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31ott12 – Affare Daila, il rebus della restituzione

Doveva essere un aspetto marginale dell’incontro tra il premier croato Zoran Milanovic e Papa Benedetto XVI ma è diventato, anche per i media di Zagabria, il punto più importante della visita in Vaticano del primo ministro. Parliamo del cosiddetto “affare Daila”, ossia, il caso legato alla restituzione del monastero istriano ai monaci benedettini di Praglia come sancito dalla Santa Sede in barba alle ritrosie della curia croata di Parenzo-Pola.

 

Ricordiamo che nel contenzioso tra Santa Sede e Pola si è inserito lo Stato croato che ha pensato bene di ri-nazionalizzare l’immobile. Dopo l’incontro con il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone però la svolta e Milanovic ammette: nel contenzioso la Chiesa ha ragione. Tutto risolto? Niente affatto perché ora la Croazia dovrà trovare il percorso legislativo in grado di de-de-nazionalizzare (per la seconda volta dunque) il bene monacale e ri-ri-trasferirlo alla Chiesa, ma stavolta non alla diocesi di Parenzo-Pola, bensì a frati benedettini di Praglia. E qui un ostacolo c’è. E si chiama Trattato di Osimo. Che però non è stato sottoscritto con lo Stato della Città del Vaticano. Quindi il percorso che si seguirà molto probabilmente vedrà la restituzione del bene al Vaticano che successivamente lo girerà ai benedettini di Praglia.

 

La questione è a tutt’oggi nelle mani del ministero della Giustizia croato e il premier ha subito comunicato che investirà della vicenda direttamente il ministro che dovrà ora cercare di sciogliere “dignitosamente” un nodo gordiano allacciato dal precedente governo (Hdz, centrodestra) il cui operato Milanovic definisce «comprensibile», ma allo stesso tempo critica per «mancanza di moderazione». Il problema sta nel fatto che nel frattempo lo Stato croato ha chiesto alla Chiesa 500 milioni di kune (7 milioni di euro) come risarcimento per la vendita attuata dalla diocesi di Parenzo-Pola, quando ancora era titolare del bene, di alcuni terreni del monastero per la realizzazione di un campo da golf.

 

E qui Daila rientra nel più generale problema inerente ai finanziamenti che lo Stato croato deve erogare alla Chiesa in base ai trattati vigenti. Vista la crisi economica i vescovi croati negli ultimi 4 anni hanno volontariamente praticato uno “sconto” di 160 milioni di kune allo Stato. Quest’anno il ministro delle Finanze Slavko Linic ha preannunciato che i vescovi dovranno rinunciare ad altri 50 milioni di kune. Il valore dei beni venduti di Daila potrebbe quindi diventare oggetto di compensazione debiti-crediti. Sulla rinuncia ai 50 milioni previsti da Linic la Conferenza episcopale croata non si è ancora pronunciata e, anzi, ha espresso sdegno nel vedere la norma già bella e pronta senza che prima ci fossero stati dei contatti con il governo. E su tutto pesa ancora il verdetto del Tribunale amministrativo istriano cui si è appellato il segretario di Stato vaticano Bertone e relativo alla proprietà del bene da trasferire ai benedettini di Praglia.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 31 ottobre 2012

 

 

 

Vis à vis in Vaticano tra il Pontefice e Milanovic (foto www.bta.bg/en)

 

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