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Il Piccolo – 291207 – Schengen: gli errori di Lacota

Ho letto con grande sgomento la lettera di Massimiliano Lacota, Presidente dell'Unione degli Istriani, inerente la caduta del confine con la Slovenia e pubblicata sul Piccolo del 21 dicembre scorso. Dopo un lungo preambolo, mi spiace dirlo, venato di una certa dose di ipocrisia, il signor Lacota rivela il suo pensiero di fondo e tira una stoccata al sindaco Dipiazza e agli altri politici presenti alle celebrazioni tenutesi a Fernetti il giorno 20. In sintesi: male hanno fatto a festeggiare – nemmeno un minimo spazio per noi in quel frangente – sarebbe stato meglio per loro partecipare alla marcia silenziosa unita alla fiaccolata da noi organizzata!
Fortunatamente le cose non sono andate come si augurava il signor Lacota; a Fernetti e su altri valichi migliaia di persone hanno giustamente preferito festeggiare, sindaco in testa, mentre alla marcia silenziosa hanno partecipato solo 300 persone tra le quali i soliti cupi e rancorosi volti dell'inossidabile destra triestina.
Che il buon sindaco Dipiazza abbia dedicato un intervento agli Istriani sul Piccolo, quasi chiedendo scusa per la sua presenza a Fernetti e che altri politici (anche di sinistra) abbiano mandato messaggi di partecipazione alla marcia evidentemente a qualcuno non è bastato, mentre a mio avviso questi
gesti sono apparsi più che significativi e indici di una buona sensibilità. Viceversa del tutto irresponsabile sarebbe stata l'assenza del sindaco in una simile occasione! Mi lascia veramente perplesso che il Presidente dell'Unione degli Istriani abbia pensato il contrario.
Voglio essere sincero con il signor Lacota: da triestino sono francamente stufo del piangersi addosso di certe associazioni degli esuli legate ad ambienti pericolosamente nazionalistici e che fin troppo potere e influenza sulla politica locale e nazionale hanno avuto fino ad ora. Come ha detto
giustamente Paolo Rumiz in un'intervista a questo quotidiano, i veri confini sono principalmente psicologici e la caduta della frontiera non risolverà per miracolo i problemi di Trieste; dipenderà tutto dall'apertura mentale della gente, specie dei più giovani. Sarebbe quindi opportuno, anzi
fondamentale, incominciare a dare il buon esempio a questa città (che ha pagato a carissimo prezzo decenni di nefasta italica politica internazionale) evitando se possibile, in finalmente felici occasioni
internazionali come questa, marce silenziose con relative facce da funerale. Grazie.
Davide Raseni

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