E alla fine prevalga il buon senso. Questo il messaggio lanciato alla fine di due interventi di ampio respiro di Kristjan Knez, della Società Studi Storici e Geografici di Pirano, e di Giorgio Conetti, professore emerito di Diritto Internazionale all’Università degli Studi dell’Insubria (Varese), ospiti del ciclo di incontri intitolati “Adriatico, una storia scritta sull’acqua”, a cura di Martina e Marino Vocci, che hanno voluto invitare il pubblico a riflettere su alcune date: 1815, 1915 e 1995. Ma per raccontare la storia dell’Adriatico, mare chiuso, mare di tanti popoli, guerre, pestilenze, incontri e scontri, lo storico Knez è partito da lontano, da quel Cinquecento caratterizzato da saccheggi e tinte scure. Già a metà Cinquecento i veneziani fondano Palmanova come difesa dai Turchi, ma in effetti la città stellata è un baluardo contro gli austriaci. Come del resto il territorio della Val Rosandra, dove la frizione tra austriaci e veneziani si farà sentire ripetutamente. La Crisi del sale di Zaule, risale a questo periodo. Le saline verranno distrutte ma anche ripristinate in breve tempo grazie alla loro natura. La guerra vera e propria scoppierà nel novembre 1615, i veneziani passano il Rosandra ma le forze in campo sono deboli e saranno sconfitte dagli arciducali. Anche la zona interna del Capitanato di Raspo cede e gli abitanti fuggono verso Parenzo. Capodistria è affamata per il blocco dei commerci. L’Adriatico soccombe alla paralisi. Alla fine si risolverà con l’ingaggio di un forte contingente di soldati calvinisti che guadagneranno la vittoria a Venezia. In Istria si continuerà a combattere fino al 1618 con tanta distruzione ma con un nulla di fatto, le cose alla fine verranno ripristinate e riportate allo stato precedente gli scontri.
LEGGI L’ARTICOLO