ANVGD_cover-post-no-img

A Fiume tanti popoli sulla stessa barca (Gazz.Mezzogiorno 14 apr)

L'INTERVISTA I RICORDI DI UN'ISTRIA FELICE NEL ROMANZO «TI CHIEDO ANCORA 900 MIGLIA»

A Fiume tanti popoli sulla stessa barca

DIEGO ZANDEL

Mi è costata fatica fisica scrivere questo romanzo, per via degli occhi. Non ci vedo più come una volta, ma bisogna pur pagare un tributo all'età», confessa Brunello Vandano, classe 1918, nel parlare del suo ultimo romanzo Ti chiedo ancora 900miglia, edito da Bompiani. Eppure, quella che racconta è una storia di giovani, una storia che comincia, sì, grosso modo ai giorni nostri ma affonda con la memoria alla fine degli anni Trenta, a Fiume e nel golfo del Quarnero, quando il protagonista, lo scrittore Sandro Laurano, ha

18 anni e si trova proprietario di un motorsailer di 15 metri di nome «Uscoca» regalatogli da un'amante particolarmente generosa.

Sarà ormai ottantenne, quando in un cantiere del Tirreno, nei pressi di Roma, riconoscerà in una barca in demolizione, seppure un po' modificata, quello stesso motorsailer che gli era appartenuto, appunto, tra il 1939 e

1941 a Fiume. La conferma che si tratti proprio di lei l'ha subito dopo un breve sopralluogo a bordo. Per Laurano è come ritrovare un vecchio amore.

Non è solo per la barca, ma per i tanti ricordi legati ad essa, in particolare a due donne amate: la nobile fiumana Illiria, della famiglia dei Frankopan, ramo croato dei Frangipane, legata al Castello di Tersatto che domina Fiume e la compagna di scuola, Daniza.

L'idea di ricomprare quella barca per sistemarla e tornare a navigarci è immediata. Così come l'onda lunga della memoria comincerà a prendere corpo in pagine fortemente evocative, non solo di momenti intimi di grande tenerezza ed eros ma della grande storia, con la seconda guerra mondiale alle porte e la tragedia che ne è seguita a segnare il destino di tutti.

«Uscoca», il nome della barca che deriva da quello dei pirati dell'Adriatico che nel 1600 davano filo da torcere ai veneziani.
 

Dove nasce la suggestione di questa barca, vera protagonista del romanzo?

«Nasce – ci risponde Vandano -dall'unico episodio autenticamente autobiografico del mio romanzo, relativamente a una barca che ho posseduto per 30 anni. Non a 18 anni come il protagonista Sandro Laurano, ma ormai oltre i 40 anni compiuti. La barca, si chiamava Gacì, lo stesso nomignolo con cui chiamo famigliar-mente mia moglie. Dopo averla, con grandissima malinconia, venduta, mi capitò di ritrovarla tutta trasformata e avviata dal nuovo proprietario alla pesca subacquea nel Mar Rosso. In quel momento provai una piccola emozione e, come avviene per molti romanzieri, intorno ad essa prese corpo l'idea del romanzo, che è porla storia di un uomo che ama il mare e le barche e che, nel rivedere dopo anni la sua barca, gli capita quello che succede ritrovando una persona amata».
 

Infatti, il linguaggio marinaro di cui è intessuta la pagina del romanzo con la barca in navigazione, è straordinario.

«Sì, lì c'è tutta la mia lunga esperienza marinara, cominciata a Fiume, dove ho vissuto dalla prima infanzia alla giovinezza. Tant'è che, parlando di mare, in maniera del tutto naturale è esplosa nella mia immaginazione quella città con il suo golfo, il Quarnero».

Come ci arrivò a Fiume?

«Ci arrivai grazie al fatto che mio padre, funzionario della Banca d'Italia, vi fu trasferito ed io vissi lì, compiendo tutti gli studi dalle elementari alle superiori, prima di iscrivermi all'università a Roma. Fiume, per le sue caratteristiche multietniche e multiculturali, è stata particolarmente formativa per me. Convivevamo in grande armonia cittadini appartenenti a popoli diversi. Io, oltre agli italiani, avevo amici slavi, non so neppure se croati o serbi, non me lo chiedevo nemmeno, tedeschi, ungheresi, ebrei, greci… Ma eravamo tutti fiumani. Come le due donne Illiria e Daniza. Il significato che do a questi due personaggi è legato proprio a quegli aspetti di Fiume che le ho detto, di città stramba e soave, più italo-balcanica che mitteleuropea».
 

Il romanzo ha molti risvolti, alcuni anche avventurosi i ricordi di Sandro sfilano mentre la «Uscoca» rimessa a nuovo naviga verso le coste africane. A un certo punto c'è anche un incontro conflittuale con una carretta di clandestini II vecchio Sandro Laurano ha pietà per i clandestini e vorrebbe dar loro una mano. Sono echi di questa nostalgia di una multietnicità armoniosa tìpica della vecchia Fiume che ritorna?

«Probabilmente. Però, accade anche che quando Sandro Laurano e i tre amici che sono con luì in barca -anch'essi inventati seppur tutti composti da piccoli frammenti di tante persone conosciute che poi la fantasia ristruttura in forme nuove – vedono i caporioni, trafficanti di clandestini, gettare in mare alcuni di quei poveretti, il loro primo impulso è quello di ucciderli. Non lo fanno solo perché non ne sono capaci e perché ormai tutti anziani o di mezza età».
 

«Ti chiedo ancora 900 miglia» di Brunello Vandano (Bompiani ed., pp. 277, euro 18).

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.