Anche in Croazia sono in corso manifestazioni per celebrare i settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e la vittoria sul nazifascismo, ma tra divisioni e polemiche sul ruolo e il giudizio storico sui partigiani antifascisti jugoslavi guidati dal leader comunista, il maresciallo Josip Broz Tito. Oggi a Pisino, in Istria, regione che i partigiani titini liberarono negli ultimi giorni della guerra, alle celebrazioni organizzate dalla Regione istriana l’Associazione antifascista istriana ha fatto un affronto diretto alla presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, ponendo sul palco un busto di Tito. La nuova presidente, infatti, a marzo, a poche settimane dalla sua vittoria elettorale, aveva ordinato la rimozione del busto del leader partigiano jugoslavo, e poi fino alla morte nel 1980 capo indiscusso della federazione socialista, spiegando che Tito fu un dittatore comunista che non deve avere più un posto d’onore nella storia croata. Stamane, però, Grabar Kitarovic non ha potuto fare a meno di parlare stando a un metro da un enorme busto di Tito. La presidente ha comunque ribadito che il “movimento antifascista croato è stato politicamente e moralmente giusto ed è oggi uno dei fondamenti del moderno Stato croato”, ricordando con “orgoglio” che “anche i miei nonni hanno dato il loro contributo” alla vittoria sul fascismo. “Abbiamo però il dovere di dire – ha aggiunto – che ci sono stati atti ingiusti e ingiustificabili contro gli appartenenti agli eserciti sconfitti e contro i civili”. Per questo ha voluto esprimere il suo “dispiacere per tutte le vittime innocenti della guerra e dell’immediato dopoguerra”.
LEGGI L’ARTICOLO