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Fiume ricorda la sua Marisa Madieri (Voce del Popolo 02 apr)

Uno stile delicato e un'innata raffinatezza hanno contraddistinto la sua esistenza: la sua prematura scomparsa non è riuscita a far dimenticare ai lettori la ricchezza dell'esperienza umana e letteraria di Marisa Madieri. E oggi la sua città natale, a poco meno di tre lustri dalla morte della scrittrice, la ricorda con una lapide che verrà scoperta mercoledì 7 aprile sulla facciata della casa dell'infanzia fiumana, nell'ex via Angheben 8 (oggi Zagrebačka). Qualche caseggiato più in là, lo stesso giorno, a Marisa Madieri sarà dedicata pure una serata letteraria. Si svolgerà nella sede della Comunità degli Italiani, a Palazzo Modello. L'omaggio alla Madieri è un'iniziativa promossa dal Consiglio cittadino della minoranza italiana. Vi prenderà parte, oltre a Giacomo Scotti, lo scrittore e germanista triestino, Claudio Magris, consorte della Madieri.

Dunque, dopo Irma Gramatica (Fiume, 25 novembre 1870 – Firenze, 14 ottobre 1962), famosa attrice, un'altra donna di cultura fiumana, italiana, torna simbolicamente a calcare la scena del capoluogo quarnerino. E anche per Marisa Madieri si tratta purtroppo del rientro postumo di un'anima che le avversità del secondo dopoguerra hanno fatto allontanare, costringendo a un doloroso esilio, allo sradicamento, condizione quest'ultima descritta nella sua opera letteraria.
"[…] Tra il 1947 e il 1948 a tutti gli italiani rimasti ancora a Fiume fu richiesta l'opzione: bisognava decidere se assumere la cittadinanza jugoslava o abbandonare il paese. La mia famiglia optò per l'Italia e conobbe un
anno di emarginazione e persecuzioni. Fummo sfrattati dal nostro appartamento e costretti a vivere in una stanza con le nostre cose accatastate. I mobili furono venduti quasi tutti in previsione dell 'esodo. Il papà perse il posto e, poco prima della partenza, fu imprigionato per aver nascosto due valige di un perseguitato politico che aveva tentato di espatriare clandestinamente e, catturato, aveva fatto il suo nome. [… ] Questi mesi di vita sospesa, non più a casa e non ancora del tutto altrove, furono da me vissuti con un profondo senso di irrealtà, non con particolare sofferenza. Giocavo con mia sorella sul marciapiede sotto la nostra nuova casa, a "porton"', con la palla con la corda, fraternizzavo con i gatti del rione che conoscevo uno ad uno, andavo a trovare il nonno al caffè Sport e i miei vecchi amici nella casa vera e, per la prima volta, mi spingevo da sola lontano, ad esplorare una città che fino allora avevo poco conosciuta. Ero più grande, più riflessiva e matura. E così che ricordo la mia Fiume – le sue rive ampie, il Santuario di Tersatto in collina, il teatro Verdi, il centro dagli edifici cupi, Cantrida – una città di familiarità e distacco, che dovevo perdere appena conosciuta. Tuttavia quei timidi e brevi approcci, pervasi di intensità e lontananza, hanno lasciato in me un segno indelebile. Io sono ancora quel vento delle rive, quei chiaroscuri delle vie, quegli odori un po 'putridi del mare e quei grigi edifici. Per molti anni, dopo l'esodo, non ho più rivisto la mia città e l'ho quasi dimenticata… […]

Marisa Madieri ha narrato l'odissea della sua vita nel romanzo "Verde acqua" (da cui sono tratti questi passi), scritto in forma di diario. L'opera racchiude la sua infanzia e adolescenza, la sua formazione segnata dall'esperienza dell'esodo da Fiume, dove è nata e ha vissuto fino a undici anni. Sono pagine semplici, eppure dense, arricchite dalla presenza di numerosissime figure familiari – le nonne, le zie e gli zii – da qualche amicizia e dagli incontri, anche brevi, con persone diversissime spesso di umili origini. Il libro & egrave; stato tradotto in croato, spagnolo, francese, tedesco, polacco, sloveno e inglese. La casa editrice EDIT, in collaborazione con la Durieux di Zagabria, ha pubblicato invece un altro suo romanzo, "La radura".
"Verde Acqua" e "La Radura" sono i più grandi capolavori di questa scrittrice nata a Fiume nel 1938 e morta a Trieste nel 1996, diventata un pezzo della letteratura italiana del Novecento. Nel 2007 ha vinto il prestigioso "Premio Napoli Speciale" – per la prima volta assegnato a una donna -con il suo ultimo romanzo, incompiuto, "Maria". Claudio Magris di lei ha scritto: "Siamo profondi, ridiventiamo chiari. Queste parole di Nietzsche – tanto care a Saba, che lei sentiva come un'ideale descrizione della sua stessa poesia – possono definire anche le pagine di Marisa Madieri. Più volte la critica ne ha sottolineato la tersa e spietata trasparenza, che lascia apparire integralmente l'oscuro fondo della vita nella limpida superficie delle cose così co me sono, acqua cristallina sul cui specchio si disegna la tortuosa geometria delle cavità sottomarine."

Ilaria Rocchi

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