di SILVIO MARANZANA
«Il governo croato procederà alla restituzione o agli indennizzi per i beni confiscati dal regime di Tito agli esuli italiani». Lo ha affermato ieri pomeriggio a Trieste l’ambasciatore croato a Roma, Tomislav Vidosevic, a margine della cerimonia svoltasi in municipio in cui i sindaci di Trieste Roberto Dipiazza e di Fiume Vojko Obersnel hanno firmato una lettera che porterà a breve alla sottoscrizione di un patto di collaborazione tra le due città. Vidosevic si è riferito alla sentenza della Corte suprema di Zagabria, resa nota un paio di settimane fa, che ha decretato la necessità della restituzione a una croata di origini brasiliane, Zlata Ebenspanger, della palazzina di via Radic 35, nella capitale croata che le era stata sottratta dal regime comunista jugoslavo.
«Il Governo croato adeguerà alla recente sentenza della Corte suprema di Zagabria – ha precisato il diplomatico croato – le procedure relative alla restituzione dei beni confiscati dal regime di Tito, tra cui quelli degli esuli italiani. La sentenza della Corte – ha aggiunto – è relativa a un caso, ma naturalmente costituisce un precedente e può essere estesa a tutti i casi che non sono già regolati da accordi internazionali precedenti». La decisione del Governo di Zagabria sarà presa nel dettaglio prossimamente, ma secondo quanto ha ancora affermato lo stesso Vidosevic, «sarà in linea con le decisioni della Corte suprema».
A meno di smentite da parte dello stesso governo croato è dunque confermato che poggiano su basi estremamente concrete le prime reazioni soddisfatte che hanno incominciato a manifestarsi in particolare negli ambienti degli esuli già all’indomani dell’uscita della sentenza. Anche se il presidente dell’Unione italiana oltre che deputato al Parlamento croato Furio Radin, nell’esprimere comunque compiacimento, ha voluto subito porre un distinguo, mettendo in evidenza che «la delibera dell’Alta Corte non riguarda in generale le aspettative di tutti gli esuli, ma va a toccare solo quelle persone che abbandonarono più tardi i propri averi, a nazionalizzazione già avvenuta».
Zlata Ebenspanger, croata di origini ebraiche oggi cittadina brasiliana, si era rivolta al Tribunale di Zagabria già nel 1997 chiedendo la restituzione dell’intera palazzina sulla base della legge che riguarda gli indennizzi per i beni sottratti dal regime comunista jugoslavo. Il Tribunale amministrativo di Zagabria si è pronunciato a suo favore appena nel 2008 a adesso, due ulteriori anni più tardi, l’Alta Corte ha convalidato quella sentenza. In questo modo sono stati finalmente estesi anche ai cittadini stranieri i diritti che finora spettavano solo ai croati i quali già potevano riavere i loro beni o comunque essere indennizzati. Si è posto fine a un’inaccettabile discriminazione che poteva costituire una forte pregiudiziale all’ingresso della Croazia nell’Unione europea.
Sono per l’esattezza 1034 gli italiani che potranno ora trarre concretamente beneficio dala sentenza. Da quando infatti la Croazia nel 1991 è divenuta uno Stato indipendente, sono stati 4211 i cittadini stranieri a rivolgersi al Ministero della giustizia croata per l’avvio dell’iter di restituzione delle proprietà espropriate e nazionalizzate dopo il 1945. In base ai dati diffusi dallo stesso Governo croato, gli italiani sono in maggioranza, come detto 1034, ma poi vi sono anche 676 austriaci, 175 israeliani, 143 tedeschi, 114 sloveni e altri ancora. Secondo alcune stime lo Stato croato dovrà pagare un miliardo di kune, pari a 138 milioni di euro, secondo altre quasi mezzo miliardo di euro trattandosi per la maggioranza di appartamenti borghesi di alto valore. Nella lista delle richieste di restituzione vi sono anche ville, stabili in cui hanno sede organismi statali, negozi e lotti di terreno edificabili.
Tra gli italiani che si sono fatti avanti vi sono anche gli eredi dei Luxardo, proprietari del più vecchio stabilimento industriale di Zara e cioé la distilleria del celebre Maraschino.