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Capodistria, il porto che non aspetta (Il Piccolo 20 ott)

dall’inviato SILVIO MARANZANA

CAPODISTRIA Investimenti pianificati per tre miliardi e mezzo di euro, un presidente di 34 anni, il prolungamento di 146 metri del molo container portato a termine in un anno e mezzo. Sta in queste tre cifre il dinamismo del porto di Capodistria. Il nuovo piano regolatore dello scalo, con cui la Slovenia intende prendere il controllo dell’Adriatico, verrà illustrato giovedì all’università di Capodistria a tutti i cittadini che avranno poi un mese di tempo per avanzare osservazioni e controdeduzioni. Prevede di ampliare la superficie portuale dagli attuali 268 a 404 ettari includendo, come riferiamo sotto nel dettaglio, ulteriori ampliamenti dei Moli Primo e Secondo, la creazione del Molo Terzo che sarà un secondo terminal container, la realizzazione di un Palacrociere e, tra le altre infrastrutture, di nuovi magazzini, piazzali, ormeggi, cisterne, garage.

«Grazie al nuovo Piano regolatore – commenta il giovane neopresidente Gregor Veselko – il porto di Capodistria sarà in grado di movimentare 40 milioni di tonnellate di merci all’anno (il record finora è del 2008 con 16 milioni, ndr.). La merce potrà essere trasportata soprattutto via ferrovia, ma deve essere considerata opera prioritaria il raddoppio del binario tra Capodistria e Divaccia».

Ieri sul Molo primo hanno potuto operare contemporaneamente la Maersk Karachi, portacontainer transoceanica che fa parte della flotta di un servizio diretto dal Far East, e la Msc Antonia che svolge servizio in Mediterraneo. Ciò è stato possibile proprio grazie al prolungamento del molo e all’entrata in funzione delle prime due delle quattro nuove gigantesche gru da settanta tonnellate (le altre due sono già state installate, ma non sono ancora operative). Particolare che sa quasi di beffa, le gru, costruite in Irlanda, sono state assemblate a Trieste in Porto Vecchio perché a Capodistria non c’erano spazi adeguati. Proprio a seguito della loro installazione (gru di questa portata nel porto di Trieste non esistono) la danese Maersk e la francese Cma-Cgm che gestiscono in joint venture l’unico servizio transoceanico diretto tra la Cina e l’Alto Adriatico hanno deciso di invertire l’ordine delle toccate facendo tappa, a differenza di quanto era avvenuto nei mesi precedenti, dapprima a Capodistria e poi a Trieste.

La prima pietra del prolungamento è stata posata nell’ottobre 2007 in occasione del cinquantenario di fondazione del porto. I lavori veri e propri però sono partiti nell’aprile 2008 e da questo mese la nuova banchina è divenuta completamente operativa. È stato ampliato il garage per il traffico di automobili che oggi può ospitare ottomila macchine, sono stati potenziati i terminal per i prodotti chimici e petroliferi e da fine 2010 sarà fruibile il nuovo ingresso al porto direttamente dall’autostrada. Questi investimenti hanno già comportato una spesa di 200 milioni.

Ciò non significa che diverse crisi non abbiano già picchiato sulle banchine e negli uffici di Capodistria. Un’inchiesta giudiziaria ha travolto i precedenti vertici e l’ex presidente Robert Casar. Riguardava gli investimenti fatti da Luka Koper per i centri logistici di Sesana, di Murska Sobota al confine con l’Ungheria, e in Slovacchia, segnali comunque anche dell’attivismo del porto che tenta di costruirsi una rete di retroporti, operazione che non è completamente riuscita all’Autorità portuale di Trieste con Fernetti. Il 28 settembre è stato anche inaugurato il terminal di Curtici in Romania dove Luka Koper ha una forte quota e che rappresenta il più forte investimento di sempre della Slovenia in quel Paese. La nomina di Veselko al vertice non sembra essere stata particolarmente gradita al sindaco Boris Popovic e anche il Comune si appresterebbe a una serie di rilievi al Piano regolatore.

E intanto si fa sentire anche la crisi internazionale: 25% in meno sul volume complessivo delle merci e addirittura dimezzato il traffico di automobili. Tengono però i container (-6%) settore in cui Trieste è stata sorpassata. È qui che puntano soprattutto gli sforzi per il futuro della Slovenia che invece non sembra riservare molto interesse alla crocieristica sebbene alla fine di quest’anno le navi bianchi risulteranno essere 60 con 36 mila passeggeri: più del triplo rispetto all’esiguo traffico crocieristico rimasto a Trieste.

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