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Anvgd Genova, Cristicchi al teatro della Corte (13apr15)

 

Simone Cristicchi è finalmente arrivato a Genova dopo un prolungato tour in Italia, Istria e nelle Americhe di ben 160 repliche col suo libro bestseller e lo spettacolo “Magazzino 18”, che sin qui ha coinvolto circa 80.000 spettatori sulla tragedia giuliano-dalmata del dopoguerra. Cristicchi reciterà per 5 giorni nel “Teatro della Corte” che si trova nel nuovo quartiere di Corte Lambruschini davanti alla stazione ferroviaria di Brignole. D’incanto il mare genovese – che a Boccadase lo chiamano “bulesume” – si è calmato presentando il golfo somigliante al Golfo del Quarnero cioè un mare insolitamente immobile come l’olio. Proprio come quello nostro che sembra un lago perché protetto dalle isole di Veglia e Cherso. E in cambio Genova ha dato a Cristicchi una massiccia dimostrazione di simpatia e apprezzamento. In anteprima sullo spettacolo è stato organizzato nel Foyer del Teatro – per il Ciclo intitolato “I Pensieri delle parole” – un Incontro di Cristicchi con due Personalità di rilievo della vita culturale genovese: il polesano Adriano Sansa, già Sindaco di Genova, e il Prof. Silvio Ferrari, esule da Zara.

Davanti ad una folla di estimatori e una sparuta rappresentanza di esuli, Cristicchi ha raccontato come – visitando il Magazzino 18 in Porto Vecchio a Trieste – era rimasto impressionato dalle tante masserizie accatastate, testimoni mute di vite vissute e sradicate, matriosche di identità perdute. Quella sedia – appartenuta a Ferdinando Biasiol di Dignano e che aveva convissuto con lui la sua vita quotidiana – non poteva continuare nell’indifferenza della memoria e della storia, ma doveva essere divulgata e rappresentare un risarcimento morale dell’esodo e di quanti finirono nelle foibe. Abituato a trattare argomenti scomodi, impiegò un anno nelle ricerche e a lavoro ultimato lo portò all’attenzione delle parti interessate con lo scopo di ridurre al massimo le inevitabili contestazioni.

Adriano Sansa ha definito coraggioso il lavoro di Cristicchi rimarcando che la verità scoperta da “Magazzino 18” ha potuto finalmente emergere nella coscienza degli italiani perché l’esodo e le foibe furono una grande tragedia, che non fu solo ignorata, ma spesso respinta. Quella sedia impolverata e muta del Magazzino 18 è il simbolico tormento per la memoria civile di un popolo che ha perduto le sue radici, la sua terra, l’aria, gli amici, gli affetti “come cenere che vola”.

Lui arrivò nel capoluogo ligure nel 1949 quando la città era un cumulo di macerie e ciò malgrado Genova accolse i profughi con cordiale disponibilità. Nel 1993 fu eletto Sindaco della città perché istriano, a testimonianza della grande stima dei genovesi per la rettitudine e le capacità della nostra gente. L’esodo stesso fu una dimostrazione di grande civiltà offerta dai giuliano-dalmati al mondo di fronte all’ingiusto epilogo del problema del confine orientale, i quali accettarono il loro calvario senza mai usare una sola violenza contro i nuovi padroni. Molto toccante la conclusione di Adriano Sansa quando con la voce strozzata dall’emozione ricordò sul letto di morte le ultime parole di sua madre, nativa di Lussinpiccolo: “Perché morir così lontan …”.

Silvio Ferrari è un dalmata nato nella Provincia di Zara quando l’Italia aveva annesso al Regno – oltre alla Slovenia e al Territorio del Fiumano e della Kupa – anche il Governatorato di Dalmazia. Suo padre era di Camogli e sua madre di nazionalità croata e così nel 1948 si trovò profugo.

Anche lui considera l’opera di Cristicchi una elegia piena di intensa commozione, una denuncia civile e una base di partenza per una nuova cultura delle coscienze. Egli ha inquadrato i fatti accaduti nella geografia delle differenti etnie su dei territori contesi a partire dalla caduta dell’Impero austro-ungarico. Redipuglia – che nel nome appare una italianissima località – non deriva dal suo nome sloveno Sredipolje, cioè “Terra di mezzo”? Fu nel 1941 – dopo l’occupazione tedesca, italiana, bulgara e ungherese e il massacro di Kragujevaz ad opera dei tedeschi – che i primi ribelli di Tito cominciarono ad operare in Serbia per poi diventare l’esercito che liberò il proprio Paese guadagnandosi dagli Alleati il prestigioso riconoscimento – un unicum in Europa – di cobelligerante. Tito promise nei primi due anni di liberazione la “Sloboda Narodu” cioè la libertà, i diritti delle minoranze, la fratellanza tra i popoli, ma poi la rottura con il Cominform cambiò quel progetto e nulla può giustificare ciò che è accaduto. Ferrari ha infine ricordato come qualche anno fa egli volle celebrare a Santa Margherita Ligure congiuntamente la Liberazione del 25 Aprile e il Giorno del Ricordo per gli esuli che non l’avevano conosciuta riscuotendo una reazione negativa sia dall’ANPI che dai profughi.

L’Incontro si è concluso con il conferimento a Cristicchi da parte di Fulvio Mohoratz, presidente della Consulta Regionale ANVGD, della Targa “Ernesto Bruno Valenziano” con la seguente motivazione: “A Simone Cristicchi: per essere riuscito con la sua opera teatrale “Magazzino 18″ – servendosi altresì della sua impareggiabile, appassionata recitazione – a portare a conoscenza degli Italiani la tragedia delle Foibe e del biblico Esodo di 350.000 Giuliano-Dalmati”.

 

Rudi Decleva

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