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Il Piccolo – 030108 – Zona ittica: Roma boccia Zagabria

di Mauro Manzin

TRIESTE È la cosiddetta «zona ecologico-ittica» (Zerp), unilateralmente
proclamata dalla Croazia in Adriatico, che dal 1 gennaio scorso è entrata in
vigore anche per i Paesi Ue il primo scoglio da affrontare per la presidenza
slovena dell'Unione europea. Problema che per Lubiana assume un valore
bilaterale, in quanto coinvolge lo scottante tema della definizione del
confine marittimo con Zagabria nel golfo di Pirano, ma, allo stesso tempo,
multilaterale visto che mette a rischio il processo di adesione della
Croazia all'Unione stessa.
Secondo fonti diplomatiche il presidente del Consiglio, Romano Prodi è
rimasto molto insoddisfatto delle dichiarazioni fatte in merito dal premier
croato Ivo Sanader il quale ha espressamente detto che l'entrata in vigore
della «zona» «non costituirà un grande problema per l'Italia». Secondo Prodi
la dichiarazione unilaterale dell'entrata in vigore della Zerp, seppure a
tutt'oggi sia valevole solo sulla carta come si affannano a precisare fonti
diplomatiche croate, potrebbe in futuro diventare una concreta minaccia per
gli interessi degli altri Stati.
E in merito all'applicazione della zone economica esclusiva da parte della
Croazia a partire dal 1 gennaio, Tonino Giardini, responsabile del
coordinamento interregionale centro-nord Adriatico armatori della pesca, ha
inviato una nota al sottosegretario alla Pesca Guido Tampieri e alla
segreteria del ministro per le politiche agricole De Castro in cui richiede
di conoscere i nuovi limiti di operatività della riserva croata. «La
sottovalutazione del problema e la mancanze di conoscenza dello stesso da
parte del centro peschereccio – commenta Giardini – potrebbe spingere la
flotta peschereccia adriatica d'altura verso incresciose situazioni, che
potrebbero essere causa anche di eventi straordinari e luttuosi come
avvenuto in un non lontano passato». Giardini sollecita un «incontro
urgente» al fine di «evitare deprecabili conseguenze per la flotta
peschereccia nazionale, già colpita da altri problemi mai risolti e che sono
da mesi sul tavolo delle richieste proposte della categoria al ministero ed
all'Unione europea».
Finora i pescherecci italiani e sloveni continuano ad avere campo libero. I
24 mila chilometri quadrati su cui la Croazia ha esteso i propri diritti
esclusivi sullo sfruttamento della pesca e delle risorse del suolo e
sottosuolo marino (fino alla linea epicontinentale dell'Adriatico) non sono
ancora controllati dalle forze militari e di polizia. Zagabria poi non
dispone neppure di un servizio di Guardia costiera. Nessuna direttiva
precisa in merito, ad esempio, è giunta alla Capitaneria di Fiume. Sulla
carta è previsto però che da lunedì prossimo la Zerp venga pattugliata da
unità della Marina militare croata e, successivamente, da forze di polizia a
bordo della nave «Vis».
La Slovenia, intanto, che presiede l'Unione europea non ha scelto la linea
dura e non ha bloccato le trattative di adesione della Croazia all'Ue, come
conferma lo stesso ministro degli Esteri, Dimitrij Rupel. A Zagabria sarà
data, dunque, ancora una possibilità di revocare l'attivazione della «zona
ecologico-ittica». «Siamo disposti ad aspettare che a Zagabria sia
costituito il nuovo Parlamento e sia insediato il nuovo governo», ha detto
Rupel. «Non possiamo comunque prescindere – ha precisato – dal fatto che nel
2004 la Croazia si era impegnata con Slovenia, Italia e Commissione europea
a non applicare le limitazioni delle zona ittica per i Paesi dell'Unione
fino a quando non sarà trovata un'intesa comune». Lubiana ha deciso dunque
di mantenere la pressione su Zagabria, ma anche di concedere qualche
settimana di tempo al Paese vicino, affinchè possa essere lo stesso
Parlamento croato, che nel dicembre del 2006 aveva votato l'attivazione
della zona ittica a partire dal gennaio 2008, a revocare, o perlomeno
sospendere, la propria decisione. La seduta costitutiva del Parlamento
croato è stata fissata per l'11 gennaio, e subito dopo, entro il giorno 15,
dovrebbe essere votata la fiducia al nuovo esecutivo del premier Ivo
Sanader. Secondo il ministro degli Esteri sloveno, bisogna aspettare che si
mettano in funzione i meccanismi dell'Unione europea. A prima vista questi
meccanismi possono sembrare lenti, ha aggiunto Rupel, ma sono molto
efficaci. E le conseguenze per la Croazia potrebbero essere «molto
negative». Sui rischi cui va incontro Zagabria è stato molto chiaro, solo
pochi giorni fa, anche il Commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn.
Per evitare ripercussioni negative sul negoziato per l'adesione all'Ue, ha
dichiarato Rehn, la Croazia non deve applicare «alcuna parte» della sua
«zona ecologico-ittica». La Slovenia, in particolare, sostiene che non è
possibile definire alcuna area di tutela del mare senza prima risolvere il
problema del confine marittimo sloveno-croato. La prossima mossa spetta ora
a Zagabria dove però sono risuonate minacciose le parole dell'ex
ambasciatore croato a Roma e docente di diritto pubblico internazionale,
Davorin Rudolf, il quale ha dichiarato che «tutti i Paesi dell'Europa
comunitaria devono ora attenersi alle nostre regole nel mare Adriatico,
regole che si basano – secondo Rudolf – sulla Convenzione Onu sul diritto
marittimo». «Questo documento – ha concluso – obbliga la Croazia a
consentire ai Paesi vicini la pesca delle quote ittiche in eccedenza, in
base a precisi accordi e tramite il pagamento di equi indennizzi».

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