ANVGD_cover-post-no-img

Cuneo: il libro coi nomi degli infoibati (La Stampa 11 feb)

Mario Maffi, 76 anni, tira fuori dalla borsa il grande libro con tutti i nomi delle vittime delle Foibe. E' un volume spesso. Lo sfoglia, mentre sul grande schermo, alle sue spalle, vengo proiettate foto storiche in bianco e nero, che lo ritraggono quando nel 57, giovane ufficiale del genio alpini, esploro', per conto del ministero della Difesa, le foibe di Monrupino e Bassovizza, trasformate in tombe. Una missione super segreta iniziata nell'ottobre di 52 anni fa e durata una decina di giorni. «Fui contattato nella caserma di Merano dai superiori, nella massima riservatezza – dice -. Venni scelto perche' ero uno speleologo e mi occupavo di fotografia. Non sapevo nulla delle foibe, dei massacri che c'erano stati sul confine con la Jugoslavia. Le disposizioni erano semplici: ''Ti devi calare nelle grotte e fotografare tutto quello che vedi''. Nella missione venni affiancato da speleologi del gruppo di Monfalcone e delle Alpi Giulie». Da quel giorno Mario Maffi e' diventato un testimone di una delle atrocita' storiche del 900. «Bassovizza non e' una foiba, ma un pozzo, profondo 135 metri – spiega -. Sul fondo trovammo solo immondizia, rottami, pezzi di legno, ruote di biciclette. I cadaveri erano sotto. Lo capimmo confrontando i rilevamenti di profondita' con quelli segnalati nel 45. C'era una differenza di sessanta metri, dovuta all'ammasso di cadaveri e immondizia. Le pareti erano, inoltre, ricoperte di uno strato scuro simile a sapone: il segno dei corpi decomposti». «Monrupino e' profonda 104 metri – spiega Maffi -. Li' trovammo scheletri, ossa, ricordo anche un braccio di un bambino che poteva aver avuto al massimo 5 anni». Ieri, Maffi ha portato la sua testimonianza all'apertura della mostra «1918-1950. Fascismo FOIBE esodo» che restera' aperta fino al 17 febbraio nel Centro di documentazione territoriale (ex Catasto), in largo Barale a Cuneo. L'iniziativa dell'Istituto Storico della Resistenza, Provincia e Comune, in occasione del Giorno del ricordo (10 febbraio), in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. «Durante la missione, oltre a Monrupino e Bassovizza esplorai anche altre due foibe in territorio jugoslavo – dice -. Andammo di notte. I carabinieri ci scortarono fino sul confine. Noi proseguimmo a piedi. Ci calammo. Tornato dalla missione iniziai a documentarmi, volevo capire cosa era successo. Sul dramma delle foibe sono state costruite enormi speculazioni politiche. Si accusano i comunisti, dimenticando che molti partigiani comunisti sono stati scaraventati in quei pozzi dalle truppe di Tito. Le foibe sono state utilizzate anche dagli italiani. Sono il simbolo dello scontro tra due dittature, quella fascista e quella comunista. Tra le vittime ci sono stati anche due cuneesi, Giuseppe Bertola di Sale Langhe e Michele Cordero, di Vernante».

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.