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Carmelo Aliberti. Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima (Tellusfolio 08apr15)

 

I cultori della letteratura italiana dovrebbero essere grati al critico Carmelo Aliberti per avere dato loro, con la pubblicazione dell’opera Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima, una visione completa della produzione dello scrittore triestino, ritenuto uno dei maggiori del Secondo Novecento italiano e spesso indicato come esponente della cosiddetta “letteratura di frontiera”. Fulvio Tomizza è nato a Giurizzani, località nei pressi di Materada (Istria ) nel 1935 e morto a Trieste nel 1999. Nutrito di cultura mitteleuropea e direttamente coinvolto nelle vicende dell’annessione dell’Istria alla Jugoslavia, nei suoi romanzi «rappresenta il dramma dello scontro tra due culture: quella orientale e quella occidentale di cui» osserva Aliberti «rimangono vittime, sia lo scrittore che la comunità a cui appartiene, quella istriana, insieme condannati dalla Storia a subire il disperato dramma della diaspora». E proprio per aver vissuto il dramma della diaspora, forse è riduttivo o improprio definirlo “scrittore di frontiera” tanto che Carmelo Aliberti nell’analizzare l’opera omnia, con acutezza e lucidità, focalizza l’attenzione su l’altra frontiera, quella dell’anima di cui riporta il dramma interiore dell’uomo e l’angoscia che per tutta la vita lo ha tormentato e infine consegnato alla morte a soli 64 anni.

 

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