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Echi dal raduno MHL (Voce del Popolo (12 giu)

a cura di Roberto Palisca

Echi del decimo raduno della Mailing List Histria di Sissano: siamo un solo popolo

A fine maggio presso la Comunità degli Italiani di Sissano si è svolto il decimo raduno della Mailing List Histria, gruppo di discussione su internet aperto a esuli e rimasti. Delle premiazioni del concorso letterario bandito da MLH abbiamo già ampiamente riferito nelle nostre passate edizioni. Qui, grazie alla disponibilità di Paolo Radivo e di Maria Rita Cosliani, ci soffermiamo sul dibattito incentrato sul tema “Le divisioni fra istriani hanno ancora ragione d’essere?”.

Aprendo la discussione Paolo Demarin, presidente della CI di Sissano, ha detto di non sentirsi pienamente a casa propria a Sissano perché gli manca parte del suo popolo: quella esodata. Ha auspicato una collaborazione tra esuli e rimasti fondata su progetti comuni, ha parlato del lavoro fatto a Sissano per il ripristino della toponomastica originaria e ha accolto volentieri la proposta di un “Festival istrioto” a Sissano per valorizzare quel dialetto dell’Istria meridionale. Ha però lamentato la scarsa applicazione del bilinguismo, i problemi delle scuole della minoranza, nonché il divario tra il numero relativamente alto di iscritti alle CI e il basso numero di attivisti e di persone che al censimento si dichiarano di nazionalità e madrelingua italiana.

Axel Famiglini, ha detto che è ora di finirla con i contrasti fra esuli, fra rimasti e fra esuli e rimasti. La “madrepatria” dovrebbe interessarsi maggiormente dei problemi sia degli uni sia degli altri. Dopo aver espresso soddisfazione per il crescente successo del concorso letterario e per la ricchezza della rassegna stampa della MLH, Famiglini ha citato i principali interventi attuati nell’ultimo anno dalla MLH a difesa dell’identità storica del popolo istriano-fiumano-dalmata.

Lino Vivoda ha ricordato di essere stato uno dei primi esuli a essersi aperto al dialogo coi rimasti quand’era sindaco del Libero Comune. Anche Silvio Mazzaroli ha continuato su questa strada. Se c’è buona fede e buona volontà e si vuole bene all’Istria, si può fare. Ondina Lusa ha menzionato le principali attività della CI e della Società di studi storici di Pirano per promuovere l’italianità e la conoscenza delle nostre terre. Aldo Demarin si è rammaricato per il fatto che tanti sissanesi hanno a suo tempo dovuto scegliere l’esodo, ma ha rimarcato l’importanza di agire assieme per la difesa dell’istrianità italiana. Rodolfo Ziberna ha dichiarato che le associazioni degli esuli hanno oggi un doppio compito: “presidiare” il terreno in Italia contro il negazionismo e rapportarsi coi rimasti. Senza tale rapporto le associazioni finirebbero presto per esaurirsi, limitandosi al ruolo di meri custodi della memoria ma non di protagonisti. I contributi pubblici sono utili, ma dobbiamo rimboccarci le maniche. Con il sostegno degli esuli, la nostra minoranza in Slovenia e Croazia dovrebbe promuovere i prodotti tradizionali del territorio e diventare l’interlocutrice naturale per gli imprenditori italiani.

Paolo Radivo ha esortato esuli e rimasti a sentirsi fratelli in quanto parte del popolo istriano di matrice italiana, che oggi rischia l’estinzione tanto in Istria quanto fuori. Senza paura bisognerebbe dialogare assieme allo scopo di curare la ferita dell’esodo e aiutarsi a vicenda considerando come propri i problemi degli altri: se infatti l’estensione del bilinguismo serve a preservare quanto è rimasto dell’italianità e a rendere l’Istria più accogliente anche per chi la dovette lasciare, un bilinguismo senza più italiani non avrebbe senso. Perciò è interesse anche dei rimasti che i beni ancora “liberi” siano restituiti da Croazia e Slovenia ai legittimi proprietari .

Gianclaudio de Angelini, della Mailing List, della Società di Studi Fiumani e dell’Associazione per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata del Lazio, ha sottolineato che l’unione fa la forza mentre le divisioni sono letali. Siamo tutti istriani e dovremmo assieme ricucire lo strappo dell’esodo, perché oggi in difficoltà sono sia gli esuli che i rimasti. Ancora negli anni ’60 a Rovigno si sentiva parlare il dialetto per strada: oggi non è più così, e lo stesso vale per le scuole e le CI. Bisognerebbe farla finita con la frammentazione arrivando a due sole associazioni comuni: una culturale e l’altra politico-rivendicativa. Maria Luisa Botteri, membro della MLH, e rappresentante dell’Associazione Nazionale Dalmati Italiani e del Libero Comune di Zara in Esilio, ha fatto presente che gli istriani hanno ancora radici nella loro terra e che pertanto l’Istria può tornare a essere ciò che è stata. Invece in Dalmazia sono rimasti troppo pochi italiani. Cesare Papa ha parlato del contributo di Coordinamento Adriatico all’unitarietà del popolo istriano-fiumano-dalmata per un futuro comune. I rimasti corrono il rischio dell’assimilazione: infatti la lingua italiana è sempre meno parlata, il bilinguismo, quando c’è, è poco rispettato e l’esodo strisciante di giovani verso l’Italia continua. Silvio Mazzaroli ha ricordato di aver posto nel 2002 come precondizione per accettare l’incarico di presidente del Libero Comune di Pola in Esilio che l’assemblea gli desse il via libera a coltivare il dialogo con i rimasti. Non è possibile però ricucire il tessuto lacerato dall’esodo partendo dai vertici: bisogna partire dalla base, così come per costruire una casa si inizia dalle fondamenta; altrimenti si mette il tetto su qualcosa che non c’è. Gli esuli possono aiutare i rimasti nel mantenere l’italianità in Istria, dove c’è grande interesse e simpatia per la nostra cultura e dove perfino i forestieri arrivati non molti anni prima si vantano di dirsi istriani e considerano stranieri i nuovi venuti. Per conservare e rafforzare l’istrianità bisogna far emergere le caratteristiche intrinseche del territorio. Olga Milotti ha proposto di far venire a Pola musicisti e cantanti italiani, e in particolare Chiara Bertoglio, perché la musica unisce tutti. Le divisioni tra esuli ed esuli, tra rimasti e rimasti e tra esuli e rimasti sono spesso questioni di “careghete”. Quanto ai beni, non è colpa dei rimasti se non sono stati restituiti o se villa Tarabocchia a Lussinpiccolo è stata ceduta alla locale CI. Realizzare oggi i raduni degli esuli nelle sedi dei rimasti sarebbe la cosa più logica.

Amina Dudine, presidente della CI “Dante Alighieri” di Isola, ha rilevato come, con l’indipendenza di Slovenia e Croazia, la sua cittadina sia stata separata dal resto dell’Istria. Nella parte oggi slovena della penisola ci sono molte leggi a favore della minoranza, ma restano sulla carta perché si preferisce parlare sloveno in municipio, nei negozi o in tribunale. Tra esuli e rimasti dovremmo essere uniti e aiutarci; invece a molti discendenti di esuli non importa nulla dell’Istria, mentre a Isola i rimasti sono divisi in due comunità e non riescono a uscire dal loro ghetto. Sergio Uljanic ha ricordato come l’Associazione per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata del Piemonte abbia promosso incontri con i rimasti e continuerà a farlo. Eufemia Giuliana Budicin, dell’ANVGD, ha riferito che si sta lavorando per una mostra a Roma che faccia conoscere quanto gli artisti istriani hanno dato al Lazio. Denis Visintin ha sostenuto che non si deve più parlare di esuli e rimasti ma di istriani, perché facciamo tutti parte della stessa famiglia e dovremmo smetterla con le divisioni. Dal 1983 buiesi residenti e non, si incontrano per le feste patronali e insieme hanno operato per il restauro delle chiese, ma non hanno mai fatto un raduno comune. Il prossimo anno la ML List terrà invece il suo raduno proprio a Buie: ciò dimostra che è riuscita là dove non sono riuscite le istituzioni. Luca Covella, discendente di sissanesi, ha ribadito che le divisioni non hanno più senso e auspicato che si definiscano assieme progetti concreti, perché altrimenti ci si limita alle chiacchiere, mentre occorrono i fatti. A Sissano si opera già in tale direzione: nel 2008 è stata scoperta una lapide che ricorda come l’edificio sede della CI fosse stata la casa della famiglia Frezza ora esule a Trieste.

In questo spirito è sorta la Comunità Sissanesi Riuniti come esperimento di condivisione e collaborazione tra esuli e rimasti. Bisognerebbe seguire tale esempio fino a giungere a un organismo misto unico che riunisca tutto il nostro popolo. Intanto nell’Assemblea dell’Unione Italiana potrebbero essere riservati dei posti per i rappresentanti degli esuli; analogamente nelle associazioni degli esuli potrebbe entrare una rappresentanza dei rimasti.

Axel Famiglini si è dichiarato d’accordo con tali idee, affermando che si dovrebbe adottare il modello alto-atesino per far sì che gli italiani in Istria possano trovare lavoro nel loro stesso contesto linguistico. Comunque l’autonomia andrebbe a vantaggio anche delle altre comunità etno-linguistiche della penisola. Paolo Demarin si è detto concorde con tutte le proposte fatte e ha invitato a superare assieme incomprensioni e ingiustizie, lavorando per un futuro comune, malgrado finora l’Italia non sia stata sollecita nel pretendere il rispetto dei nostri diritti. Concluso il dibattito, Silvio Mazzaroli ha presentato il documentario “La cisterna”.

È questa la prima volta che viene proiettato in Istria, dove purtroppo non si è riusciti a mettere in scena l’omonimo spettacolo teatrale. Mazzaroli ha rilevato come nel DVD trovi spazio anche una sezione di interviste ad alcuni rimasti, che dura più del documentario e che lo integra facendo conoscere l’altra faccia della nostra storia. L’audiovisivo è stato seguito con attenzione dal pubblico, che ha dimostrato di apprezzarlo.

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