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I fucilati di Basovizza (Il Piccolo 04 ago)

LETTERE

Nella sua lettera apparsa sulle «Segnalazioni» del 14 luglio Marko Bidovec afferma che nel mio intervento del 23 maggio scorso non mi sarei chiesto la causa della scelta terroristica dei quattro giovani fucilati a Basovizza il 6 settembre 1930. In realtà ho condannato sia la violazione dei diritti nazionali di sloveni e croati da parte del fascismo sia l’operato della Borba-Tigr. Lo scontro nazionale a Trieste non iniziò nel 1920, ma nel 1868, quando alcuni sloveni filo-asburgici del circondario sostenuti da altri del Battaglione Territoriale repressero una manifestazione italiana uccidendo Rodolfo Parisi e Francesco Sussa. Senza contare l’incendio del «Piccolo» e gli altri atti «squadristici» del maggio 1915…

Ho scritto che nel Regno di Jugoslavia la dittatura fu instaurata «il 6 gennaio 1929». Non so quindi dove Bidovec abbia letto «1926».

La Borba-Tigr non fu un’organizzazione terroristica? Liberissimo Bidovec di definire «ragazzi-eroi» i quattro che con il loro attentato al «Popolo di Trieste» causarono un morto e tre feriti e di esaltare chi effettuò altre azioni violente contro cittadini di lingua sia italiana sia slovena e contro scuole, asili, ricreatori, caserme e depositi di armi. Io non considero eroi quanti compiono crimini, non approvo l’odio e la vendetta e non giustifico nemmeno le devastazioni di alcune sedi filo-titoiste attuate nel novembre 1953 in città.

Come reagirebbero i triestini al disegno di «annientamento»? Certo è che nel 1945 non si ribellarono in armi alla pesante occupazione jugoslava. Noi italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia che abbiamo preferito alla lotta armata la paziente sopportazione delle angherie prima e l’esodo poi siamo stati oggetto di quell’«annientamento» che invece sloveni e croati hanno evitato, tanto che loro oggi sono a casa propria e noi no.

Paolo Radivo

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