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Al Museo istriano le copie delle opere contese (Il Piccolo 13 feb)

Undici fedelissime riproduzioni di altrettanti quadri. Di quelle che, da tempo, sono state ribattezzate come le “opere contese”. Nel 1940 lo Stato italiano le spostò dalle loro sedi storiche, cioè da chiese e musei di Capodistria, Portorose e Pirano, per conservarle e metterle al sicuro. La Slovenia, oggi, le rivendica. «Ma sono di proprietà italiana», sottolinea il direttore dell’Irci (Istituto regionale per la cultura istriana, fiumana e dalmata) Piero Delbello. Che, facendosi dichiaratamente portavoce del pensiero della comunità degli esuli istriani, li vorrebbe invece sistemare proprio a Trieste, all’interno del Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata. In via Torino, precisamente, al secondo piano. Per essere più precisi ancora: in una stanza sistemata sì al secondo piano ma che in altezza sconfina al terzo, con due suggestivi balconcini che permetterebbero di visionare le opere dall’alto.

Così, un po’ anche per provocazione nella speranza di smuovere le acque della burocrazia, Delbello e i suoi collaboratori hanno prefigurato l’ipotetico scenario futuro, nel caso i quadri contesi venissero destinati davvero al museo di via Torino. Undici riproduzioni sono state piazzate sui muri della “Sala dei desideri o della giusta speranza”, come l’Irci l’ha denominata. Contenuti e dimensioni in linea con le tele originali (realizzate fra il 1300 e il 1700): ieri, gli avventori alle due visite guidate programmate hanno potuto vedere quest’anteprima. Dalla “Crocifissione” di Paolo Veneziano, appesa alla porta d’accesso dello stanzone, originariamente collocata nel battistero di San Giovanni a Pirano, alla “Madonna col bambino tra i santi Bartolomeo e Tommaso” di Benedetto Carpaccio. E ancora, di quest’ultimo autore la “Madonna col Bambino tra i santi Lucia e Giorgio” e “L’incoronazione della vergine”. Inoltre l’“Entrata del Podestà – capitano Sebastiano Contarini nel duomo di Capodistria”, verosimilmente sistemata in origine proprio nel duomo capodistriano e successivamente trasferita al municipio e, ancora, a palazzo Tacco dal 1921 al ’40. Fra le altre riproduzioni, anche la “Madonna della cintola e i santi Michele Arcangelo, Nicola de Tolentino, Agostino e Monica”, firmata nel 1730 circa da Giambattista Tiepolo, e la “Madonna in trono col bambino tra il committente Bernardo Marcello ed ecclesiastici”, ritenuta l’opera principale di Costantinos Sgouros.

Come fare, a questo punto, per sostituire le copie con gli originali? «Per tanti anni le opere sono rimaste a Roma – spiega Delbello -. Nel 2004, grazie all’intervento di Roberto Menia e Vittorio Sgarbi, sono state restaurate. Poi, esposte al museo Revoltella a Trieste. Oggi, si trovano nel deposito del museo Sartorio. Sarebbe sufficiente un atto del ministero dei Beni culturali, volto a definire il museo di Torino come luogo idoneo a ospitarle». (m.u.)
 

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