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Esuli, perso il bonus di 20 euro sulle pensioni (Il Piccolo 16 nov)

di CLAUDIO ERNÈ

Sono con le spalle al muro tremila profughi istriani e dalmati e qualche centinaio di ex combattenti triestini che dal 1985 avevano acquisto il diritto a una perequazione automatica delle loro pensioni, in gran parte minime. Ventiquattro anni fa erano state concesse loro 30 mila lire al mese che sarebbero automaticamente aumentate di anno in anno in base all’indice Istat sul costo della vita. Oggi grazie agli aggiornamenti calcolati sul potere di acquisto sarebbero poco più di 20 euro. Questo diritto, riaffermato dalla Corte di Cassazione, è stato loro negato da una successiva legge votata dal Governo Prodi che – per salvare le casse pubbliche dal naufragio – ha varato un supporto normativo che ora consente all’Inps di vincere tutte le cause in cui era stata trascinata dai profughi istriani e dagli ex combattenti. L’ultima sconfitta per i pensionati, è stata sancita dalla Corte d’appello di Trieste che in base alla legge interpretativa non ha potuto far altro che dare loro torto.

Ecco perché tremila e più persone anziane e non ricche sono con le spalle al muro. La legge italiana non lascia loro alcuna speranza per un futuro esito favorevole delle eventuali cause intentate all’Inps e qualcuno medita già di ricorrere alla Corte europea di Giustizia dove il nostro Paese è di casa perché deve difendersi per le continue violazioni di legge che gli vengono contestate. Ma anche una vittoria in sede europea non risolverebbe il problema economico di questi anziani che vivono di pensioni minime o poco più. L’Italia sarebbe condannata ma la sentenza difficilmente potrebbe costringere l’Inps a pagare il dovuto.

Ma andiamo con ordine. Il provvedimento del Governo Prodi che sta alla base di questa ingiustizia, fa parte della legge finanziaria del 2007. È composto da un solo articolo in cui – come spiega l’avvocato Gianfranco Ziani, legale di un buon numero di pensionati-profughi istriani – viene fornita l’interpretazione autentica del provvedimento del 1985. In sintesi il passato Governo ha sostenuto di non avere i soldi per pagare quanto prevedeva l’originaria norma del 1985, quella della perequazione automatica, disconosciuta dall’Inps. Il contenzioso – visti il livello degli arretrati non percepiti- sarebbe costato all’Ente previdenziale e quindi all’erario, 400 milioni di euro. Una valanga di cui nessun ministro e nessun politico minimamente seri, potrebbero oggi assumersi la responsabilità.

Oltre al danno economico i pensionati istriani e dalmati e gli ex combattenti, hanno subito anche le beffe. In alcuni ricorsi sono emersi dubbi sulla costituzionalità della legge interpretativa varata dal Governo Prodi. Ma la Corte Costituzionale ha gelato il sangue nelle vene degli anziani. Nella sentenza la Consulta ha sostenuto che le 30 mila lire di maggiorazione della pensione ottenute nel 1985 «non sono un diritto, ma una elargizione dimostrativa della gratitudine dello Stato». Punto e a capo.

Va spiegato perché tanti profughi avevano usufruito di quel lontano provvedimento. Dopo essere stati costretti ad abbandonare le loro case, molti profughi non sono riusciti a ricuperare i contributi pensionistici versati quando quei territori erano ancora formalmente italiani. Ecco perché le loro pensioni sono ai minimi livelli di legge e la perequazione automatica avrebbe consentito di usufruire di una boccata d’aria.

Va aggiunto che il contenzioso in Tribunale era stato innescato da un ragionere toscano che aveva scoperto cinque anni fa che l’Inps gli avrebbe dovuto versare l’equivalente di 32 mila lire, invece ne percepiva solo 30. Sullo statino della pensione questo dato non era evidente, anzi era mascherato perché le originarie 30 mila lire erano inglobate in altre voci, interpretabili solo a un professionsita del settore.

Va ancora aggiunto che grazie alla legge interpretativa situazioni analoghe subiscono trattamenti economici diversi. Chi ha presentato la richiesta appena la legge è stata promulgata, incassa il dovuto. Gli altri, meno solleciti perché meno informati, segnano il passo. Paradossalmente se qualcuno si facesse avanti oggi con l’Inps riceverebbe l’equivalente di 30 mila lire. Come se il potere d’acquisto di questa somma dal 1985 a oggi non avesse subito un drammatico ridimensionamento. Ma tant’è, «non era un diritto ma una elargizione dimostrativa della gratitudine dello Stato». Bella gratitudine.

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