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A Milano un Giorno del Ricordo senza polemiche

Finalmente un ricordo senza polemiche. Era ancora vivo, e amaro, per molti, lo strascico del 10 febbraio dello scorso anno, di quella commemorazione guastata dalle polemiche per le parole del sindaco, Giuliano Pisapia, e per le mancate parole dei reduci. La giornata del ricordo, istituita nel 2004, celebra i martiri delle foibe e degli eccidi perpetrati in Venezia-Giulia e in Dalmazia dai partigiani comunisti del maresciallo Tito. Anche quest’anno si è arrivati alla vigilia con una certa apprensione: «Ci auguriamo – aveva detto l’ex vicesindaco Riccardo De Corato – che quest’anno Pisapia non paragoni i carnefici, che furono i partigiani titini e le vittime, gli infoibati italiani che furono gettati in caverne carsiche e martoriati». Le associazioni dei reduci, come quella guidata da Sergio Trevisan (presidente del Comitato provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia), confermano che tutto è filato liscio: «L’anno scorso c’era stato un problema anche interno – ha spiegato Trevisan – stavolta ha parlato per tutti noi lo scrittore Piero Tarticchio (esule componente di una famiglia in cui sette persone, fra cui il padre, furono infoibate, ndr).

La tragedia delle foibe ha segnato il fronte orientale italiano fra seconda guerra mondiale e dopoguerra. Intere regioni sottoposte a una vera e propria pulizia etnica. «Nella mia Fiume – spiega Trevisan – si contavano 55mila persone e 50mila andarono via. Cose simili accaddero a Pola e a Zara». «Poi – prosegue il presidente dell’Anvgd – bisogna ricordare che fra le vittime degli eccidi ci furono anche partigiani non comunisti, come quelli della Brigata Osoppo, che non avevano obbedito al diktat comunista che prevedeva la sottomissione ai comunisti titini».

Tutta questa storia è stata a lungo rimossa. Il sindaco (che in Parlamento non votò la legge istitutiva della Giornata) memore delle polemiche degli anni passati ieri è sembrato partecipare con maggior convinzione: «Si ricorda una ferita dolorosa per tutto il Paese – ha detto – l’Italia ha scelto di non dimenticare chi ha subito una violenza feroce e ingiustificabile. Nelle foibe furono uccisi tanti italiani vittime di violenza feroce e inaudita che colpiva in loro una identità, una storia e una cultura. Oltre a chi fu barbaramente ucciso, ci fu un intero popolo di sopravvissuti che perse tutto: la famiglia, la casa, la loro storia personale e collettiva». «Ho maturato la convinzione – ha detto invece nel suo messaggio il presidente della Provincia Guido Podestà – che in quel periodo l’indifferenza sia risultata la peggiore delle cause dell’Olocausto. Come per la Shoah, abbiamo anche per le Foibe, il dovere di non accettare l’oblio. Ce lo chiedono gli infoibati italiani torturati e uccisi nelle caverne carsiche».

Alberto Giannoni su www.ilgiornale.it dell’11 febbraio 2013

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