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30 mag – La Sapienza: le reazioni a Trieste

di Daniele Benvenuti su “Il Piccolo” del 29 maggio

«Gli esuli, le loro famiglie e la memoria dei loro cari esigono rispetto da parte di tutti. E non strumentazioni anacronistiche». Lucio Toth, presidente dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, non ha alcun dubbio in proposito. La sua è una delle forti e partecipi reazioni emerse a Trieste alla luce dei fatti di Roma. Tutti, ovviamente, puntano il dito sul fattore scatenante. E lo stesso Toth enfatizza il diverso trattamento subito da due «seminari» sullo stesso tema ma da punti di vista contrastanti. Poi aggiunge: «Respingiamo da sempre strumentalizzazioni improprie come contestiamo la negazione immorale e antistorica degli eccidi, smentita dalla più seria storiografia contemporanea di ogni orientamento. Il "Giorno del ricordo" riconosce la storicità dell'esodo e delle Foibe, vicende che non appartengono ad alcuno schieramento ideologico e politico». Infine, denuncia «da parte dell'istituzione universitaria, un'inaccettabile forma di censura e di soggezione a pressioni indebite e violente» prima di condannare «fermamente ogni forma di violenza.

Massimiliano Lacota (presidente dell'Unione degli istriani) ricorda come «la sala fosse stata regolarmente concessa il 13 maggio alla signora Alessandra Kersevan per presentare il volume di Claudia Cernigoi. Questa volta, invece, alcuni studenti volevano proporre un'operazione diversa per smentire quelle teorie. Prima la sala è stata concessa, poi negata. In questo secondo evento avrebbe dovuto parlare anche il triestino Giorgio Rustia e il pessimo comportamento espresso dall'università evidenzia come il Paese non voglia ancora far luce su tragedie che non comprendono solo il dramma delle Foibe. Temo che situazioni di questo genere si ripeteranno ancora, magari in maniera diversa. Ritengo perciò che sia necessaria un'azione molto forte in occasione della prossima "Giornata del ricordo" che evidenzi tutte le responsabilità dell'Italia prima e dopo la fine della guerra».

Renzo Codarin (presidente della Federazione associazioni esuli) sottolinea invece quanto «sia triste ritrovarsi a discutere di questi fatti in merito ad argomenti sui quali lo Stato italiano ha già espresso la sua opinione con la Legge del ricordo. È assurdo – prosegue – che non si possa parlare liberamente in un'università di un argomento che dovrebbe ormai essere nella coscienza dell'intero Paese. Anche se, mi pare, il problema specifico deve essere comunque ricondotto alle azioni di gruppuscoli».

Fabio Omero (capogruppo del Pd in consiglio comunale) ricorda come si tratti «della seconda volta in cui, da parte dell'ateneo romano, assistiamo a un annullamento immotivato come nel caso della visita del Papa. La giustificazione, ossia il timore di possibili disordini, è del tutto sbagliata. Ovviamente, è legittimo che gli studenti di sinistra abbiano protestato ma, poi, non credo che avrebbero impedito il convegno. Il rettore ha sbagliato e, in seguito, le motivazioni hanno creato ulteriore confusione».

Iztok Furlanic (consigliere comunale di Rifondazione comunista) ammette di «aver saputo del convegno solo dopo i disordini di Roma. In generale – sottolinea – sono favorevole o contrario a simili eventi in base agli oratori chiamati ad esprimersi su argomenti così importanti. Visto il coinvolgimento di Forza nuova, tuttavia, posso immaginare che l'incontro non avesse valore storico e la presenza di Rustia conferma la mia idea: un'esposizione di parte che non analizza a fondo. Nessuno, perciò, ha perso niente. Ovviamente, rimane la ferma condanna per l'attacco fascista ai rappresentanti della lista di sinistra».

Angela Brandi (capogruppo di An in consiglio comunale) parla senza mezzi termini di «un annullamento da stigmatizzare. La Sapienza non è nuova a episodi simili e già in passato la volontà di una ventina di docenti era risultata più importante addirittura del massimo rappresentante della Chiesa. Perciò – aggiunge – non dovrei meravigliarmi neppure di ciò che è stato fatto in occasione di un tranquillo convegno su un argomento che non è più un tabù. Il furore ideologico si è fatto sentire su una manifestazione autorizzata dal preside di facoltà e annullata non si sa perché dal prorettore: forse voleva lo scontro? O forse, per qualcuno, si tratta di un buco nero del quale non bisogna parlare?».

Ieri, intanto, Roberto Sasco (capogruppo dell'Udc giuliana) ha presentato una mozione urgente che chiederà venga discussa e votata oggi in consiglio comunale. Sasco afferma che «l'argomento in questione colpisce profondamente i sentimenti dell'opinione pubblica triestina. Pertanto, l'organismo comunale non può esimersi dall'interrogarsi e pronunciarsi in merito. L'Udc ritiene sempre auspicabile lo svolgimento di iniziative volte a ricordare e analizzare quanto storicamente avvenuto. Al contempo – prosegue – ritiene che tali iniziative debbano porsi l'obiettivo di contribuire concretamente alla crescita civile e culturale della comunità locale e nazionale, evitando che costituiscano occasione di scontro ideologico e di rissa da piazza. Sarà interessante osservare quali forze politiche presenti in consiglio condivideranno tale posizione e se il consesso elettivo riuscirà a trovare una linea di condivisione». Sasco ha chiesto anche che il sindaco Roberto Dipiazza invii un messaggio in proposito al primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno.

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