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arcipelagoadriatico.it – 111207 – Presentata la Guida alla Dalmazia dell’IRCI

Presentato nei giorni scorsi a Trieste presso la Libreria Joyce della Stazione Centrale il primo volume della nuova «Guida della Dalmazia» di Alberto Rizzi, un lavoro durato oltre dieci anni e nato grazie alla collaborazione tra l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste (IRCI) e le Edizioni Italo Svevo (con il contributo del governo italiano).

Presenti all’appuntamento oltre all’autore veneziano Alberto Rizzi, già funzionario del ministero per i Beni artistici e storici e poi degli Affari esteri, massimo esperto dei leoni marciani (basti citare i suoi libri «Il leone di San Marco in Istria» e «I leoni di Venezia in Dalmazia»), anche Silvio Delbello, presidente dell’IRCI, e Franco Luxardo, sindaco del Libero Comune di Zara in esilio.

L’opera di Rizzi “è la guida più completa” – è stato specificato durante la presentazione – sulla regione dalmata, dall’area del Quarnero e di Fiume fino alle Bocche di Cattaro. “Avremmo già compiuto un’opera degna di nota se la toponomastica o le giuste corrispondenze – nota l’editore – inducessero le decine di migliaia di turisti italiani che trascorrono le vacanze sulle coste dalmate o sulle isola, finalmente, a dire Spalato, Ragusa, Cattaro, Zara, ecc”.

Il volume si apre sulle caratteristiche regionali, sulla storia (rapidi cenni dall’impero romano alla Serenissima, dal Regno napoleonico all’Impero asburgico fino ai giorni nostri), sull’arte e sulla cultura, che – sottolinea l’autore – non è solo romana e veneta, ma anche illirica, liburnica, greca, fenicia, celtica, italica, germanica, bizantina, slava (croata ma pure serba), ungherese, turca, austriaca, italiana, jugoslava e attualmente croata e montenegrina. Dalmazia, quindi, come terra d’incontro e anche di scontro – tra il mondo latino e quello slavo.

La guida è un’opera fitta di notizie che si articolano tra arte, storia e alcune curiosità storico-culturali, oltre ad alcuni interessanti itinerari accompagnati da un prezioso portolano delle coste adriatiche orientali.

Questa prima parte dell’opera di Rizzi è incentrata sulla Dalmazia settentrionale, da Fiume a Sebenico. Il nome Quarnero, che è l’arcipelago sul quale sono approdate le leggende della Grecia classica, come quella di Giasone e Medea, secondo una fantasiosa ipotesi settecentesca, sarebbe derivato dalle «carneficine» che nelle sue acque avvenivano a causa dei molti naufragi.

Cherso è la città tipicamente veneziana, Lussingrande e Lussinpiccolo , fin dai tempi romani sicuri porti naturali dell’Adriatico. E poi Sansego, l’isola di sabbia famosa per il suo vino. Veglia e Arbe, città ricche di edifici che risalgono soprattutto ai secoli della Serenissima.

Pago, famosa per i suoi raffinati merletti, fino a Premuda, che si ricorda per l’impresa dei Mas italiani, che nel 1916 vi affondarono la corazzata «Santo Stefano». Infine Sebenico, l’unica città dalmata che non abbia un passato romano, perché la sua origine è slava, per secoli fu baluardo strategico contro l’impero ottomano sotto l’egida della Serenissima. In corrispondenza di Sebenico la guida si addentra all’interno fino alle cittadine di Dernis (fondata dai Turchi nel 1522, tanto da essere chiamata la «Piccola Sarajevo» con le sue quattro moschee, di cui rimangono pochi resti e un minareto monco) e di Tenin-Knin, «città regia» della dinastia croata a 55 km da Sebenico. Il viaggio del primo volume della «Guida della Dalmazia» si conclude alle Isole Incoronate (parco nazionale dal 1980).

L’autore oltre alle peculiarità storiche della guida, si sofferma puntualmente anche sulla questione legata agli ecomostri della Dalmazia, che sono diventate il simbolo dell’odierno turismo, autentici scempi che non hanno nulla da invidiare a quelli delle coste italiane ed ai quali dal 2006 si cerca finalmente di porre rimedio. (gg)

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