Dante Adriaticus nel viaggio tra le righe degli scrittori italiani dell’Adriatico orientale

Si svolgerà lunedì 17 e martedì 18 ottobre a Rovigno d’Istria presso la Sala Maggiore della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” (Piazza Campitelli, 1 – Rovigno) il seminario di aggiornamento professionale nazionale per educatori, insegnati di classe e docenti di lingua italiana/lingua e letteratura italiana delle scuole materne , elementari e medie superiori della Comunità Nazionale Italiana (CNI) dal titolo  “Viaggio tra le righe degli scrittori della Comunità Nazionale Italiana. La lingua italiana quale veicolo trasmissivo e divulgativo dell’identità nazionale. Dagli obiettivi formativi del Curricolo di lingua italiana/Lingua e letteratura italiana- Lingua materna ai percorsi di interdisciplinarietà”.

Tale appuntamento di aggiornamento professionale va ad inserirsi nella tematica della XXII Settimana della Lingua italiana nel mondo edizione 2022 “L’italiano e i giovani” una tematica che sarà declinata sia in chiave storico-linguistica, sia ponendo l’accento sulle forme espressive del teatro e della scrittura creativa. L’aggiornamento professionale è organizzato dall’Agenzia per l’educazione e la formazione in collaborazione con la Comunità degli italiani di Rovigno e con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e il Comitato Provinciale di Roma, nonché con l’Assessorato amministrativo alla Comunità Nazionale Italiana e gli altri gruppi etnici della Regione istriana e il Consolato generale d’Italia a Fiume.

Segnaliamo in particolare che lunedì 17 ottobre dalle ore 16:30 alle ore 17:45 si svolgerà l’intervento “Dante Adriaticus – Sì com’a Pola presso del Carnaro – Un ponte tra esuli e rimasti” a cura di Donatella Schürzel (Università degli Studi “Niccolò Cusano” di Roma ), Giuliana Budicin (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e Maria Grazia Chiappori (Università La Sapienza di Roma).

La Divina Commedia è anche un viaggio attraverso l’Italia. Dante parla della Sicilia, dell’Etna e di Scilla e Cariddi, evoca la fortuna della terra di Puglia e la Lombardia, racconta la Toscana e la Romagna, e cita “…Sì com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna”. Il progetto “Dante Adriaticus” è un’iniziativa curata dal Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

Trattasi di un progetto che ha lo scopo di salvaguardare l’italianità autoctona delle nostre terre. Uno degli obiettivi del progetto è ricordare che al di fuori degli odierni confini d’Italia c’è un’italianità autoctona dell’Adriatico orientale da salvaguardare, oggi più che mai, e da ricostruire nella sua plurisecolare presenza in loco. Lo ricorda Donatella Schürzel, vicepresidente vicario nazionale e presidente del Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD, nella presentazione del Convegno internazionale di studi “Dante Adriaticus – Sì com’a Pola presso del Carnaro” dove diversi storici, storici dell’arte e studiosi di letteratura di varia provenienza hanno fornito spunti e prospettive sull’opera dantesca, con particolare riferimento alle sue ricadute e influenze nello sviluppo dell’italianità nell’area in questione (l’Adriatico orientale), fra passato e presente.

Il progetto “Dante Adriaticus per il Dantedì”, presentato dall’ANVGD nazionale e dalla sede provinciale di Roma che lo ha progettato e coordinato, ha avuto lo scopo di studiare e valorizzare aspetti meno noti della biografia e dell’opera dantesca, soprattutto per ciò che la lega alla storia delle genti dell’Istria, di Fiume, e della Dalmazia.

In un’epoca in cui era ancora prematuro parlare di Stato e di Nazione, Dante aveva le idee ben chiare su quali fossero i confini politico-territoriali e culturali d’Italia. Un’Italia concepita come una regione in cui si parlava una medesima lingua, osservata nella varietà dei suoi dialetti nel “De vulgari eloquentia”, in cui si fa menzione anche dell’istrioto. Un’Italia concepita nella Divina Commedia “com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna”.

La passione dantesca diffusissima in Istria, avrebbe raggiunto l’apice nel viaggio patriottico compiuto a Ravenna nel 1908 da centinaia di istriani, fiumani e dalmati per recare omaggio alla tomba di Dante, con un’ampolla votiva forgiata dallo scultore Giovanni Mayer ed impreziosita dagli stemmi delle città irredente. Da ricordare che la Società Dante Alighieri, sorta nel 1889, svolse un ruolo importantissimo nel sostenere la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana nelle province ancora sotto la dominazione asburgica.

Non per nulla, dopo la Seconda Guerra Mondiale centinaia di migliaia di esuli adriatici si sarebbero identificati nei versi del poeta fiorentino. Per tutti questi motivi Dante è divenuto e rimane per gli esuli una sorta di nume augurale, di spirito che illumina l’umanità fuorviata nel deserto della cupidigia, della superbia e della sopraffazione, e per la minoranza italiana in Istria l’esempio e la prova di una cultura e di una lingua autoctona.

Il Progetto è stato articolato in diverse attività svoltesi in tre poli culturali: Roma, Verona, Pola e si è concluso a Roma con la presentazione degli Atti congressuali e una mostra di documentazione fotografica.

 

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