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Alemanno: monito al rispetto (Il Piccolo 19 feb)

di SILVIO MARANZANA

«Quando trattiamo il tema dell’immigrazione dobbiamo ricordarci dei luoghi che abbiamo visitato oggi: la Risiera di San Sabba e la Foiba di Basovizza, perché se solo per un secondo calpestiamo la dignità di un altro essere umano, magari di un solo millimetro ma comunque ci siamo mossi verso il ripetersi di simili tragedie». Di forte e attualissimo significato politico le dichiarazioni rilasciate ieri sera nell’unico campo di concentramento nazista in Italia dotato di forno crematorio, dal sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha guidato una folta delegazione delle scuole superiori della capitale formata da 216 alunni e 36 professori di altrettanti istituti in un viaggio della memoria nelle tragedie del Novecento che non poteva non avere il proprio fulcro sul confine orientale. Già prima a Basovizza, Alemanno aveva affermato: «Dobbiamo avere rispetto degli altri, guardarli in faccia. Proprio da queste terre si alza il monito a costruire l’Europa unita perché si tratta di terre contese. Qui non devono esistere più confini di odio, ma un confronto tra popolazioni da cui crescere».

Tragiche testimonial del pellegrinaggio della comitiva romana, Licia Cossetto, sorella di Norma violentata e infoibata dai comunisti titini, e le sorelle fiumane Andra e Tatiana Bucci dapprima deportate dai nazifascisti nel campo di sterminio di Birkenau e poi vittime dell’esodo che coinvolse italiani di Fiume, Istria e Dalmazia. Le sorelle Bucci hanno riferito di ricordare la cella di San Sabba dove furono rinchiuse e l’angosciante partenza verso il campo di sterminio e poi, nonostante abitassero a Trieste, di non aver voluto visitare la Risiera fino agli anni Novanta. «Una delle cose che ci fanno più male – hanno affermato dinanzi agli attentissimi studenti romani – è sapere che questo sito dove prima si era sfogata la ferocia nazista, nel dopoguerra divenne una sorta di parcheggio per gli esuli italiani fuggiti dalle loro terre passate alla Jugoslavia». In questo modo la loro martoriata vita ha unito le più gravi tragedie subite dalla Venezia Giulia.

Nel museo della Risiera Alemanno si è soffermato davanti alla mazza di ferro con cui vennero finiti numerosi prigionieri, alle fotografie della sinagoga di Trieste, ai drammatici disegni dei detenuti nei campi di sterminio nazista fatti dall’artista Giovanni Talleri. Corone d’alloro con il nastro giallorosso e la sigla Spqr del Comune di Roma sono state deposte da Alemanno sia davanti all’imboccatura della foiba che sul sito dove sorgeva il forno crematorio a San Sabba. Assieme al sindaco c’era l’assessore alle politiche educative del Comune di Roma, Laura Marsilio. «In alcune scuole – ha sottolineato l’assessore a Basovizza – c’è ancora negazione delle foibe e resistenza a partecipare a progetti come questo. I docenti che vi aderiscono non fanno una professione di fede politica, ma un’importante operazione di verità».

«Voglio ricordarvi un vostro coetaneo – ha detto agli studenti il presidente della Lega nazionale Paolo Sardos Albertini – si chiamava Dario Pitacco e aveva 18 anni. Al momento dell’insurrezione cittadina si arrampicò su una torre a issare il tricolore italiano, ma venne catturato dai partigiani titini e di lui non si seppe più nulla. Altre 4500 sono state qui le vittime del comunismo». Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza ha ricordato la pulizia etnica contro gli italiani che si consumò nella Venezia Giulia («uccisi solo per il fatto di essere italiani», ha sottolineato Alemanno), i 350 mila esuli e l’oblio gettato su queste vicende («dalla cultura ufficiale», ha aggiunto il sindaco di Roma) ma anche la caduta dei confini con la Slovenia e sempre Dipiazza ha auspicato che cadano anche quelli con la Croazia. A Basovizza anche l’assessore comunale alla Cultura Massimo Greco.

Ad accompagnare Alemanno e le scolaresche romane in Risiera invece nessuna autorità triestina. La visita al museo del Campo profughi di Padriciano dov’era in attesa anche il presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota, a causa del protrarsi degli orari, è stata spostata alla fine della giornata. Ma ancora dopocena, nell’albergo di Portorose dove la comitiva ha proseguito il viaggio vi è stato un confronto tra gli studenti e testimoni delle tragedie del Novecento. La lunghissima giornata era cominciata con le visite al Sacrario di Redipuglia e al Cimitero austro-ungarico di Prosecco. Oggi si prosegue per Fiume con sosta davanti alla casa d’infanzia delle sorelle Bucci e una serie di incontri con le autorià locali e la comunità degli italiani. Domani il rientro a Trieste con visita della città.

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