa intensità, e dalla quale si è con altrettanta intensità amati, è il momento del dolore e dello strazio. Ma io ti prego di tenere bene a mente e nel cuore una certezza, e cioè che Pinuccia, la parte vera di lei, non può essere sparita con tutto il suo bagaglio di sentimenti, idee, intelligenza, gusti, affetti, umori… Lei C'È, solo il corpo ora si è separato, ma tutto l'insieme di LEI, quello che chiamiamo anima, sta sperando solo che tu non soffra (come a parti invertite vorresti tu per la tua Pit, se ad andartene fossi stato tu), e ti attende per un'eternità da vivere insieme. Ve l'eravate giurato, ora tu cerca di trovare la forza per continuare a vivere in pienezza gli anni che dovrai passare sulla terra senza di lei, perché così lei ti chiederebbe di fare.

Sii certo che un giorno lontano vi ricongiungerete. Se n'è andata da qualche parte, dici tu, e nessuno di noi ha mai saputo dove, ma c'è una cosa che tutti, credenti o non credenti, dobbiamo assolutamente ammettere: il corpo muore, ma NON PUÒ essere morta anche Pinuccia, si può spegnere la carne ma tutto ciò che lei ERA, provava nel cuore e nel pensiero, naturalmente non si può spegnere: quello resta ed è Pinuccia, che d'ora in poi pregherà per te.

Credimi, non sono parole consolatorie! Ti abbraccio con tanto affetto e ti chiedo di provare a rileggere questa mail, quando ne avrai voglia e forza, meditando su quanto ti dico con assoluta certezza! Un bacio, Piero, a te e a Pit, che ora è tanto serena.

Lucia Bellaspiga

 

Ringrazio di cuore tutti quelli che mi sono stati vicini in questo doloroso momento. Pit, al mio fianco, è stata per anni una valida collaboratrice della nostra ARENA. Non aveva solo sposato un istriano, ma anche il suo passato di sofferenze. Era una persona dolce, buona, disponibile e generosa.

Non era nata in Istria, ma su «…quella sponda del lago di Como che volge a mezzogiorno…» di Manzoniana memoria. Tuttavia prima di morire aveva espresso il desiderio di presentarsi a Dio con al collo il fazzoletto con lo scudo, simbolo della nostra terra, proprio quel triangolo blu con la «Cavra».    

Piero Tarticchio

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