Esuli istriani da Fasana terrorizzati dall’OZNA di Tito

“Non lasciavano partire la mia famiglia perché il papà era meccanico – ha detto Italo Donaggio, esule di Fasana, presso Pola – proprio così, i miei genitori hanno optato per l’Italia, ma le autorità jugoslave davano il consenso all’espatrio tranne a uno della famiglia, per farci restare ancora lì”.

Come si chiamavano i suoi genitori? “Erano Carmelo Donaggio, nato a Fasana nel 1904 – è la risposta – e mia mamma iera Albina Cosulich, nata nel 1910 a Petrovia, la iera cugina de Fulvio Tomizza”.

Cosa ricorda della guerra? “Ricordo che i titini i portava via i omini per combater – ha replicato Italo – e dopo go visto tanti morti tedeschi nel Canal de Fasana, i gaveva le man legade de drio dai partigiani jugoslavi e i nostri pescadori li portava coi remi a riva per brusarli, se no iera le epidemie”.

Quando siete venuti via dall’Istria? “Mio papà ga deciso e nel 1949 semo partidi senza la mia mama, ‘La vignerà dopo’, dixeva el papà e semo rivadi a Trieste al Silos [Centro raccolta profughi, NdR], de lì ne ga mandadi a Udine al Centro smistamento profughi e dopo a Gorizia, al Centro profughi delle Casermette, dove semo restadi per 11 anni, ierimo più de mille persone, nei box per divisori iera i armadi, go patido tanto fredo e la fame, el Campo iera fora de la cità, vicin del convento de le Orsoline e alla Transalpina, al confin de la Jugoslavia, se sentiva i colpi dei titini che i sparava a chi scampava per vignir in Italia”.

Il Silos di Trieste come si presentava nel 1939 

Certo il Centro smistamento profughi di Udine, che chiuse i battenti nel 1960, non era un albergo a cinque stelle, come ha raccontato Iginio Covacich, esule di Parenzo: “Ricordo il Campo profughi di Udine, era il 1958, una stanzetta senza finestre, letti a castello e materassi che i spusava de piss [puzzavano di urina, NdR]”.

Signor Italo Donaggio ricorda ancora altri fatti? “Le minacce de quei de l’OZNA, il servizio segreto de Tito, a mia mama – ha concluso il testimone – quando Tito vigniva a l’Isola de Brioni, sarà stado il 1948, i ghe ga dito: ‘Se succede a Tito qualcosa ne risponderà lei in persona’. Iera un periodo de tanto teror con quei de l’OZNA”.

I titini furono sadici con gli appartenenti alle forze di polizia italiane (carabinieri, guardia di finanza, questurini), ma con i militari non sempre: in alcuni casi li trattarono bene, sperando di portarli dalla loro parte; anche se, in caso di rifiuto ad unirsi alla resistenza, se la presero contro i civili italiani, o quelli in divisa, pure a guerra finita. Lo si desume dalla “Relazione di Mariano Magliani circa la cattura e i maltrattamenti da parte dei partigiani di Tito ai soldati italiani addetti alle batterie costiere italiane di Pola, 2 giugno 1945” (Archivio Segreto Vaticano 2004 : 412).

Iniziò il periodo della guerra fredda. Ci furono forti tensioni politico militari del 1953-1954 fra Italia e Jugoslavia. “Mi ricordo che a Gorizia verso 1953 il confine era molto vicino alla mia scuola e i militari jugoslavi armati e coi capelli lunghi arruffati venivano a farci paura, gridando come matti dietro la recinzione confinaria – ha raccontato Ines Leonardi – noi ragazze eravamo allieve della scuola magistrale agazziana delle suore Orsoline e quel giardino vicino agli arbusti non lo potevano proprio sopportare, visto che quelli, passando sotto il filo spinato, ci inseguivano urlando coi mitra”. Un’altra fonte ricorda che: “In quel momento di crisi politica internazionale c’era tanta paura in famiglia, abitavo a Udine e studiavo a Gorizia – ha aggiunto Carmen Burelli – se ricordo bene le suore Orsoline di Gorizia ci fecero stare a casa per alcuni giorni, solo alcune delle studentesse si avvicinavano a quel giardino da dove sbucavano urlando gli jugoslavi esaltati, ma noi, mai”.

È stato scritto che: “Molti esuli furono inizialmente ospitati in campi di raccolta allestiti nell’Isontino, nella caserma ‘Guella’ di piazza Cesare Battisti, in case private, o alle ‘Casermette’, nel quartiere di Montesanto, finché, nel 1950, grazie ai fondi americani (UNRRA-CASAS) e alle pressioni del sindaco Ferruccio Bernardis venne costruito in Campagnuzza il Villaggio dell’esule” (Ziberna M G Santoro F 2019 : 26)

Fasana (in croato Fažana; in veneto Faxana) è un comune croato di 3.569 abitanti dell’Istria meridionale che si affaccia sul mare Adriatico. Fa parte della Regione istriana.

Un documento del 1947 sull’esodo da Pola a Grado e Udine

Fa parte del “National Archives U.S.” (Archivi nazionali degli Stati Uniti d’America), con copia nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma, il seguente documento che attesta l’itinerario degli esuli di Pola a mezzo gomma verso il Friuli. Forse perché le linee ferroviarie erano impegnate per altri trasporti, sta di fatto che sia a Pola che a Fiume c’erano il camion o la corriera della Croce Rossa, per portar via i profughi fino a Trieste, come ha raccontato Miranda Brussich, esule di Fiume.

Il 7 febbraio 1947 il maggiore J. Kitson Harris, dell’Ottava armata britannica, responsabile dell’Ufficio d’Affari Civili del Governo Militare Alleato di Monfalcone, provincia di Trieste, Venezia Giulia, scrisse all’Ufficio Affari Civili del Comune di Grado, avendo per oggetto: Rifugiati istriani da Pola.

Il testo della lettera recita: “Per vostra informazione si precisa che i profughi di Pola non supereranno a Grado [provincia di Gorizia, NdR] le centoquarantaquattro persone contemporaneamente fino a nuovo avviso. Sarà quindi necessario che il Vostro Ufficio mantenga il controllo giornaliero definitivo sul numero dei profughi presenti a Grado, eventuali eccedenze rispetto al numero sopra indicato verranno immediatamente segnalate alla sede di questo Gruppo. I numeri, i nomi e il luogo di residenza a Grado degli eventuali profughi sopra 144 verranno trasmessi con report giornaliero, in modo che possa essere previsto il trasporto per trasferire i ‘profughi in eccedenza’ in un campo a Udine”.

Si comprende l’importanza del Campo profughi di Udine, ultimo approdo dei “profughi in eccedenza” a Grado. Tra l’altro, durante la liberazione, il maggiore J. Kitson Harris fu governatore a Monselice (PD) il 30 aprile 1945 (Rossetto F 2010).

L’esule istriano Italo Donaggio intervistato dal Prof. Elio Varutti

Fonti orali e digitali – Le interviste sono state condotte a Udine, da Elio Varutti con penna, taccuino e macchina fotografica, se non altrimenti indicato.

– Miranda Brussich vedova Conighi (Pola 1919-Ferrara 2013), int. a Ferrara del 21 agosto 2013 con Daniela Conighi.

– Carmen Burelli, Udine 1936,  int. del 27 dicembre 2023.

– Iginio Covacich, Parenzo, messaggio in Facebook del 13 marzo 2024.

– Italo Donaggio, Fasana 1936; int. a Gorizia del 13 marzo 2024.

– Ines Leonardi (Udine 1934-Roma 2014), int. del 10 febbraio 2013.

Bibliografia e fonti d’archivio

– Archivio Segreto Vaticano,  Inter Arma Caritas. L’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra istituito da Pio XII (1939-1947), Città del Vaticano, 2004.

– Ruggero Botterini, Parlavimo e scrivevimo cussì in Casa Mocolo. Vocabolario del dialetto polesano-istriano, Gorizia, ANVGD di Gorizia e Edizioni della Laguna, 2014.

– National Archives U.S., con copia Archivio Centrale dello Stato Roma, Lettera del maggiore J. Kitson-Harris all’Ufficio Affari Civili del Comune di Grado, 7 febbraio 1947, dattiloscr.

– Flaviano Rossetto, Goffredo Pogliani, Giovanni Ziron, Antonio Masiero e Giuseppe Bovo. Quattro sindaci per ricostruire Monselice (1945-1954), Este (PD), 2010.

– Piero Tarticchio, “Voci di casa nostra. Daniela Donaggio”, «L’Arena di Pola», 30 giugno 2006, p. 6.

– E. Varutti, Istria 1948, Narciso Chersin issa la bandiera italiana sulla boa tra Brioni e Fasana, on line dal 6 ottobre 2023 su  eliovarutti.blogspot.com

– Maria Grazia Ziberna, Francesca Santoro, Campagnuzza da Villaggio dell’Esule a borgo di Gorizia, Gorizia, ANVGD di Gorizia, Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata, 2019.

Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Bruna Zuccolin, Maria Grazia Ziberna, Bruno Bonetti, Mauro Tonino e i professori Ezio Cragnolini, Annalisa Vucusa e Elisabetta Marioni. Grazie a Giovanni Peco, di Monza. Copertina: Italo Donaggio e Elio Varutti. Fotografie di Maria Grazia Ziberna e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Fonte: Elio Varutti – 19/03/2024

 

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