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Dovremmo rimpiangere D’Annunzio (Corriere della Sera 12 ott)

LETTERE a ITALIANS con Beppe Severgnini

Caro Beppe,
chi ricorda D’Annunzio? Dovremmo ricordarlo e rimpiangerlo in molti, oggi che abbiamo sotto gli occhi il teatrino quotidiano popolato dai Bossi, i Di Pietro e gli altri retori sgangherati di un’Italia decaduta. Nel vuoto creato dallo sfratto di D’Annunzio, amatore di stuoli di donne belle ed eleganti, e idolo di giovani avventurosi, anni dopo gli italiani ponevano sugli altari un'icona sacra: Pier Paolo Pasolini, amatore indefesso, ma non di donne dell’alta società, bensì di torvi giovani e giovinastri proletari, i cosiddetti ragazzi di vita. Per anni, la sinistra ci ha presentato D’Annunzio come un autore decadente, ammalato d’estetismo torbido e di retorica, afflitto da sentimenti esasperati d’amor patrio, esaltatore della guerra, antistorico cultore della grandezza di Roma e di Venezia. In lui certamente troviamo il pericolo della sontuosità retorica e dell’estetismo decadente. Ma, fatto quasi unico nella storia degli uomini di lettere aspiranti superuomini, D’Annunzio fu uno dei pochissimi che tradusse le parole in azione e che mostrò quanto vere fossero quelle parole dalla patina antica, animate da ritmi fascinosi, impreziosite da immagini sontuose, esaltanti l’eroismo. Il poeta dalla vita sibaritica, conteso da maliarde, che amava i cuscini e gli spessi tappeti di dimore sontuose, accettò il sacrificio crudele delle disadorne azioni di guerra, ricercate con spirito ascetico e con abnegazione sovrumana. La sua fu come un’esplorazione dei confini dell’anima nazionale. Esplorazione che purtroppo finì con il restringimento degli orizzonti nazionali, in seguito all’ingloriosa seconda guerra mondiale, che comportò la perdita delle terre adriatiche e operò il capovolgimento dei valori ai quali egli si era ispirato. Oggi dovremmo rendere onore al poeta, al drammaturgo e al romanziere, e soprattutto al patriota, al soldato della grande guerra, al legionario fiumano, così vicino al cuore dei profughi della Venezia Giulia, Fiume, Dalmazia.

Claudio Antonelli, onisip@hotmail.com

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