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Il Piccolo – 280308 – Napolitano: sulle foibe nessuna concessione

di Francesco Fain

GORIZIA «Al presidente croato Mesic non ho concesso niente sulla tragedia delle foibe».
Una frase breve ma densa di significati. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a parlare, ieri mattina, del destino dei deportati. L'ha fatto – non a caso – a Gorizia, una delle terre più colpite da quest'immane tragedia che presenta, ad oltre 60 anni di distanza, ancora molti lati oscuri. Non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali (la visita era «strettamente personale») ma ha fatto questa confidenza al sindaco di Gorizia, Ettore Romoli: confidenza che è stata poi resa pubblica dallo stesso primo cittadino. Tutto è nato da una frase dello stesso Romoli in cui manifestava a Napolitano «l'apprezzamento della città per le parole di netta condanna della tragedia delle foibe. Parole che scatenarono le ire del presidente della Repubblica croato». È stato a quel punto che il Capo dello Stato ha dichiarato di non aver «concesso nulla a Stipe Mesic».
Si riferiva chiaramente alle esternazioni che fecero sfiorare lo scontro diplomatico con la Croazia. Era il 10 febbraio 2007: Napolitano citò recenti ricerche per dire che al confine orientale dell'Italia, dopo l'8 settembre 1943, migliaia di italiani furono vittime di un «moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse in tutto nel trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Su questo passaggio si appuntò la reazione croata. Mesic ci vide elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico. Altri lamentarono l'uso del termine «slavo». la Farnesina e il lavoro diplomatico permise di chiarire alcune incomprensioni e di chiudere l'incidente con uno scambio di lettere cordiali. Nel febbraio scorso, Napolitano era – però – tornato ad affrontare l'argomento. Celebrando nuovamente il Giorno del ricordo nel Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, ribadì chiaramente che «le Foibe furono pulizia etnica.
E pace per le reazioni inconsulte che vennero da fuori Italia al mio discorso di un anno fa».
Tutti elementi che hanno fatto da sfondo alla visita di Giorgio Napolitano a Gorizia. «Confesso che il tema non era all'ordine del giorno se non fosse che proprio ieri 'Il Piccolo' ha pubblicato sulle
pagine di Gorizia l'appello forte di Clara Morassi Stanta, presidente del Comitato congiunti dei deportati in Jugoslavia. Facendo riferimento al contenuto di quell'articolo – spiega il sindaco Romoli
– ho voluto chiedere a Napolitano il suo impegno affinché si aprano, se ci sono, tutti gli archivi per mettere la pietra tombale su una tragedia (quella delle foibe) che ha gettato nella disperazione tante famiglie. E devo dire che ho trovato nel Capo dello Stato un ascoltatore attento». Nessun impegno formale, quindi, ma tanta attenzione alle richieste del sindaco di Gorizia.
E a confermare la sua comprensione per il passato di sofferenza di questa terra, il Capo dello Stato ha voluto scrivere queste parole sul libro d'onore del Comune di Gorizia. «Rendo con senso di grande
partecipazione il mio omaggio alla città di Gorizia nel ricordo delle sue sofferenze e del suo sacrificio in diverse stagioni della nostra storia».
Nel corso del secolo scorso, Gorizia, il suo territorio e i suoi abitanti sono stati protagonisti di varie tragedie storiche, da quelle della Prima Guerra Mondiale a quelle dell'ultimo conflitto, al quale
seguirono, a partire dal maggio 1945, il dramma delle deportazioni e quello delle foibe. Durante la visita in municipio, Napolitano si è anche soffermato brevemente sia davanti alla lapide in pietra che ricorda proprio i dipendenti comunali deportati e scomparsi nelle foibe, sia davanti alla targa che ricorda l'attribuzione della Medaglia d'oro al Valor militare alla città di Gorizia.

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