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30 lug – ”Avvenire”: ostacoli dalla Croazia per la medaglia a Zara

Edirtoriale di Paolo Simoncelli su “Avvenire” del 30 luglio 2010

Pensavamo che le estenuanti trattative diplomatiche che avevano predisposto un (necessario?) contorno di allusive simbologie cerimoniali alla presenza dei tre capi di Stato italiano, sloveno e croato al concerto triestino di Muti, avessero almeno dato tregua estiva a ulteriori polemiche. Macché!

Il 22 luglio l'autorevole quotidiano di Spalato, "Slobodna Dalmacija", dedicava un'intera pagina alla «vigorosa campagna mediatica (italiana) per il conferimento dell'onorificenza all'amministrazione di Zara». L’autore dell'articolo, Senol Selimovic, leggeva nelle recenti pagine del "Corriere della Sera" dedicate il 17 luglio da Rizzo e Stella a Zara l'intento di portare a conclusione l'iter del decreto di assegnazione della medaglia d'oro al valor militare all'ultimo gonfalone dell'amministrazione italiana di Zara.

Il decreto, già firmato da Ciampi (pur con tragicomica motivazione diplomatica) il 21 settembre 2001 non ebbe seguito per le proteste croate; ma non fu nemmeno revocato. La cerimonia di conferimento della medaglia, già indetta al Quirinale per il 13 novembre 2001 venne rinviata. Ora il quotidiano croato torna sull'argomento; Selimovic, chiede al portavoce dell'attuale ministro degli Esteri croato «come si reagirebbe nell'ipotesi che l'attuale presidente Giorgio Napolitano portasse a termine la procedura di conferimento della medaglia d'oro?›>.

La risposta è evasiva: le questioni del passato sono chiuse. Ma a seguire Selimovic riporta delle dichiarazioni del ministro degli Esteri croato del tempo, Tonino Picula, che rivelano particolari sensibili: la Croazia si rivolse allora agli Stati Uniti per impedire l'onorificenza; Picula ebbe «un colloquio molto teso con Xavier Solana» su cui agì anche la diplomazia italiana malgrado il ministro degli Esteri Ruggiero non condividesse l'iniziativa.

Aggiungiamo che nelle memorie dell'allora ambasciatore croato a Roma, Drago Kraljevic, si legge addirittura di ambasciatori dell'Unione europea che avrebbero definito quell'atto inaudito come un attacco non solo alla Croazia ma all'Occidente! L'altro ambasciatore croato a Roma, presso la Santa Sede, Ivica Mastruko, intervistato ora da Predrag Opacic sulla stessa pagina della "Slobodna Dalmacija", parla di «usuale atteggiamento irredentistico›› cui opporre la stessa posizione del 2001.

Sono dunque evidenti richiami volti ad ammonire preventivamente il presidente Napolitano dal dar seguito a ciò che fu firmato da Ciampi e da allora "congelato". Il problema, oltre che macroscopicamente giuridico e diplomatico (cui non giova l'imbarazzante pervicacia del silenzio) e anche culturale se la storia, all'occorrenza, può esser abrasa o peggio falsata dalla diplomazia.

L'abbiamo detto nel nostro "Zara. Due e più facce di una medaglia" (Le Lettere); l'ha scritto ancor più autorevolmente Paolo Mieli sul "Corriere della Sera" del 23 marzo. Interventi che apportando documentazione e considerazioni dovevano mancare di risposta. Salvo non cercarla in questi "avvertimenti".

 

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