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Bilinguismo a Vukovar, muro contro muro – 30ott13

In Croazia continua il muro contro muro sull’introduzione del bilinguismo nella città martire sul Danubio. Sono durati ieri tre ore i colloqui a Zagabria tra il premier Zoran Milanović e i rappresentanti del Comando per la difesa della Vukovar croata. Ma alla fine non è stato raggiunto alcun accordo sul nodo delle insegne bilingui.

Il presidente del Comando, Tomislav Josić, dopo l’incontro con il premier nella sede del governo, ha dichiarato che non esiste la volontà politica di risolvere la situazione a Vukovar. A questo punto i negoziati sono a un punto morto. I contestatori del bilinguismo continuano a sostenere che i risultati del censimento, stando ai quali i serbi nella città martire rappresenterebbero più di un terzo della popolazione, sono stati falsati. Per evitare controversie di sorta chiedono al premier di adeguare la legge costituzionale sui diritti delle minoranze agli standard europei, ovvero di innalzare al 50 per cento la quota di popolazione minoritaria necessaria perché in una zona venga introdotto il bilinguismo.

Il presidente del Comando per la difesa della Vukovar croata, a dire il vero, nemmeno si attendeva che si sarebbe giunti a un’intesa con le autorità: “È ovvio che non abbiamo trovato un accordo. Il governo e il Sabor, violano la legge. Anche se affermano che applicano l’articolo 8 della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali e l’articolo 16 della Costituzione, in effetti li ignorano. Il censimento della cittadinanza è falsificato e credo che questo sia chiaro a tutti nel Paese, ma ugualmente la legge viene messa in atto in conformità ai risultati del censimento”. Alla domanda se avvierà l’iniziativa per l’indizione di un referendum, ha detto che nulla è escluso e che continuerà a combattere.

Alla riunione, svoltasi a Banski dvori, erano presenti pure il ministro dei Difensori, Predrag Matić, accompagnato da Bojan Glavašević, il sindaco di Vukovar, Željko Sabo e i membri del Comando Tomislav Josić, Vlado Iljikić, Snježana Patko e Željko Maršić. Più tardi si sono aggregati anche il capo dell’Associazione delle forze speciali di Polizia, Josip Klemm e Vučemilović Šimunović, presidente delle Brigate della Guardia. A dare appoggio ai negoziatori, davanti alla chiesa di San Marco, c’erano alcuni manifestanti recanti la bandiera e lo stemma croati, che hanno steso uno striscione con la scritta “Vukovar – città eroica e martire, senza il cirillico.”

Le richieste del Comando, in pratica, sono sempre le stesse: che vengano tolte le insegne bilingui dagli edifici delle istituzioni statali e che non vengano installate nuove tabelle al posto di quelle rimosse dai manifestanti. Attualmente, simili tabelle a carattere latini e cirillici campeggiano sulle facciate che ospitano sei istituzioni, precisamente il Tribunale regionale, rispettivamente quello comunale, la Procura di Stato, l’Istituto per la tutela sanitaria, il Commissariato di polizia e il centro 112.

Nel caso non dovessero venire rispettate queste richieste, i membri del Comando hanno annunciato che organizzeranno da soli il protocollo per la Giornata della memoria di Vukovar. Una prima riunione del genere si era svolta dieci giorni fa a Vukovar. Allora era stato deciso il ritiro dei poliziotti che sorvegliavano le insegne e la rimozione delle transenne che le proteggevano. Già allora il premier aveva ribadito che le insegne non sarebbero state rimosse. Ora che la polizia non è più presente nelle strade le insegne sono facile preda di chi vuole rimuoverle.

(fonte “la Voce del Popolo” 29 ottobre 2013)

 

 

 

Nazionalisti croati manifestano contro il bilinguismo (foto www.znet.hr)

 

 

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