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Bosnia e Balcani in bilico (Voce del Popolo 06 mar)

di Milan Rakovac

Su invito dell’UE a Kranj fervono i preparativi per la conferenza panbalcanica organizzata dalla Croazia e dalla Slovenia. Noto con piacere che i Paesi (le opinioni pubbliche) balcanici non cercano più di sfuggire dai Balcani e rigettano gli eufemismi quali Europa Sud-orientale, Balcani occidentali, Paesi dell’ex Jugoslavia…

Parlemo l’amico Arduino e mi de nostri amici Polesani, un morto a Nevajork, altro a Toronto, Adriano tornado, veceto come noi altri, de Genova e el vivi a Galesano… Insomma, el me fa, crepemo come in Bosnia poco fa… E, el me fa, ma, parlando de Bosnia, l’amico viecio-stari (by Ligio Zanini), te legio, ciò, e te scrivi un bon italian; no, ghe digo, mi scrivo qualche riga in polesan de-drio-la-Rena, ma anche quella mia, e la mula Chris la tradusi. Indifferente, fa ‘sto qua, xe importante per noi altri che propio ti te scrivi su La Voce, solo che sempre te impizzi ‘sta povara Bosnia de qua, Balcani de la. E sì, digo, ma ti ga dito propio ti che morimo come se fossi Bosnia, e ciaro che xe Bosnia anche qua, con tanti de lori ‘rivadi ultimamente, che ga gnente de far c’ol mio discorso; Bosnia iera anche a Scofie nel ‘91! E podeva esser masacri a Pola e Fiume come a Vukovar o dopo Srebrenica, xe vero o no? E porco can, si che xe! E coss’ te par, e se scopia de novo là, che noi altri podemo dir fora me ciamo?…

Penso che la Croazia e la Serbia siano l’unico vero problema europeo nei Balcani, ovvero tutti i problemi europei con i Balcani (e quelli dei Balcani con l’UE e con l’Occidente) sarebbero risolvibili se l’UE porrebbe, a questi due Paesi, come condizione per la membership la soluzione della questione Bosniaco-erzegovese. È mai possibile che a Bruxelles e a Washington siano miopi al punto tale da non vedere che Belgrado e Zagabria devono partecipare attivamente alla ricerca di una soluzione al problema della Bosnia ed Erzegovina?!

Il momento in cui i cancerogeni Balcani, ventre e giardino d’Europa, entreranno tutti a far farte dell’UE e della NATO sarà un momento bellissimo. Ma, la Grecia è da sempre nella NATO e già da parecchio tempo nell’EU, eppure questo Paese con una lunghissima tradizione che è praticamente una metafora dello Stato moderno, della Società, della Cultura è a rischio bancarotta e tracollo del sistema. Ma della Grecia intesa come possibile generatrice del fallimento della “politica” finanziaria euro-americana scriverò sabato prossimo, per ora fermiamoci nei Balcani occidentali.

Valentin Inzko, armato di una pazienza infinita, giorni fa, parlando davanti alle telecamere della TV slovena, cercava di convincerci (e di convincersi) che la Bosnia ed Erzegovina ha una prospettiva e nessuna alternativa – l’ingresso nell’UE e nella NATO. Intanto, forse nel tentativo di offrire la carota dopo il bastone-Kosovo, Carl Bildt sembra promettere alla Serbia un percorso accelerato verso l’UE, disseminando “indizi” che fanno pensare che l’arresto di Mladić non sarà una condizione per l’adesione.

Dunque, l’arresto di Mladić non è una condizione. Gli Inglesi, intanto, hanno arrestato ben due volte nel 2010 (???!!!) Ejup Ganić “per l’attacco alla caserma dell’APJ a Sarajevo nel 1992” e all’Aja esponendo l’autodifesa (come è ovvio che sia perché uno psichiatra non ha bisogno di rivolgersi a un avvocato!) Karadžić espone le tesi del Duce Milošević (così lo chiamavano i suoi sostenitori), secondo le quali la Germania sconfitta aveva premiato i suoi alleati nella Seconda guerra mondiale, i Croati, dando loro uno Stato, mentre il mondo islamico aveva sostenuto la creazione dello Stato islamico di Bosnia contando anche sull’aiuto degli alleati americani, mentre i Serbi si erano limitati a difendere la Jugoslavia e a combattere contro i Serbi. Perché in realtà i Bosgnacchi sono Serbi convertiti all’Islam.

Ma in che modo la Croazia e la Serbia possono contribuire a risolvere la questione bosniaco-erzegovese? Dando maggiori e più chiare garanzie allo Stato Bosnia ed Erzegovina e non soltanto agli appartenenti ai rispettivi popoli.

Ma torniamo alla sindrome balcanica.

La Croazia e la Serbia possono includersi direttamente (in sintonia con quanto sottoscritto a Dayton) per ottenere, a tutto vantaggio dei propri connazionali, l’attuazione di una politica europea. E visto che la Serbia tentenna a causa della Repubblica serba, ritengo che in questo senso la Croazia sia in vantaggio e che potrebbe voltare pagina per prima. La Croazia potrebbe stimolare i Croati di Bosnia – che auspicano la “terza entità” che gode anche del sostegno di quel Milorad Dodik che sta preparando il suo “referendum” –, a supportare le tendenze europee perché con l’ingresso della Croazia nell’UE anche la Bosnia ed Erzegovina è più vicina all’Europa, e di conseguenza anche i Croati di Bosnia sono più vicini all’UE e alla Croazia.

In Bosnia non sono mancate le proteste di quanti hanno interpretato le ultime mosse dell’UE come una sorta di “amnistia” a Ratko Mladić, forse a titolo di compensazione per il Kosovo. È palese che una cosa del genere sarebbe un’assurdità, ma è evidente che l’UE non ha più il controllo su quanto avviene in Bosnia ed Erzegovina e che nemmeno le competenze “imperiali” dell’Alto Rappresentante Valentin Inzko, né le sue intenzioni indubbiamente nobili in tema di creazione di un ambiente intriso di valori europei, possono bastare. L’attuale stato delle cose vige oramai da quindici anni e la situazione in Bosnia ed Erzegovina continua a deteriorarsi e pertanto ripeto: un eventuale Dayton-bis non risolverà le cose. È necessario lavorare affinché la Croazia e la Serbia comprendano la necessità di “riconciliare” ed “europeizzare” le proprie “enclave” in Bosnia ed Erzegovina, ma sembra che l’UE e gli USA ritengano che una cosa del genere significherebbe un’ammissione di fallimento della politica portata avanti nel Balcani.

E anche se così fosse? Che male ci sarebbe? Forse la vera vittoria dell’Occidente sarebbe proprio questa consegna della patata bollente in mano ai Balcanici, che a quel punto dovrebbero vedersela tra di loro. Credo che i Balcani siano maturi al punto giusto per avviare un dialogo che non preveda intermediari. E spero che il prossimo summit balcanico spiani la strada in questa direzione…

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