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Il Piccolo – 240408 – La vacanza a Punta Verudella sbarca alla Corte Europea

POLA Sta aprendo un caso internazionale la vicenda del 25enne Giuseppe
Monsurrò, cittadino italiano di Napoli, che nell'agosto del 2007 è stato
arrestato mentre si trovava in vacanza nell'insediamento di Punta Verudella
assieme alla famiglia e a un gruppo di amici. Secondo le autorità croate il
giovane e un gruppo di amici vennero arrestati per la violenta risposta e
reazione all'invito di un addetto alla security del villaggio a smetterla di
fare baccano nel bungalow considerata l'ora tarda, erano infatti le 23
passate.
«Il sorvegliante – così i fatti come raccontati dalla questura – è
stato,aggredito fisicamente e buttato fuori dal bungalow. Lo stesso
trattamento è stato riservato a due agenti di polizia chiamati in aiuto, uno
dei quali finito all'ospedale con l'avambraccio spezzato nella colluttazione
con i focosi ospiti italiani. Alla fine gli agenti sono riusciti a
neutralizzare i turisti portandoli tutti alla centrale».
«Nei loro confronti – prosegue la questura – è stata spiccata denuncia per
resistenza a pubblico ufficiale nell'espletamento dei suoi doveri. Tutti i
componenti del gruppo avevano fatto registrare il tasso alcolemico 0».
Sette turisti del gruppo vennero rilasciati dopo esser stati ascoltati dal
giudice,gli altri cinque furono trattenuti in carcere con Giuseppe Monsurrò
venutosi a trovare nella posizione più delicata. Mentre gli altri 4 vennero
rimessi in libertà pochi giorni dopo ,il giovane napoletano è rimasto in
carcere infatti per 42 giorni. Fu fatto uscire dopo il pagamento della
cauzione pari a 40.000 euro.
Diametralmente opposta la versione dell'accaduto raccontata dalla stesso
Monsurrò: «Il giorno dell'arresto era l'ultimo di una vacanza
sostanzialmente tranquilla a parte qualche problema con la security del
villaggio che non ci vedeva di buon occhio. Si erano infatti registrati casi
di donne importunate e ferimento di alcuni ospiti italiani. Quella sera
volevamo guardare un film su lettore dvd portatile dalla scarsa potenza
acustica che quindi non poteva arrecare alcun disturbo o fastidio quando
alcuni vigilantes fecero irruzione nel bungalow intimandoci di uscire. Poi
hanno cominciato a offenderci e chiamato la polizia, arrivata sul posto in
tenuta antisommossa. All'arrivo degli agenti si era creato un clima
concitato e animato e ad un certo punto un poliziotto ha dato una
manganellata a una donna. Il marito nel tentativo di difenderla è stato
picchiato selvaggiamente. Anch'io sono stato aggredito brutalmente e i
maltrattamenti sono continuati nel cortile della questura».
Del caso a cominciato a interessarsi Secondo Protocollo una Onlus che ha
come obbiettivo la difesa dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo.
Secondo Protocollo ha infatti inoltrato una denuncia contro la Croazia, su
mandato dello stesso Monsurrò, presso la Corte Europea dei Diritti Umani,
per gravi violazioni del diritto perpetrate dalle autorità croate.
A seguito di diverse indagini condotte da Secondo Protocollo e dai legali di
Monsurrò, è infatti emerso che «la pratica di arrestare cittadini italiani
per poi costringerli a pagare un riscatto, che le autorità croate chiamano
cauzione, è molto diffusa in Croazia».
p. r.

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